Cultura e Spettacoli

La libertà di essere femmina. Ecco le canzoni della Gréco

Grandi parolieri, da Sartre a Leo Ferré, per la leggenda della musica francese. Che fece impazzire proprio tutti

La libertà di essere femmina. Ecco le canzoni della Gréco

Liberté, égalité, féminité. Sono le tre parole che riassumono la vita intensa e fuori dal comune di Juliette Gréco, cantante e musa ispiratrice della Saint-Germain-des-Prés esistenzialista, morta a 93 anni lo scorso settembre, ma è anche il titolo dell'album postumo che racchiuderà le tredici canzoni più emblematiche della sua carriera e che uscirà per la Decca il prossimo 5 marzo. Indomita, disobbediente, Juliette Gréco guardava al futuro. Cantando, ridendo, amando, ha marciato contro qualsiasi forma di sottomissione, su tutti i fronti: repubblicano, artistico, amoroso Juliette Gréco ha vissuto in piedi. Il suo magnetismo ha attratto i poeti, i quali avevano capito che nulla avrebbe potuto fermare quella graziosa ragazza bruna. «Greco ha fatto sue le loro parole per cantare la libertà», si legge nel comunicato della Universal. Libertà, uguaglianza e femminilità attraversano tutta la compilation, che racconta i suoi molteplici amori e i suoi tre matrimoni, le sue trasgressioni e i suoi moti di gioia, le sue flanêries con Jean-Paul Sartre e le sue serate con Boris Vian, a Montmartre, a parlare di jazz e letteratura. Il disco inizia con l'interpretazione di Je suis comme je suis, scritta da Jacques Prévert, la storia di una donna che non deve rendere conto a nessuno, che quando ha voglia di ridere, ride a gran voce, che ama colui che la ama, e non è colpa sua se non è sempre la stessa persona per cui fa follie: «Sono quella che sono/ Sono fatta così /Che volete ancora/ Che volete da me», ripete Juliette, con la sua voce di velluto.

Era stato Sartre, dopo aver incrociato la sua traiettoria sulla rive gauche, a chiederle: «Le piacerebbe cantare Gréco?». La mattina dopo, Juliette è ospite a casa del filosofo. Sartre le consegna alcuni libri di poesie e la invita a sceglierne alcune. La ragazza, che andrà presto ad abitare all'hotel La Louisiane dove incontrerà e si innamorerà del più grande trombettista americano di tutti i tempi, Miles Davis, rimane colpita da Si tu t'imagines di Raymond Queneau: una poesia ispirata al carpe diem oraziano, in cui si avverte il senso di precarietà della vita, il tempo che scivola via e la giovinezza con lui. «Se pensi/ Ragazza ragazzina / Se pensi/ Che durerà/ Che durerà per sempre/ La stagione degli amori/ Quanto ti sbagli/ Ragazza ragazzina», recita la poesia, messa in musica da Joseph Kosma e inserita nell'album postumo appena prima di Jolie Môme, di Léo Ferré, forse la sua più celebre interpretazione. Femminista, Juliette, lo era «senza saperlo, ma dall'età di tre anni», secondo le sue parole, lei che all'inizio degli anni Cinquanta scalda i cuori dei tiratardi del cabaret «Le boeuf sur le toit», conduce una vita da bohemiènne, inventa lo stile Saint-Germain, e diventerà, grazie al suo repertorio (da Sartre, Rue des Blancs-Manteaux, a Brel, La chanson des vieux amants), un'habituée dell'Olympia, il santuario della musica parigina.

All'interno della raccolta, tra L'éternel féminin (testo di Jules Laforgue) e Rêveuse et fragile (parole di Robert Desnos), non poteva naturalmente mancare Déshabillez-moi, la canzone francese più scandalosa degli anni Sessanta assieme a Je t'aimemoi non plus di Serge Gainsbourg. Uscita nel 1967, Déshabillez-moi fu scritta dall'autore e compositore Robert Nyel per una stripteaseuse di cui era innamorato. Juliette Gréco rimase affascinata dal carattere audace e sensuale del brano, e decise di mettere la sua voce a disposizione. Ma alla fine aggiunse anche un verso che suonava come un'ascesa al potere da parte delle donne, come un'ingiunzione agli uomini a non essere più soltanto spettatori passivi: «E voi spogliatevi!». Déshabillez-moi passerà alla storia come un inno femminista, perché per la prima volta si parlava apertamente del desiderio femminile, di una donna che vuole avere il controllo sugli uomini, che grida la propria libertà.

Inizialmente, le principali emittenti televisive e radiofoniche nazionali boicottarono il brano. Ma nel 1968 non poterono nulla dinanzi al successo strepitoso che ottenne tra i più giovani, all'alba dell'année erotique di Serge Gainsbourg e Jane Birkin.

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