Cultura e Spettacoli

Nella Glasgow di Alasdair Gray il fantasy diventa critica sociale

Scritta nel 1981, la saga coniuga romanzo di formazione satira e dramma in atmosfere da surrealismo distopico

Nella Glasgow di Alasdair Gray il fantasy diventa critica sociale

Un Charles Dickens postmoderno, un H.G. Wells ipercritico che non ha avuto bisogno di immaginare il nostro futuro prossimo, ma ne ha osservato i sintomi e li ha raccontati già nel 1981, raggiunge il pubblico italiano soltanto adesso grazie alle Edizioni Safarà che hanno appena pubblicato l'ultimo volume di Lanark. Una vita in quattro libri. Parliamo dello scozzese Alasdair Gray. Secondo Anthony Burgess, l'autore di Arancia meccanica da cui Kubrick ha tratto l'omonimo film, «Lunark è un capolavoro», per The Guardian è «uno dei pilastri della narrativa del XX secolo», secondo il New York Times è «la Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone», per la BBC «non c'è riassunto che possa fare giustizia a quello che Gray è riuscito a fare in Lanark» mentre per David Lodge (tra i massimi romanzieri inglesi contemporanei, in questi giorni in libreria per Bompiani con il memoir Un buon momento per nascere) «Alasdair Gray è un autentico sperimentalista, che ha trasgredito a ogni normale tradizione della prosa, in un delirio conturbante».

Senza dubbio Lanark è uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura contemporanea ma anche tra i più leggibili: un'autentica scoperta per il lettore che divora e viene divorato dalle visioni di Gray, tanto apocalittiche quanto politiche. Scritta nell'arco di trent'anni, quest'opera di surrealismo distopico ambientata a Glasgow coniuga il romanzo di formazione alla critica sociale, il realismo all'elemento fantastico, la satira al dramma, con uno humour che lo rende modernissimo. Il vero genio di Gray - nato a Glasgow nel 1934, eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo - deriva dall'abilità nel ritrarre la lotta dell'individuo contro le istituzioni, partendo dal conflitto millenario tra inglesi e scozzesi per arrivare a un futuro più prossimo che venturo. Lanark. Una vita in quattro libri racconta i destini di due città, Unthank e Glasgow, che «fluttuano incerte sul limitare del passato e del futuro», corteggiando il dissolvimento. Lungo le loro strade tortuose si svelano gli intricati fili che uniscono le vite dei due protagonisti, Lanark e Duncan Thaw.

Lanark vive nel mondo sotterraneo di Unthank e in quello della sua prima incarnazione nel mondo reale: proprio Duncan Thaw, un artista sensibile che cerca di creare un'arte grandiosa, fallisce e si toglie la vita dopo aver ucciso un'amica. A fare da sfondo alla vicenda è la Glasgow decadente, quella di Riddrie, «quartiere popolare di casermoni dalla facciate di pietra e villette a schiera tutte uguali annerite dallo smog», tra gli anni '40 e '50, in cui lo scrittore ha trascorso l'infanzia. Unthank non è altro che lo specchio deformato di Glasgow, una città sotterranea in cui tutti i vizi e i problemi del mondo reale sono stati amplificati. Cercare di raccontare la trama è quasi impossibile: è un labirinto dalle mille vie che aprono a strade immense e che non portano mai a vicoli ciechi. Non è una lettura inutile, ghettizzata in un genere, ma un romanzo autenticamente mainstream. Perché Lunark è forse il primo esempio dell'inserimento nella critica sociale dell'elemento fantasy. Con le dovute differenze, si colloca nel solco de La fattoria degli animali (1945) di Orwell, del Candido (1759) di Voltaire o dei Viaggi di Gullliver (1726) di Swift. Ma questo romanzo non è una parodia o un'allegoria. Lanark vuole essere un monito perché «la bellezza sia al servizio della libertà». Gray dedica anche un capitolo ai propri plagi, un caso unico: dal Kafka de Il processo, Il Castello e America a Dylan Thomas, da James Joyce a Lewis Carroll, da T.S. Eliot a Ralph Emerson. Come spiega lo stesso autore «è principalmente un trucchetto per permettere a uno scrittore autodidatta che ha sempre vissuto di sussidi statali della previdenza sociale, di comunicare al mondo la propria visione». Secondo l'autore scozzese Lanark vuole comunicare che: «Nazioni, città, scuole, agenzie di marketing, ospedali, forze di polizia, sono state create dalla gente per far del bene alla gente. Non posso vivere senza di loro, non lo voglio e non voglio che accada. Ma quando li vediamo lavorare per aumentare la sporcizia, la sofferenza e la morte, allora hanno di certo sbagliato qualcosa». Che abbia previsto 30 anni fa certe derive attuali? Non è dato saperlo. Ma di certo Lanark non è ancora conosciuto come meriterebbe. Il genio visionario di Gray è identico se non più potente di quello di Philip K. Dick, dai cui romanzi, oggi famosi, sono stati tratti film entrati nell'immaginario collettivo come Blade Runner e The Truman Show.

Non aspettiamo che muoia, come Dick, per rendergli l'omaggio che merita: leggerlo.

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