Cultura e Spettacoli

«La mia Wonder Woman moderna femminista che non odia gli uomini»

La bella attrice israeliana nel ruolo dell'eroina diventata un simbolo della lotta delle donne

«La mia Wonder Woman moderna femminista che non odia gli uomini»

da Los Angeles

Il personaggio di Wonder Woman è un'icona femminista, nata dalla penna di William Moulton Marston, nel 1941. Sin dalla sua creazione, la supereroina della DC Comics è diventata il simbolo dell'emancipazione femminile e del riscatto di quello che una volta era considerato il sesso debole. Da allora i tempi e i canoni estetici sono cambiati. Se nella tv degli anni '70, il volto dell'amazzone più forte al mondo era quello di Linda Carter, oggi a portare in scena Diana Prince è un'attrice il cui fascino e la cui freschezza, si dimostrano al passo con i tempi. L'attrice israeliana Gal Gadot è una cascata di qualità: bella, atletica, volto ingenuo e modi garbati. Veste la micro-tutina di Wonder Woman senza malizia, risultando proprio per questo ancora più sensuale. Il film della regista Patty Jenkins, da ieri nelle sale italiane (in Libano è stato boicottato) vede nel cast anche Chris Pine e la First Lady di House of Cards Robin Wright, ma la protagonista assoluta resta lei, la bellissima Gal Gadot.

È fiera del fatto che Wonder Woman sia considerata un'icona femminista?

«Sicuramente sì. Credo però che vada specificato cosa s'intende per femminismo. Ho notato che spesso ci si dichiara femministi in modo difensivo, anche le donne lo fanno. Si dovrebbe trattare di una scelta di libertà e uguaglianza, proprio come quella di Diana. È cresciuta su un'isola di sole donne, ma quando entra in contatto con gli uomini per la prima volta, li considera esattamente uguali a lei. Ognuno ha i propri limiti e le proprie qualità».

Ha incontrato Linda Carter? Le ha dato qualche consiglio su come interpretare Wonder Woman?

«Ho incontrato Linda a New York, alle Nazioni Unite. E mi sono resa conto del perché avevano scelto lei per interpretare la prima Wonder Woman televisiva. Emana un'energia molto forte. È divertente, intelligente, furba e anche irriverente. Linda non mi ha dato consigli specifici, ma c'è stato un momento in cui mi ha passato una biro. L'ho vissuto come una specie di passaggio del testimone, è stato molto importante per me. Ho conservato quella penna».

Lei è israeliana e ha fatto il servizio militare. Le è tornata utile la sua esperienza nell'esercito?

«Nell'esercito mi addestravo ai combattimenti, ma il modo in cui ho dovuto recitare e i movimenti di Wonder Woman, non hanno niente a che vedere con quello che ho imparato facendo il militare».

Quindi ha dovuto fare allenamenti specifici per questo film?

«Ho cominciato a prepararmi sei mesi prima di iniziare le riprese. Ho fatto molta ginnastica in palestra, combattimenti, coreografie acrobatiche e anche diverse ore a cavallo».

Era appassionata del fumetto originale di Wonder Woman?

«In realtà non sono mai stata una fan dei fumetti. Quando mi hanno dato la parte però, ho iniziato a leggerne tantissimi. Il punto è che ci sono centinaia di versioni di Wonder Woman, e non puoi portarle in scena tutte. Ti devi concentrare su un solo arco temporale. Mi sono rimessa principalmente allo script, dopo averne parlato a lungo con Patty Jenkins».

Come è stato venire diretta da una donna?

«Non una donna qualsiasi. Dal momento in cui è stata scelta per la regia di questo film, ha avuto un'idea molto chiara su come avrebbe voluto che si sviluppasse la storia. È adorabile e intelligente, inoltre è stata operatrice per anni e sa come creare intimità con i suoi attori».

Qual è stata la sfida più grande nel girare questo film?

«A essere sincera, è stato il gelo. Soprattutto nelle scene girate a Londra durante l'inverno, non è stato facile indossare sempre quel piccolo costumino. Sei giorni a settimana, per sei mesi, senza soste. Però l'energia all'interno del cast era così alta che un po' mi ha riscaldata».

La prima parte del film è ambientata a Themyscira, l'isola abitata dalle amazzoni, non ci sono uomini attorno. Come è stato girare quelle scene?

«Una cosa del genere non si era mai vista, nel film combatte un intero esercito di donne. Davvero unico. Dietro le telecamere, è stato altrettanto epico. Mentre noi ragazze lavoravamo, si aggirava per questo paesino italiano (ndr Matera), un esercito di papà con i passeggini, che aspettava che le mogli finissero di girare le loro scene.

È stato come vivere l'inizio di una nuova era».

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