"Muccino, non toccare Pasolini". Il pensiero unico corre sul web

Il regista di "Padri e figlie" boccia su Facebook i film del poeta-scrittore: "Hanno causato la rovina del cinema italiano". E la Rete lo massacra

"Muccino, non toccare Pasolini". Il pensiero unico corre sul web

Ieri Facebook ha disabilitato il profilo del regista Gabriele Muccino, nel mirino di inferociti ammiratori di Pier Paolo Pasolini. In questi giorni, è stato ripetuto fino allo sfinimento che l'importanza di Pasolini risiederebbe anche nel rifiuto dell'omologazione. Parte dei suoi fan non sembrano aver messo a frutto la lezione.

Infatti Muccino è stato sommerso di insulti proprio per aver espresso una opinione fuori dal coro su Pasolini stesso. La stessa chiusura della pagina Facebook è probabilmente dovuta alla segnalazione di fantomatici contenuti offensivi, che poi sarebbero le legittime e argomentate idee di Muccino Ecco come si tappa la bocca alla gente, anche solo per qualche ora, nell'epoca del Web.

Il 2 novembre, quarantesimo anniversario dell'omicidio del poeta, il regista aveva scritto sul social network: «Per quanto io ami Pasolini pensatore, giornalista e scrittore, ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi, semplicemente un non regista che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile». In quegli anni, il cinema italiano faceva scuola grazie alla lezione di maestri come Roberto Rossellini, Vittorio de Sica e poi Fellini, Visconti, Leone, Petri, Bertolucci. Prosegue Muccino: «Pasolini aprì involontariamente le porte a quella illusione che il regista fosse una figura e un ruolo accessibile a chiunque, intercambiabile o addirittura improvvisabile».

Addio eleganza, addio finezza, addio capacità artigianali: «Il cinema italiano morì da lì a pochissimi anni con una lunga serie di registi improvvisati che scambiarono il cinema per qualcos'altro, si misero in conflitto (come fece Nanni Moretti) con i Maestri che il cinema lo avevano nutrito per decenni». Con «arroganza intellettuale» ridussero in macerie «la seconda industria cinematografica più grande al mondo» allontanando il pubblico dalle sale. Lo scritto scatena subito un putiferio.

Riassumiamo: sei una nullità, un venduto, come osi parlare? Muccino non solo osa, ma ribadisce: «Dimostratemi che mentre Pasolini girava Salò, Kubrick non avesse già realizzato 2001. Odissea nello Spazio e Fellini Otto e mezzo. Dimostratemi che la poetica di Pasolini si esprimesse al cinema quanto quella di altri scrittori come Zavattini, Guerra, Suso Cecchi D'Amico, Age e Scarpelli».

Riapriti cielo. Stai zitto tu che fai film di cassetta con Monica Bellucci. Il regista risponde alle manganellate via Internet: «Tutti in fila uno due, uno due e chi non la pensa come voi, olio di ricino». Muccino sottolinea gli effetti disastrosi della rivoluzione estetica propugnata da Pasolini: «Ho detto qualcosa che non è verificabile? Ho detto che Pasolini regista ha aperto la porta ad altri registi improvvisati che a differenza sua non avevano nemmeno l'immensa statura di scrittore e poeta».

Segue una terza ondata di offese. L'ultima. A questo punto infatti il profilo sparisce fino alla tarda serata. Sfugge il motivo per cui l'opinione di Muccino non meriti di essere rispettata e dibattuta. I suoi film possono non piacere (come quelli di Pasolini, del resto) ma le sue doti tecniche sono fuori discussione. Non a caso è l'unico nostro regista che lavora regolarmente negli Stati Uniti, ove risiede. Poco amato dai critici italiani, che premiano malvolentieri il suo cinema disimpegnato, ha (quasi) sempre avuto un notevole successo al botteghino, da L'ultimo bacio (2001) fino al recente Padri e figlie.

Insomma, Muccino è in possesso di tutti i titoli necessari per esprimere un parere sensato in materia di stile cinematografico. Lo ha fatto in modo duro ma onesto, fregandosene di quelli che lui definisce «forcaioli e squadristi dei social». Il problema è che capire l'opinione di Muccino non interessa.

Meglio creare il santino di Pasolini, o del venerato maestro di turno, e screditare chi mette in discussione la beatificazione. Questo atteggiamento sfocia nel conformismo, e il conformismo on line si esprime attraverso l'insulto contro chi dissente. A Pasolini, che era un provocatore, sarebbe piaciuto il pensiero unico?

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