Cultura e Spettacoli

L'eroina della commedia Addio Lilli Carati simbolo dell'eros anni '70

L'attrice stroncata a 58 anni da un cancro era diventata un'icona del cine-sesso fino a sbarcare nel porno. Storia di una vita dalla borghesia alla tossicodipendenza

L'eroina della commedia Addio Lilli Carati simbolo dell'eros anni '70

Il corpo della ragassa è freddo: si chiamava Ileana Caravati, in arte Lilli Carati, e adesso che è morta, a 58 anni, per un tumore al cervello che l'ha tormentata anni, qualcuno si ricorda di quel film di Pasquale Festa Campanile, dal romanzo di Gianni Brera, con Enrico Maria Salerno e Renzo Montagnani, attori di teatro pronti a nobilitare farse lievi e porcelle. Correvano i Settanta e al cinema, oltre alle pellicole impegnate, giravano anche titoli che dovevano dirla lunga da subito, quanto a contenuti. E di contenuti Lilli, l'ex-pornodiva di Varese che girava i porno per guadagnare svelta e comprarsi eroina e cocaina, ne aveva: in faccia e nel corpo. Spudoratamente sexy, con gli zigomi alti e i capelli neri, da mediterranea verace, quest'icona dei film di genere, che ha turbato i sogni maschili fino agli anni Ottanta, aveva un'aria da letto pure stando ferma. Eppure, Ileana si è sempre dichiarata schiva e riservata. «La mia è stata una vita da eroina. Ma non nel senso classico, delle eroine. Nel mio caso, si trattava di stupefacente», ha dichiarato, rivelando il suo inferno in modo ironico. Dentro e fuori dalle cliniche, per disintossicarsi, la prima volta che se ne è stata buona fu nel 1989, quando l'ingessarono: s'era buttata dal balcone di casa dei suoi, merciai ambulanti, per cercare di smetterla col buco. Si fratturò le vertebre e arrivò la disintossicazione per giacenza forzata.

Non è mica difficile imboccare il tunnel della droga, nel mondo dello spettacolo. Anzi: produttori e registi te la danno per disinibirti, nel caso dovessi vergognarti di buttare giù una spallina, la sottoveste, gli slip. In fin dei conti, Lilli ci aveva provato come tutte. Una sfilata a Miss Italia, nel 1974, a Reggio Calabria, prima che le ragazze smaniassero per la magrezza a ogni costo. Qualche lezione di portamento, per fare la modella. E poi l'incontro con Franco Cristaldi, gran signore del cinema d'antan e giurato a Miss Italia, che la scrittura dopo averla notata in passerella. Il titolo di Miss Eleganza, perlomeno, riuscì a ottenerlo, arrivando seconda a Miss Italia. Ma Avere vent'anni ,nel '78, in tandem con Gloria Guida, mentre impazzavano le rivalità bionda/mora, fu il film che la fece conoscere al pubblico amante delle trame spicce e dei corpi svelati senza troppe complicazioni. Faceva la ribelle, Lilli, con gli stivaloni da improbabile hippy, che preferiva restare sola, piuttosto che soggiacere alle voglie dei maschi assetati di lei. Una gioventù bruciata al femminile, con tratti di violenza pura, che lo fecero ritirate dalle sale: venne ridistribuito debitamente purgato.

Oggi, quei film sono diventati di culto, come usa dire, perché è arrivato Quentin Tarantino a sostenere che la Fenech e la Bouchet erano attrici di valore, non carne da buttare sui letti. Ma per Lilli Carati questo sdoganamento da serie A non è mai arrivato veramente, per colpa della droga. Lei è rimasta icona di un piccolo culto sotterraneo, senza avere le passerelle glamour di Edwige Fenech e Barbara Bouchet. Non che non avesse i requisiti per una rivalutazione postuma, ora che non conta più il discrimine tra cinema «alto» e cinema «basso».

Anzi: certi critici hanno fatto carriera esaltando i b-movies con ragazze scosciate come lei. Roba che nei Settanta di piombo veniva guardata di traverso. Il fatto è che la Carati andava dietro la propria autodistruzione: quando, nel 1981, apparve in Rai, a Tg l'Una , in evidente stato confusionale, fu chiaro che su lei non si poteva contare. E il mondo del cinema non perdona: come poteva Lilli essere puntuale sul set, alle otto del mattino, strafatta e inutilizzabile?

Comincia dalla sua tossicodipendenza il legame con il mondo soft e hard-core: prima gira Lilli Carati's Dream , poi negli '80 fa coppia fissa con Joe D'Amato ( L'alcova , Il piacere , Voglia di guardare ), quindi resta nel cono delle luci rosse. Nello schema della perdizione contemporanea, rientrano un arresto, nel 1988, e un paio di tentativi di suicidio.

E pensare che, dopo la disintossicazione nella comunità Saman di Mauro Rostagno, Lilli aveva ripreso a lavorare: un po' di tv e, nel 2012, un piccolo ruolo nel thriller La fiaba di Dorian , mai uscito.

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