Cultura e Spettacoli

L'arte della stroncatura che finiva con il sorriso

Il suo stile era fatto di tanta chiarezza e poca reverenza. Una formula che lo ha reso inimitabile

L'arte della stroncatura che finiva con il sorriso

MANGIA PREGA AMA voto: 3

Penosa, goffa commedia sentimentale paraturistica che affastella con accanimento tutti i luoghi, intesi anche come posti, di Italia, India e Indonesia. Con la ridicola, insopportabile romanziera Julia Roberts che moineggia da par suo. Al titolo manca di certo un quarto verbo: sbadiglia.

THIS MUST BE THE PLACE voto: 1

È un pretenzioso e astruso melodramma il primo film americano di Paolo Sorrentino che, accompagnato da una splendida colonna sonora, percorre su e giù gli States, incocciando nei personaggi più stravaganti, quasi sempre inutili. E Sean Penn? Con quella lunghissima chioma nera, sembra il cugino scemo di Vladimir Luxuria. This Must Be The Pacco.

I SOLITI IDIOTI voto: 0

Una girandola di nonsense, condita di trivialità e romanesco, in cui la più popolare parola con la doppia zeta risuona di continuo al pari dei vari vaf e dei mortacci tua. I due protagonisti Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, moltiplicati per quattro ciascuno, non fanno ridere mai. Il colmo per un film comico.

MELANCHOLIA voto: 3

Estenuante apologo del profeta di sventure Lars von Trier, nuovo alfiere dell'incomunicabilità, che accomuna una doppia storia d'infelicità. Scene da un manicomio, per dirla con il maestro Bergman. Indimenticabile la gara con i fagioli in un vaso: vince chi indovina il numero esatto. Ridateci la Carrà.

FACCIO UN SALTO ALL'AVANAvoto: 2

Sconclusionata commediola, ideata da ben cinque autori, che vaga per un'Avana da depliant, inondata dal romanesco, senza trovare spunti o battute decenti («Stallone d'Achille» o «Ovulate al tegamino»). Il sovraeccitato Francesco Pannofino e il piagnucoloso Enrico Brignano evitano almeno le volgarità. Ma non basta.

È NATA UNA STAR? voto: 3

Sciocca e sguaiatissima commedia che gira con molesta insistenza attorno alle misure da superdotato del giovane, defilato primattore involontario. Il goffo, rivedibile figlio d'arte Pietro Castellitto è in ogni caso un miracolo della natura: con una madre torinese (Littizzetto) e una padre della Basilicata (Rocco Papaleo) si esprime in perfetto romanesco.

PIETÀ voto: 0

Sgradevole, per non dire disgustoso, melodrammone del recidivo, incorreggibile regista coreano, amatissimo dalla critica snob, Kim Ki-duk. Una lenta, morbosa, noiosissima parabola sull'ossessione del denaro. Un film rimpinzato di violenza e oscenità, puntualmente premiato con il Leone d'oro veneziano. Il titolo? Forse è l'invocazione della platea.

VIA CASTELLANA BANDIERA voto: 0

Noiosissima commedia della debuttante regista teatrale Emma Dante. Di rara antipatia, come gli altri, compresa la veterana Elena Cotta, generosa Coppa Volpi veneziana. Che bisogno c'era di una coppia lesbo? Era dalla Chiave che non si vedeva una donna far pipì per strada. Qui sono addirittura due. Prosit.

300 L'ALBA DI UN IMPERO voto: 4

Tenebroso e assordante fumettone pseudostorico, sanguinoso e pedestre seguito del magnifico 300 di sette anni prima. Tra le teste mozzate, una si becca un bacio in bocca dalla lasciva Eva Green, ottima in topless, ma ridicola nella scena di sesso con Temistocle. Ultimo tango a Salamina.

NYMPHOMANIAC VOL. 1 voto: 0

La prima parte del trattato pornofilosofico del maestro Lars von Trier è una pizza da non credere. Dove sono mescolati alla rinfusa perversioni e Bach e un ardito parallelo tra matematica e perdita della verginità. Ma va là...

BIG WEDDING voto: 3

Deprimente commedia, tanto prevedibile quanto banale, oltre che di insopportabile sguaiataggine. Il penoso, sempre più irritante clown Robert De Niro si prende una vomitata sulla giacca e due pugni sul grugno. Ben gli sta.

LA GRANDE BELLEZZA voto: 4

La Dolce vita mezzo secolo dopo, in una Roma ancora più cafona e cialtrona. L'antipatico Toni Servillo aggiorna il personaggio indolente di Mastroianni, guidato da un'invadente voce narrante. Tra le tante caricature, la più insopportabile è una simil Madre Teresa, che arriva dopo due ore di sbadigli.

CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO voto: 0

Disastroso, noiosissimo melodramma sentimentale, tratto da un pessimo, eppure stravenduto, romanzo erotico. Un pasticciaccio sadomaso pieno di frustini, manette e guaiti, condito da dialoghi da cioccolatino. Occhio, però: se lo si prende per un film (involontariamente) comico, è un capolavoro.

AMORI CHE NON SANNO STARE AL MONDO voto: 4

Ridicolo melodramma sentimentale che Francesca Comencini ha tratto da un proprio romanzo. Una storia di rara banalità che avanza tra parolacce, mugolii e nudi (compreso un orripilante frontale di Thomas Trabacchi). Con tanti complimenti al congiuntivo dei prof («Vuoi che l'aiuto?»).

Il bruttissimo titolo è la cosa migliore.

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