Cultura e Spettacoli

Kristen Stewart rivela: "Era tutto talmente più grande di me"

Kristen Stewart si racconta e svela perché ha deciso di intraprendere la carriera nel cinema indipendente, abbandonando le grandi produzioni hollywoodiane

Kristen Stewart rivela: "Era tutto talmente più grande di me"

Il successo è un'arma a doppio taglio, che se utilizzata nel modo sbagliato può dare più problemi che altro. Lo ha capito a sue spese Kristen Stewart, salita agli onori della ribalta internazionale per la sua interpretazione nella saga di Twilight, che ha riscosso un successo straordinario. Il film seriale è diventato un vero fenomeno di culto per gli amanti del fantasy e i suoi protagonisti sono stati assurti come miti da idolatrare.

L'attenzione improvvisa e inaspettata ha del tutto spiazzato l'attrice, che si è trovata suo malgrado al centro del gossip per la sua vita privata. Kristen Stwart non ama essere al centro dell'attenzione per quel che accade al di fuori del set, per quello che concerne la sua vita oltre i film ma inevitabilmente il successo di Twilight l'ha travolta dandola in pasto ai tabloid per ogni suo amore.

Quando ha capito cosa vuol dire essere famosa, Kristen Stewart ha deciso di cambiare rotta e di abbandonare il cinema mainstream, concentrandosi sulle produzioni indipendenti. Quella è stata la svolta nella sua vita, prima ancora che nella sua carriera, che le ha permesso di vivere con un po' più di libertà il suo privato. “Questo mi ha dato la possibilità di non essere sopraffatta dalla situazione. Era tutto talmente più grande di me. Finalmente avevo la possibilità di non essere vista come l’oggetto di una cultura ossessionata dalle celebrità che portava la gente a dire: è quella di "Twilight". Ora penso di esserne uscita, ma era incredibilmente frustrante, perché in realtà io non volevo essere al centro di tutta quell’attenzione che mi faceva sembrare una stupida”, ha detto l'attrice intervistata da Vanity Fair.

Kristen Stwart ha partecipato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia con “Seberg” di Benedict Andrews.

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