Cultura e Spettacoli

L’attore di Visconti ucciso dai partigiani

L’atroce storia di Marcuzzo impiccato a Treviso dalla brigata di «Falco»

Michele Anselmi

Nel centenario della nascita di Luchino Visconti, che cade proprio oggi 2 novembre, ecco riaffacciarsi, per percorsi inattesi, l'atroce storia di Elio Marcuzzo. Chi era costui? Un attore di belle speranze, oltre che bello come il sole (il suo volto fu paragonato dai critici al «Cristo» di Antonello da Messina), forse omosessuale, certamente di sinistra, nonché amico, per averli frequentati al Centro sperimentale di cinematografia verso la metà degli anni Trenta, di cineasti comunisti come Giuseppe De Santis e Gianni Puccini e futuri dirigenti del partito come Mario Alicata e Pietro Ingrao. Il suo nome dirà poco al pubblico odierno, eppure nel giro di pochi anni, tra il 1937 e il 1944, questo giovane attore sceso a Roma dalla natìa Treviso, girò quattordici film, conquistandosi una notevole fama, specie con Il cappello del prete e Carmen. Ma soprattutto comparve in Ossessione, l'esordio di Visconti, 1942, e fu una rivelazione nei panni di Giuseppe Tavoletta, detto «lo Spagnolo», l'ambiguo irregolare che propone al protagonista Gino (Massimo Girotti) di fare affari insieme durante la fuga verso Ancona.
Non poteva immaginare, Marcuzzo, che tre inverni dopo, appena ventottenne, sarebbe finito impiccato insieme al fratello minore Armando per mano di un gruppo partigiano capitanato da Gino Simionato, detto «Falco». Uno dei più sbrigativi e sanguinari del Trevigiano, tanto da fregiarsi di aver ucciso trentaquattro persone, l'una dopo l'altra, a colpi di vanghetto. «Un tragico equivoco», anzi «spiacevole»: così venne liquidato il fatto criminale, e naturalmente l'istruttoria si risolse con un nulla di fatto, nel 1954, per subentrata amnistia nei confronti di «Falco» e dei suoi complici: «Senna», «Zebra» e «Ferro».
La storia di ordinaria crudeltà, una delle tante mai o poco raccontate, sembra uscire da Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (a proposito che fine ha fatto la progettata miniserie per Raiuno?). Pensate: i due fratelli, «condannati» come collaborazionisti dopo essere stati prelevati da partigiani travestiti da repubblichini, vennero appesi a una trave, il 28 luglio del 1945 a Breda di Piave, e sepolti ancora agonizzanti, come attestò più tardi il medico legale. Invece è un libro di argomento apparentemente lieve, il Quizario del cinema italiano. Domande e risposte su retroscena, curiosità, primati e stranezze del nostro cinema, di Sergio Sciarra, edito da Dino Audino, a rievocare la cupa vicenda, fornendo nuovi dettagli. E qualche giorno fa, lunedì 23 ottobre, anche Hollywood Party, su Radiotre, ha ripreso l'episodio invitando Ingrao, che già nel 1998, intervistato da Tatti Sanguineti, si disse colpito da quella morte: «Un terribile equivoco. Una storia per me amarissima e triste. Elio condivideva le nostre speranze e il nostro odio per il fascismo». Terribile equivoco? In realtà, come rivela la sorella di Marcuzzo, Rina, rintracciata a Treviso da Sciarra, «l'errore» si iscrive in una pratica molto diffusa in quei giorni di mattanza. Si chiama giustizia sommaria. La «colpa» di Elio, agli occhi di «Falco» e dei suoi, è tutta qui: nell'aver tradotto due documenti, uno dall'inglese e uno dal tedesco, per fare un favore a un impiegato comunale, durante i giorni successivi ai bombardamenti su Treviso. Benché trasferitosi a Roma, l'attore aveva infatti raggiunto i parenti sfollati a Cavriè, e in quell'occasione finì nel mirino del losco «Senna». Che gli promise: «Ti faremo passare un brutto quarto d'ora».
Così fu. E pensare che l'attore, pure antifascista, in più di un'occasione aveva rimproverato la sorella di essersi fidanzata con un repubblichino. Non solo: nel momento dell'arresto ad opera di finti fascisti, Marcuzzo, si liberò dei documenti che attestavano la militanza a sinistra nel timore di peggiorare le cose. Assurdo. Non risulta che Visconti, il grande cineasta aristocratico sedotto dal Pci di Togliatti, abbia mai commentato quella piccola-grande tragedia rimossa.

Restano il rimpianto di Ingrao, forse tardivo ma sincero, e l'ironia macabra della Storia, se è vero che sul più attendibile sito di informazione cinematografica, Imdb, alla voce Elio Marcuzzo si legge: «Shot by the nazis», fucilato dai nazisti.

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