Cultura e Spettacoli

Una miniserie fashion ci porta nella New York del superdandy Halston

Su Netflix Ewan McGregor veste i panni dello stilista che rivoluzionò gli anni Settanta

Una miniserie fashion ci porta nella New York del superdandy Halston

Los Angeles - «Il successo è il prezzo da pagare». Lo stilista americano Roy Halston Frowick rispondeva così a chi gli chiedeva della sua straordinaria popolarità, nella New York degli anni '70 e Ottanta. Ora la sua figura è rivisitata nella miniserie tv che porta il suo nome e che è da oggi disponibile su Netflix. A interpretarlo è Ewan McGregor che torna sul piccolo schermo dopo il successo della seconda stagione di Fargo e che a breve sarà anche su Disney + con una serie dedicata al personaggio di Star Wars Obi-Wan Kenoby, e al cinema con il Pinocchio di Guillermo del Toro in cui interpreta il Grillo Parlante.

Chi era Roy Halston Frowick? La sua vita è la versione alla moda del sogno americano. Nato in un paesino sperduto dell'Iowa nel 1932, arriva a New York negli anni '60 e inizia a lavorare per la stilista Lilly Daché. Inventa il famoso pillbox hat, il cappellino azzurro indossato da Jacqueline Kennedy durante l'inaugurazione presidenziale del marito, JFK. Quel cappellino gli regala la fama istantanea e inizia a vestire star come Liza Minelli, Catherine Deneuve, Cher, Gloria Swanson, Elizabeth Taylor e Bianca Jagger. Fra le italiane che amano i suoi abiti ci sono Marella Agnelli e Sofia Loren. Frequenta Andy Warhol, che definisce le sue sfilate «la forma d'arte che rappresenta gli anni '70», ed è ospite fisso del famoso Studio 54. Il suo genio creativo si fonde inesorabilmente in quegli anni con l'ambiente newyorkese e i suoi eccessi. Perfezionista, amante del jersey e dello chiffon, Halston lavora di giorno e di notte anima la vita della città che non dorme mai. La sua, di vita, finisce a 57 anni, a causa dell'AIDS. «Io credo che Halston usasse la droga e il sesso come mezzi per scaricare la tensione, per liberarsi dalla pressione del mondo della moda, dalla pressione imposta dalla necessità di dover continuamente creare, e anche dalla paura che improvvisamente le luci si spegnessero su di lui», dice Ewan McGregor.

«Molti creativi del tempo si sono bruciati con il troppo sesso, la troppa droga e il troppo alcol spiega il produttore, Ryan Murphy, regista di American Horror Story, Glee e American Crime Story -. Abbiamo voluto sottolineare questo aspetto nella nostra serie, perché era senz'altro parte della sua esperienza creativa, credo che McGregor sia riuscito a ritrarre molto bene il personaggio, il suo disagio, il suo dolore e la confusione che derivava dal dover essere un uomo d'affari e un artista allo stesso tempo». La miniserie segue l'ascesa dello stilista e poi la sua caduta quando, per una enorme somma di denaro e per non incappare in un possibile fallimento, cede il suo brand, che poi passa di mano in mano, perdendo molto del suo prestigio. In seguito Halston cerca di riprenderne le redini e recuperare il controllo del suo bene più prezioso, il suo nome, spiega McGregor.

Dalla comparazione fra il racconto di Murphy e McGregor e il frutto della creatività di Halston emerge poi un paradosso: nonostante gli eccessi nel privato, lo stilista fu in grado di inventare una moda che era l'esatto contrario del suo stile di vita: semplice e pratica, tipicamente americana, e - come scrisse Vogue nel 1980 - «senza pretese e senza eccessi». Secondo Karl Lagerfeld, fu «il primo della nuova generazione di stilisti a creare il vero stile americano».

La miniserie, come tutte le produzioni iniziate nel 2020 non ha avuto vita facile. Il primo ciak risale infatti all'inizio dello scorso anno ed è stato interrotto dal lockdown. «Ero a girare a New York e sono stato fortunato abbastanza da riuscire a tornare a casa, a Los Angeles ha detto l'attore eravamo a circa metà delle riprese e mi sono ritrovato a casa a fare giardinaggio e aggiustare la mia moto con quel progetto realizzato solo a metà». Solo in estate, con l'istituzione dei protocolli sanitari e la ripresa delle attività produttive, McGregor era riuscito a tornare sul set e a finire di girare le 5 puntate della miniserie, insieme ai colleghi Rory Culkin, che interpreta il filmmaker Joel Schumacher, Rebecca Dayan nei panni della designer Elsa Peretti, David Pittu, che è l'illustratore Joe Eula, Krysta Rodrigue ovvero Liza Minnelli, Bill Pullman che interpreta il filantropo David Mahoney e Gian Franco Rodriguez nei panni dell'artista Victor Hugo, che per molti anni fu legato sentimentalmente allo stilista.

La figura di Roy Halston Frowick era stata esplorata anche due anni fa nel documentario del regista e sceneggiatore Frédéric Tcheng.

Anche il documentario si intitolava Halston e fu presentato dal Tribeca Film Festival.

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