Cultura e Spettacoli

Piramidi e città alessandrine in Asia

Nel Kazakistan, un edificio «egiziano». In Pakistan i resti dell'antica Bazira

U na piramide in stile egizio risalente a circa 3000 anni fa è stata scoperta nella steppa del Kazakistan, circa 4000 miglia a nord-est de Il Cairo, sulle rive del fiume Talda. Ne dà l'annuncio il giornale inglese Daily Mail. La struttura è in rovina, ma la pianta (indicata dalle fondamenta) lascia pensare che un tempo fosse uguale alla famosa piramide di Djoser, gioiello archeologico della necropoli di Saqqara in Egitto. Gli archeologi l'hanno scovata un anno fa, ma il segreto è stato rivelato soltanto ora. Le immagini, diffuse in Italia dal sito Dagospia, mostrano manufatti disotterrati e appunto le fondamenta. La squadra di specialisti appartenente al Saryarkinsky Archeology Institute di Karaganda è ora pronta a entrare nella camera mortuaria del «faraone» asiatico. Non è l'unica scoperta archeologica annunciata a Ferragosto. Gli archeologi italiani, a Bazira, l'attuale Barikot, nella valle pakistana dello Swat, avrebbero individuato i resti della città espugnata da Alessandro Magno. Barikot è in corso di scavo dal 1984 da parte della Missione Archeologica Italiana, fondata nel 1955 da Giuseppe Tucci. La Missione (oggi ISMEO) è sempre rimasta aperta e ha celebrato i 60 anni di attività lo scorso novembre con un ciclo di conferenze e mostre in Cina, Paese molto vicino al Pakistan. Dal 2011 lo scavo di Barikot, l'antica Bazira (12 ettari inclusa l'acropoli) riguarda circa un ettaro dei quartieri sud-occidentali dell'antica città. Bazira è nota nelle fonti classiche per essere stata assediata e conquistata dai macedoni di Alessandro Magno verso la fine del quarto secolo a.C. Fino ad oggi di questa città antica non c'erano tracce. Gli archeologi avevano datato la città al periodo indogreco, quasi due secoli dopo Alessandro, al tempo del re Menandro, il re greco di fede buddhista, le cui monete sono state ritrovate nello scavo. Nelle ultime settimane sono però emerse tracce dei livelli urbani pre-indogreci databili con assoluta certezza alla metà del terzo secolo a.C. «Oggi è chiaro che gli indogreci fortificarono una città già esistente, e che per costruire le mura urbane distrussero gran parte della stratigrafia ed esposero strutture antichissime con lavori di terrazzamento molto estesi e profondi» conferma il direttore della Missione Luca M. Olivieri.

RedCult

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