Cultura e Spettacoli

Il film che racconta la pandemia

Grande successo per il film di Don't look up, disponibile su Netflix. Ecco perché la storia riflette (involontariamente) sulla pandemia da Covid-19

Don't Look up, il film che racconta la pandemia

Da quasi due anni il mondo come noi lo conosciamo è stato stravolto da un virus insidioso, da un nemico invisibile che ancora non si riesce a sconfiggere. Un male che ha cambiato il modo di vivere, il modo di "vedere" la vita, che ha cambiato i rapporti sociali e che ha messo le forze politiche di fronte a un’emergenza indisiosa. Due anni in cui anche il mondo della finzione ha risentito degli effetti del virus sulla quotidianità. Infatti, ci sono stati tanti film e serie tv che hanno raccontato del nostro mondo sconvolto dalla pandemia. Uno in particolare sta facendo molto parlare di sé, per ovvie ragioni. Si tratta di Don’t look Up, la pellicola di Adam McKay con un cast di grandi stelle tra cui spiccano Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence e Meryl Streep, che mette in scena una satira politica e sociale del terzo millennio in un mondo alle prese con un’emergenza di interesse pubblico.

Arrivato nelle sale per un breve periodo di tempo, dal 24 dicembre Don’t look up è disponibile su Netflix e, in poche ore, è balzato ai primi posti della classifica di gradimento da parte degli abbonati, diventando di fatto uno tra i film più visti e commentati del colosso dello streaming. Un successo meritato per Don’t look up, perché grazie a una vicenda al limite dell’assurdo ha avuto l’ardire (e il coraggio) di raccontare la realtà di oggi con tutte le sue crisi e le sue palesi incongruenze. Nel film non c’è una pandemia. La nostra incolumità viene minacciata da una cometa, ma di fronte a una tale emergenza, come reagiscono i governi, l’opinione pubblica e la comunità scientifica? Il risultato è dissacrante, divertente e… barbaramente realistico.

Don't look up, di cosa parla il film di Netflix

Tutto ha inizio quando la svogliata Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), astronoma dalla battuta sempre pronta, scopre l’esistenza di una cometa che si sta dirigendo verso la Terra. Nella sua scoperta coinvolge anche il professore Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) il quale conferma la pericolosità dell’oggetto che sta per entrare nell’atmosfera terrestre. Tra sei mesi si schianterà provocando la distruzione completa di ogni forma di vita. Avvisare le autorità è la prima mossa da fare, ma i due scienziati una volta arrivati al cospetto del presidente degli Stati Uniti (Meryl Streep) capiscono che non sarà facile far comprendere la gravità della situazione.

In una serie di situazioni paradossali, Kate e Randall dovranno scendere a patti con loro stessi pur di evitare la catastrofe, ma per farlo si devono confrontare: con la stampa che non prende sul serio quanto sta accadendo, con l’opinione pubblica spaccata tra chi crede nella cometa e chi non rispetta le regole, e con la classe politica composta dai personaggi sui generis che non pensano alla salvaguardia del popolo ma solo ai propri interessi. Un film dal finale dolce e amaro che mostra con sagacità tutte le criticità della società che stiamo vivendo.

"A che ora è la fine del mondo?", quando la realtà supera la finzione

Come si evince dalla trama del film, Don’t look up non è un film di fantascienza ma bensì è un film capace di ironizzare il drammatico momento che stiamo vivendo. La cometa che si sta per schiantare sulla Terra è un evento molto simbolico che è solo il motore stesso della vicenda. La sua pericolosità è la miccia che innesca una lunga serie di eventi che riflettono sui comportamenti umani e le conseguenze delle nostre azioni. È la scienza contro l’ignoranza, è la paura contro il disfattismo, è la politica (senza distinzioni di ideologie) contro gli interessi economici, è il mondo contro la natura piegata di fronte la casualità. Don’t look up ha la capacità di far emergere un ritratto di una società che non ha nessuna intenzione di inseguire il progresso. Anzi, il film tratteggia le difficoltà di credere ai pericoli che provengono dall’ignoto solo perché siamo fagocitati dal nostro stesso stile di vita, e perché nessuno ha intenzione di scendere a compromessi.

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I no-vax, i rigoristi e le fake news, una storia di "ordinaria" follia

Qui è dove la fiction diventa realtà. Per una volta, la minaccia alla nostra stessa incolumità non è solo un racconto di fantascienza ma è qualcosa che ci interessa da vicino. Nel ritratto di questa emergenza planetaria sono palesi i richiami (non voluti) o ciò che stiamo vivendo in questi ultimi due anni. C’è chi non crede all’esistenza della cometa e la imputa a un atto di controllo delle autorità, ed è un pensiero simile che accomuna i no-vax più convinti; c’è l’ingerenza della stampa che rincorre il click e la polemica più becera, come alcune trasmissioni nostrane che hanno creato seri danni alla corretta informazione; ci sono le persone che difendono a spada tratta le misure di salvaguardia più assurde senza pensare all’ingerenza sociale, come avviene con i famigerati “rigoristi” del Covid; e c’è anche uno sguardo becero alla politica, impotente di fronte a un’emergenza impossibile da sormontare, e subito il ricordo va alle conferenza stampa dell’ex presidente Conte, al suo "questo non è un governo che lavora a favore delle tenebre", e via dicendo. È, per davvero, una storia di ordinaria follia.

Perché vedere Don’t look up?

Al di là dei richiami alla situazione pandemica, il film resta una vera gemma. È intelligente, è sagace, è dissacrante, è catastrofista, è ironico e pungente. È da vedere non solo per quel cast stellare in totale stato di grazie – come Meryl Streep nel ruolo di una presidente donna – ma è da vedere perché è un film che insegna a vedere il mondo con uno sguardo diverso, che insegna a fidarsi della scienza e che si rivolge alla pancia del popolo, sobillata dalla perdita della propria quotidianità e dalla paura per il futuro

Adam McKay è un regista precursore dei tempi

Il film è stato girato tempo prima che la pandemia sconvolgesse le nostre vite. Infatti, già nel febbraio del 2020 il regista aveva cominciato a lavorare a Don’t look Up, per congelare poi il tutto fino ad aprile dello scorso anno. Era prevista un’uscita a settembre, rimandata poi di qualche mese a causa della chiusura delle sale. Il regista, in un certo qual modo, è stato brillante nell’aver anticipato i tempi e inscenando una crisi mondiale molto simile a quella che stiamo vivendo.

Conosciuto per aver diretto La Grande Scommessa, film sulla bolla economica delle banche, è apprezzato per il suo stile fresco e la sua graffiante ironia.

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