Cultura e Spettacoli

"Il mio canto libero contro l'omologazione della musica di oggi"

L'ex voce dei Matia Bazar pubblica "Empatia". "Nel mio repertorio porto da sempre stili diversi"

"Il mio canto libero contro l'omologazione della musica di oggi"

Non è fatta per la musica commerciale Antonella Ruggiero. Non è snob ma è schiva, e con la sua voce suadente ed evocativa si butta spesso su progetti ambiziosi e alternativi.

Non a caso lasciò i Matia Bazar perché soffocata dalla routine e dal successo. Oggi pubblica un album di grande effetto, dal titolo Empatia, registrato lo scorso 8 febbraio (poco prima della maledetta pandemia) nella Basilica di Sant'Antonio a Padova, un concerto per la pace organizzato in onore di Padova che nel 2020 è stata la capitale europea del volontariato, e ora ha passato il testimone a Berlino, dove Antonella vive. Un concerto tra sacro e profano che è in grado di emozionare e far riflettere, oltre alla sua valenza sociale.

Come mai questo progetto?

«L'ho fatto volentieri per aiutare i servizi di volontariato e per ringraziarli del loro immane lavoro. È un progetto nato così, per la voglia di aiutare chi aiuta gli altri, senza alcuno scopo se non quello di dare una mano e celebrare l'arte».

Ci sono brani come la Messa Lyuba, Ave Maria Stella e Ave Maria di Fabrizio De André, come li ha fatti convivere"?

«Nel mio repertorio porto sempre stili diversi che si incrociano e si rinnovano unendosi. In una chiesa mi sembrava il minimo celebrare Maria e l'innodica mi muove i ricordi religiosi. Ma in queste canzoni c'è anche molto di me, così ho ripreso De André che canta la mia Genova, quella della Madonnina ma anche quella - altrettanto antica - di Creuza de ma che canto con molta intensità perché mi muove i ricordi».

Lei è religiosa?

«Sì, ma sono scollegata dalle imposizioni della ritualità. La religione spesso è imposizione, io sono più spirituale e per la libertà di pensiero. Ci sono tante piccole cose quotidiane che mi emozionano e mi commuovono e quelle sono la mia religione».

C'è anche una sorta di mantra nell'album, ovvero il brano La danza.

«Sì, è un pezzo che amo particolarmente e che si presta molto all'improvvisazione, a cambiare ritmo e parole a seconda della situazione».

C'è anche Cavallo bianco, un ricordo dei Matia Bazar.

«Proprio dell'inizio coi Matia Bazar, quando non erano ancora famosi e all'apice del successo».

Come mai li lasciò?

«La nostra musica mi piaceva molto, era un pop sofisticato ed importante, ma dopo un po' non ho più retto la routine. Bisognava pianificare tutto, i dischi, le tournée, i passaggi televisivi. Per me invece conta e contava la libertà di azione e pensiero».

Da allora si è vista poco e solo per progetti ambiziosi.

«Beh negli anni Duemila sono stata anche a Sanremo con brani come Echi d'infinito, contenuto in questo disco, e sono molto felice di ciò che faccio».

E la musica di oggi?

«Non la frequento ma vedo che c'è una grande omologazione. Chissà se i ragazzi che fanno milioni di visualizzazioni sul web domani ci saranno ancora? Comunque non è il mio mondo. Chi vuole trovare i miei dischi dal 1996 in poi deve rivolgersi al mio sito shop.antonellaruggiero.com. Io credo che se un prodotto ti piace te lo devi andare a cercare con calma, capire di cosa si tratta, ponderare l'acquisto e non buttarti semplicemente in un negozio dove trovi di tutto e di più. Seguire un artista vuol dire essere fedeli alla sua linea».

Ha qualche sogno nel cassetto?

«No, ho realizzato la maggior parte dei miei desideri. Ho tanti bei ricordi, come quello di aver cantato Respondeamos, inserito nel cd, nell'ultima sinagoga di Berlino sopravvissuta alla Notte dei cristalli nazista.

Un'emozione unica che non smetterò di ricordare per il resto della mia carriera».

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