Cultura e Spettacoli

«Mi criticava sempre, poi lo invitai a casa a vederci un film. E diventammo amici»

L'attore comico: «Non sopportava i Cinepanettoni e diceva che ero un cane»

Cinzia Romani

Di passaggio a Roma per il ponte dell'Immacolata, Massimo Boldi prima resta attonito, poi si lascia andare ai ricordi e agli aneddoti. Quella volta che gli mandò un telegramma, stufo di farsi massacrare per via dei cinepanettoni. Quella volta che videro un film insieme, nella casa milanese di «Cipollino», e divennero amici per sempre. Quella volta che... E pensare che erano partiti come cane e gatto, i due Massimi. Da una parte il criticone supercilioso, che odiava Bergman, Fellini e i cinepanettoni ed era temuto come la peste perché vedeva bufale ovunque. Dall'altra un attore, divenuto maschera sulla scena dello spettacolo italiano, che non ci stava a passare per spazzatura. E che, comunque, alla considerazione del Bertarelli ci teneva. Amici come prima potrebbe intitolarsi un fantomatico film di Natale con Boldi&Bertarelli a questionare, accapigliarsi, fare pace.

Caro Massimo Boldi, è vero che con Bertarelli era inimicizia profonda?

«All'inizio, certo. Dopo anni di critiche furibonde e di stroncature secche, sempre col pollice verso quando interpretavo qualsiasi film e lui sempre a dire che ero un cane, gli mandai un telegramma. Vietandogli di nominarmi nei suoi articoli. Erano i primi anni Novanta».

E il telegramma funzionò?

«Altroché. Lui smise di darmi del cane e di prendersela con i cinepanettoni. Non contento, però, io a un certo punto lo invitai a casa mia, a vedere un film. Sono un cinéfilo e a casa ho mille pellicole e un grande schermo: a volte, devo regalare i film alla Cineteca di Milano, non avendo spazio. E le cose cambiarono da così a così».

Non le bastava la cessazione delle ostilità?

«No, volevo anche fargli capire che una persona come me, che ama il cinema e lo conosce, non può essere semplicemente un cane. In effetti, dopo essersi accomodato sul divano di casa mia, iniziammo a parlare. Non ricordo quale fosse il film condiviso, ma dopo quella visione privata stringemmo un sodalizio. Fatto di stima reciproca».

In effetti oggi il mestiere del critico non serve più a molto: c'è Internet, Twitter, i blog...

«È vero. Anche se i blog sono fatti da ragazzini che nulla sanno della materia cinematografica, pagati pochissimo, quando pagati. Una volta mi sono preso lo sfizio di stanare quattro-cinque di questi blogger che mi attaccavano, sempre a proposito dei cinepanettoni. Per poi scoprire che erano miei estimatori. Insomma, degli aficionados che sbavavano sulla tastiera».

Si parla ancora dei benedetti cinepanettoni, anche se quest'anno non se ne vedono in giro...

«Alt! Occorre fare una precisazione: io, Christian De Sica e Aurelio De Laurentiis siamo gli unici veri rappresentanti di questo genere popolare. I film che circolano adesso, non sono cinepanettoni. C'è una formula precisa, perché si possano chiamare così. Ed io, in giro non la vedo».

Alle Giornate professionali di cinema di Sorrento, dove ha ricevuto il Biglietto d'oro, ha detto che tornerà insieme a De Sica. Conferma?

«Stiamo già lavorando alla sceneggiatura d'un film da girarsi nel 2020. Io e Christian siamo campioni d'incasso e abbiamo girato in India, in Egitto e in altri luoghi caratteristici. Se dopo 13 anni siamo tornati insieme per Amici come prima, sbancando il botteghino, perché non dovremmo riprovarci?».

Tornando a Massimo Bertarelli, come preferisce ricordarlo?

«Come un amico, che mi sono conquistato».

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