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L'uomo vestito di nero: il lutto spiegato tramite l'orrore

L'uomo vestito di nero è un racconto in cui il re del brivido, Stephen King, affronta l'elaborazione del lutto e della paura utilizzando gli stilemi del genere horror

L'uomo vestito di nero: il lutto spiegato tramite l'orrore

Si intitolava Tutto è fatidico, la raccolta di racconti firmata da Stephen King nel 2002 che conteneva anche il racconto L'uomo vestito di nero. Lo stesso racconto, ora, torna in un'edizione interamente dedicata, in cui la storia di King si veste delle nuove illustrazioni di Ana Juan, che accompagnano l'esperienza di lettura, rendendo più potente la componente horror.

Ispirato dal racconto Il giovane signor Brown di Nathaniel Hawthorne - che è presente quasi a mo' di postfazione nella nuova edizione di Sperling & Kupfer - L'uomo vestito di nero è una storia che pone al centro della narrazione un orrore antico, senza nome, che ha attraversato l'infanzia di chiunque sottoforma del tradizionale e proverbiale uomo nero.

La storia è quella di Gary, un uomo ormai molto anziano che sente l'avvicinarsi della morte e la fine della sua esistenza. Ed è proprio in questo stato sospeso, tra vita e annientamento, che l'uomo richiama alla memoria un evento accaduto quando aveva appena nove anni, in una torrida estate del 1914. A quel tempo Gary viveva coi genitori nella loro fattoria, poco distante da Castle Rock, luogo immaginario in cui King ha ambientato molte delle sue storie. Un giorno, mentre è da solo a pesca, il Gary bambino viene raggiunto da un uomo completamente vestito di nero, che fa morire l'erba che calpesta e che ha braci accese al posto degli occhi. A Gary basta un attimo per comprendere una verità antica e spaventosa: la creatura che ha davanti è il diavolo.

La trama de L'uomo vestito di nero sembra non essere altro che una riproposizione di una storia dallo scopo morale ed educativo: una storia che sembra voler insegnare ai bambini di oggi come a quelli di ieri di fare attenzione e di non parlare con gli sconosciuti. Un monito che è entrato ormai nell'immaginario collettivo e che nel tempo dei social sembra più importante che mai. In realtà, tra le pagine di questo racconto di King, si nasconde un tema ancora più preciso: l'elaborazione del lutto.

Quando la storia inizia, infatti, il giovane Gary ha appena perso il fratello per una puntura di un'ape - in una trama che ricorda il film Papà ho trovato un amico - ed è in qualche modo ossessionato dalla visione del corpo del fratello nascosto sotto uno strato di stoffa che nascondeva la morte. Il protagonista allora non è più un bambino che vede il diavolo e che ne rimane spaventato. A leggere tra le righe L'uomo vestito di nero si trasforma nella storia di un bambino che crede di vedere il diavolo e in esso la personifazione di quel senso di colpa dei sopravvissuti che da sempre accompagna chi è testimone di una morte violenta.

Con il suo stile sempre molto fluido e scorrevole Stephen King dipana una storia dell'orrore che in realtà parla di traumi infantili e del modo in cui essi riescano a mettere radici nella coscienza umana, al punto da riuscire a sopravvivere anche alla crescita e all'età adulta. L'uomo vestito di nero è un uomo vestito a lutto, una creatura infernale che ricorda al giovane Gary la sua colpa, il suo essere vivo quando suo fratello è morto.

Ed è nella risoluzione della storia, nello svolgimento che King decide di offrire al suo lettore, che si deve cercare quell'elaborazione del lutto che può portare Gary ad accettare in qualche modo quello di cui è stato testimone.

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