Cultura e Spettacoli

"L'elettronica mi diverte ma nel cuore ho Ellington"

L'ex Roxy Music Brian Ferry, dopo un disco di jazz in cui rilegge il suo passato, pubblica "Avonmore": raccolta di brani tra pop, swing e sperimentazione

"L'elettronica mi diverte ma nel cuore ho Ellington"

È un dandy d'altri tempi, dall'abbigliamento raffinato ed elegante, abito perfetto, cura dei dettagli, sofisticato nei modi e nel parlare. Bryan Ferry è diverso da tutte le altre star del rock, lui è un bon vivant che trasforma anche l'arte in buongusto; nel vestire (frequenta le migliori sartorie londinesi di Savile Row) è un incrocio tra Duke Ellington e Dirk Bogarde (due dei suoi idoli di sempre) e nella sua musica stilosa confluiscono le pulsioni rock futuristiche dei Roxy Music (la meravigliosa fucina di talenti che condivise con Brian Eno, Phil Manzanera ecc), il jazz e la ricerca elettronica. Da sempre è un onnivoro ricercatore di suoni. Nel suo disco The Jazz Age (uscito poco più di due anni fa) ha fatto rivivere i classici dei Roxy Music in versione strumentale, come se uscissero direttamente dagli anni Venti; ora, con il nuovo Avonmore (la via di Londra dove si trova il suo studio di registrazione e la sua abitazione) riprende le sue esplorazioni tra elettronica, pop sofisticato e swing, miscelando ancora sapidamente la storia e l'attualità con brani come Virginia Plain (primo singolo dei Roxy Music e primo clamoroso successo della band), classici di Steven Sondheim come Send In the Clowns, singoli come Loop De Li e Soldier of Fortune scritti e interpretati con Johnny Marr.

Come nasce il nuovo album?

«I miei principi non cambiano. Ci sono molte strade diverse da seguire in campo musicale, amo avere un ampio spettro di stili a cui attingere. Per me è sempre stata un'avventura mettere insieme i più differenti generi, sia nella mia carriera solista che con i Roxy Music».

Come lo definisce?

«Volevo fare un disco da poter eseguire on the road con la mia band. Sostanzialmente Avonmore è un disco che privilegia la forma-canzone , con otto nove brani originali e due cover. Una delle nuove canzoni l'ho scritta con Johnny Marr, che suona in tutto l'album, così come Nile Rodgers. Le due cover sono Send In the Clowns, del grande compositore St ephen Sondheim, e Johnny & Mary di Robert Palmer, nata dalla mia collaborazione con il dj norvegese Todd Terje».

Musicalmente il passato quanto conta per lei?

«Io vivo nel presente ma non posso dimenticare le mie radici, e quando dico radici guardo molto lontano. Sono cresciuto con il jazz, quello di Duke Ellington, Count Basie e Coleman Hawkins e poi, nei primi anni Sessanta, ho assorbito lo spirito del rock. Queste influenze contribuiscono a creare la mia musica che cerca di sfuggire ad ogni definizione».

In The Jazz Age ha rivisitato il repertorio dei Roxy Music in versione strumentale; qunt'è rimasto dei Roxy nel suo stile?

«I Roxy Music sono nel mio Dna. Per il mio nuovo tour ho una band molto versatile con cui eseguo brani che ripercorrono tutta la mia carriera. La band ha portato un sacco di entusiasmo giovanile allo spettacolo e ama suonare i brani dei Roxy Music. Portiamo in giro un repertorio che spazia dal primo album dei Roxy ai nuovi brani. Con la band di Jazz Age avevamo tutto un altro approccio, più sofisticato, alla musica».

Ci sono tanti ospiti nel disco.

«Oltre a Johnny Marr e a Nile Rodgers c'è Marcus Miller al basso col suo tocco jazz e poi c'è Ronnie Spector; l'ho sempre amata perché era parte di quel sound con cui sono cresciuto. Qualche anno fa l'ho incontrata e l'ho registrata mentre cantava One Night Stand, che poi ho completato adesso per inserirla nell'album. Non posso dimenticare la chitarra di Mark Knopfler e Maceo Parker, un mito per me dai tempi in cui suonava con James Brown».

Quanto conta oggi l'elettronica?

«È sempre interessante collaborare con talenti di altri stili, soprattutto del mondo dell'elettronica e della dance. Todd Terje ad esempio mi è stato presentato da mio figlio Isaac e all'inizio abbiamo lavorato sui remix di Love Is the Drug e Don't Stop the Dance. Suonare dal vivo con Todd è stata l'esperienza più entusiasmante dell'anno».

Chi le piace tra i musicisti di oggi?

«Prince e la sua scatenata band femminile; non a caso gli ho prestato lo studio per incidere i suoi nuovi album».

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