Cultura e Spettacoli

"Dal nuovo Star Wars a The Report: è il mio momento"

L'attore è al cinema con tre diverse pellicole: «Amo passare dalle storie vere alla fantascienza»

"Dal nuovo Star Wars a The Report: è il mio momento"

Buon compleanno Adam Driver. L'attore californiano, 36 anni appena compiuti, per festeggiare si regala due film importanti. È infatti presente nelle sale italiane con The Report, diretto da Scott Z. Burns e Storia di un matrimonio, accanto a Scarlett Johansson, regia di Noah Baumbach, che aveva debuttato a Venezia lo scorso agosto. In un mese poi l'attore - che si è fatto conoscere con la serie tv Girls, ha lavorato per registi come Martin Scorsese e Steven Soderbergh, ed è arrivato alla nomination all'Oscar lo scorso anno con BlacKkKlansman di Spike Lee - sarà protagonista di Star Wars L'ascesa di Skywalker, nel quale torna a vestire il mantello nero del cattivo Kylo Ren.

Mr. Driver, è un ottimo momento per la sua carriera.

«Un periodo molto prolifico e fortunato, faccio quello che mi piace e lo faccio con entusiasmo, è vero».

In sala il pubblico italiano potrà vederla in Storia di un Matrimonio e in The Report, che la stampa Usa ha definito il film più importante dell'anno.

«Lo è, perché è tratto da una storia vera e racconta un capitolo buio della storia recente americana».

Infatti racconta le torture della Cia dopo l'11 settembre. Lei interpreta Daniel J. Jones che portò alla luce quei fatti.

«Sì, Jones con le sue indagini scoprì i tentativi del governo degli Usa di distruggere le prove che avrebbero portato l'opinione pubblica americana al corrente dei brutali segreti dei metodi investigativi usati dalla Cia».

Enhanced Interrogation Techniques, vennero chiamate, tecniche interrogative potenziate, un eufemismo dietro il quale si nascondevano vere e proprie torture, come il waterboarding.

«Appena ho letto il copione mi sono reso conto di essere davanti a una sceneggiatura potente, oggi merce rara, non solo per essere riuscita a trasformare un dossier di seimila pagine in un copione scorrevole, ma anche perché non indulge in spettacolarizzazioni hollywoodiane e, nello stesso tempo, mantiene l'umanità dei protagonisti. Il mio personaggio arriva a Washington pieno di ottimismo e si ritrova a dover fare il suo lavoro nel più completo isolamento. Intorno a lui incontra solo ostilità e scopre cose che mettono un'ipoteca seria sulla sua fiducia nelle istituzioni».

A ridargli fiducia, almeno in parte, è stata Dianne Feinstein, interpretata da Annette Bening.

«Vero, la senatrice Dianne Feinstein, che gli aveva commissionato il lavoro, una volta scoperti quegli imbarazzanti segreti, e dopo averli resi pubblici, riesce a far passare un emendamento che metterà al bando queste tecniche e che in pratica ribadirà un concetto semplice e essenziale per la nostra democrazia: l'America non tortura».

Avete girato in 26 giorni?

«Sì, i tempi stretti non ci consentivano di poter sbagliare ma a farci mantenere alta l'attenzione è stato soprattutto il fatto che non esiste una singola frase del film che non sia avvallata dai documenti. Mantenere la veridicità e dare umanità alla storia ha comportato un serio lavoro, sempre in evoluzione. Non era raro che grossi pezzi di copione venissero cambiati la notte prima di girare, per rendere tutto il più veritiero possibile».

Dopo il debutto nelle sale, il film sarà sulla piattaforma Amazon che lo ha prodotto, dal 29 novembre, mentre Storia di un matrimonio è stato finanziato da Netflix. Le produzioni migliori sono in mano alle piattaforme di streaming?

«Non so se si può parlare di produzioni migliori ma ci sono certi progetti che gli studios non si prendono più il lusso di avallare, quindi ben vengano le piattaforme di streaming».

Lei però fa anche parte di uno dei maggiori franchise della storia dei cinema. Fra un mese ritornerà con Guerre Stellari, l'ascesa di Skywlaker, ultimo capitolo dell'intera saga. Cosa ci può dire?

«Assolutamente nulla se non che sono certo che questo ultimo film sarà all'altezza di quelli che lo hanno preceduto».

Dai film di Lucas si esce sempre con una lezione. Qual è quella di questo?

«Posso dire quale penso sia il concetto generale: Guerre Stellari racconta una caratteristica umana e cioè come gli uomini reagiscono a guerra e tragedie sempre nello stesso modo. Abbiamo la memoria corta, ci scordiamo presto di genocidi, di uccisioni di massa. E così succede che ci ripetiamo. In Guerre stellari, gli eroi che conosciamo si sono evoluti ma i problemi che affrontano sono eterni.

Succede anche nella vita reale».

Commenti