Cultura e Spettacoli

Polonia pronta a estradare Roman Polanski

Il nuovo governo di Varsavia è pronto ad estradare verso gli Usa il regista franco-polacco Roman Polanski, 82 anni, dopo la vittoria alle elezioni politiche del partito di destra Diritto e giustizia (Pis), guidato da Jaroslaw Kaczynski. Oggi è atteso il giudizio in via definitiva dei giudici di Cracovia (dove il regista è nato). Polanski è ricercato negli Stati Uniti con l'accusa di aver stuprato un ragazza che aveva 13 anni nel 1977, Samantha Geimer. Secondo la legge in vigore in Polonia, l'ultima parola spetta comunque al ministro della giustizia di Varsavia. Dopo la vittoria di domenica il nuovo esecutivo polacco del Pis verrà presto formato e i suoi leader sono favorevoli all'estradizione di Polanski, come disse a suo tempo uno di loro, Mariusz Blaszczak. E lo stesso ha detto ieri Zbigniew Ziobro, ministro della giustizia nel precedente governo del Pis fra il 2005 e il 2007. Gli Usa avevano chiesto alla Polonia di estradare Polanski circa un anno fa, quando il regista partecipò ad una trasmissione tv sull'inaugurazione del Museo storico sugli ebrei polacchi a Varsavia. Polanski, che risiede in Francia e possiede anche la nazionalità francese, si trovava recentemente in Polonia per girare un film sulla vicenda Dreyfus e ci tornerà nein prossimi mesi. La legge in vigore in Francia impedisce però l'estradizione dei propri cittadini.Sulla base del mandato di cattura internazionale, nel 2009 Polanski venne arrestato in Svizzera, dove era andato per ricevere al Zurigo Film Festival un premio alla carriera. Dopo quasi 300 giorni di detenzione o arresti domiciliari, nel luglio 2010 le autorità elvetiche negarono però l'estradizione del regista negli Stati Uniti. Nel 2011 Polanski ha chiesto pubblicamente scusa a Samantha Geimer, che dal canto suo ha affermato di non avere risentimento verso di lui e di volere che il caso sia chiuso. Polanski ha vinto nel 2002 il premio Oscar per il film Il Pianista e il suo Rosemary's Baby fa parte dell'archivio nazionale della Biblioteca del Congresso Usa.

Se vogliamo partire dal dettaglio, Paolo Scaroni ha ricevuto da Silvio Berlusconi un pacchetto di azioni del Milan, come segno di stima. Per passare a questioni più solide, l'ex amministratore dell'Enel e dell'Eni ha scalato le compagnie energetiche italiane proprio grazie alla fiducia che il Cavaliere ha sempre dimostrato in lui. Adesso gli ultimi rumors sul dirigente d'azienda nato a Vicenza ma diventato milanese grazie alla laurea in Bocconi e ai tanti incarichi in loco, tra i quali non ultimo un lungo impegno nel consiglio d'amministrazione del Teatro alla Scala, gli ultimi rumors - dicevamo - mormorano che Silvio Berlusconi stia pensando a lui come possibile candidato a sindaco di Milano.

Sessantotto anni, manager di indubbie qualità imprenditoriali, collocazione politica ben definita nel centrodestra ma, visto il cursus honorum , anche capace di dialogare con altri ambienti, soprattutto internazionali: master alla Columbia, attualmente è vicepresidente di Rothschild. Resta da testare l'interesse dell'uomo al gran salto oltre che il gradimento della Lega, ma indubbiamente Paolo Scaroni è un nome forte, anche se ora al livello quasi più di pensiero che di parola. Voce dal sen fuggita.

Che il Cavaliere sia super impegnato nella battaglia di Milano, e direttamente coinvolto nella scelta del candidato, è confermato da chi ha colloqui con lui negli ultimi tempi. «Milano per me è una partita troppo importante e voglio spendermi in prima persona» ha confermato dopo la discesa in campo al Teatro Dal Verme ai giovani vertici azzurri Fabio Altinonante e Pietro Tatarella, ma soprattutto a Marco Bestetti. Così Berlusconi sta cercando il candidato giusto e si prepara ad altre uscite stile Dal Verme. Con questi under 40, con i quali vuole rinnovare l'immagine del partito, parla di alleanze ampie, da Lega a Ncd. Loro, i «ragazzi», aspettano l'uomo giusto e non hanno perso ogni speranza che possa essere Paolo Del Debbio. Così come in tanti non disperano che Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio che ha incassato il placet di Matteo Salvini, ceda ai corteggiamenti. Dicono che Giorgio Squinzi, leader di Confindustria, si sia impegnato personalmente a persuaderlo.

Movimenti anche a sinistra. Giuseppe Sala, ad di Expo, candidato in pectore della sinistra, è entrato nel cda di Cassa Depositi e prestiti. Difficile leggere in modo univoco la mossa. Un modo per mettere definitivamente il piede nel post Expo e un paracadute nel caso in cui le elezioni vadano male? O invece, come malignano in molti, l'aprirsi una via di fuga da una candidatura che Sala teme quanto gli altri la desiderano? La lusinga è forte ma, sostiene gente a lui vicina, Sala ha fatto capire a Renzi che preferirebbe un ruolo da ministro, da grand commis , un'Authority. Un ruolo tecnico, forse più al riparo dalle intemperie giudiziarie che colpiscono la politica.

E intanto riprendono quota (o almeno citazioni) Stefano Boeri, Majorino e Fiano.

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