Cultura e Spettacoli

Ponti, castelli e paesaggi. Monet torna nella sua Riviera

Esposti a Bordighera e a Dolceacqua tre capolavori del padre dell'impressionismo, che proprio lì li dipinse

Ponti, castelli e paesaggi. Monet torna nella sua Riviera

Lo spirito di competizione è stato un motore potente anche nella storia dell'arte. Quando Claude Monet (1840-1926) passa insieme a Pierre Auguste Renoir (1841-1919) da Bordighera in treno nel dicembre del 1883 - il collegamento con Genova e Marsiglia è del 1872 - probabilmente non si ferma neanche, vede dal finestrino, la ferrovia costeggia la spiaggia e il palmeto e in quel periodo d'inverno vi sono tramonti tropicali. Ma al comune gallerista Durand-Ruel scrive perentorio di volerci tornare in segreto: «Ho sempre lavorato meglio in solitudine (...) Renoir sapendomi sul punto di partire vorrebbe senz'altro venire con me e ciò sarebbe funesto sia all'uno che all'altro».

Con Claude Monet Ritorno in Riviera (Bordighera, Villa Regina Margherita; Dolceacqua, Castello Doria, fino al 31 luglio) tre quadri del maestro dell'impressionismo ritornano dove sono stati dipinti. C'è un unico precedente, l'alba icona del movimento, Impression, soleil levant dipinta da Monet da una finestra d'albergo sul porto di Le Havre, prestata due anni fa dal Marmottan Monet al museo Malraux. Ma quell'avamporto di Le Havre non esiste più, scomparso sotto le bombe dell'ultima guerra, mentre gli scorci liguri di cui restano trentotto tele nel mondo appaiono inalterati dopo 135 anni: La valle del Sasso di Bordighera (Vallée de Sasso, effet de soleil), il castello medioevale dei Doria di Dolceacqua (Le Château de Dolceacqua) con il ponte a schiena d'asino che per Monet è «un gioiello di leggerezza». E una veduta di Montecarlo (Montecarlo vu de Roquebrune) prestito dalla collezione del principe Alberto di Monaco. La datazione è sempre 1884 - Monet soggiorna a Bordighera dal 17 gennaio per 79 giorni ma nel paesaggio di Monaco il salto è enorme verso la rarefazione del soggetto, il colore che disfa la forma per rendere l'irradiazione della luce. Montecarlo è per Monet un luogo perfetto, «i motivi sono più compiuti, più quadro» rispetto alla Liguria, ma lui non regge il brulicare di gente. È un «cacciatore» che fa la posta in silenzio al variare dell'atmosfera e resta rapito dagli allora Giardini Moreno, ottanta ettari di palme ulivi agrumi che digradano verso il mare. Mai dipinge prima in quel modo, mai ne scrive così tanto. A Durand-Ruel, alla compagna Alice Hoschedé rimasta ad attenderlo nella tenuta di Giverny. Le due vedute liguri provengono dal Marmottan Monet che vanta come suggerisce il nome la più cospicua collezione di opere del maestro ed una direttrice scientifica intraprendente, Marianne Mathieu. E se il castello ospita lo Château oltre alla veduta monegasca, Bordighera espone uno scorcio di paesaggio famoso nel mondo (un Palmiers à Bordighera è al Moma di New York) nella villa della regina Margherita - dove l'ultima sovrana d'Italia visse a lungo e morì - sfarzosamente ristrutturata dalla Fondazione Terruzzi nel 2008, chiusa e abbandonata per il taglio dei fondi provinciali e i danni d'alluvione. Riallestita con sforzo per l'occasione dall'amministrazione comunale. Aldo Herlaut, già addetto culturale presso il ministero degli Esteri francese, cura l'evento con l'intento di usare «un ponte anche come metafora» di una cultura che superi le incomprensioni tra due nazioni vicine.

Ci narra di gelosie d'artista anche il critico Joachim Pissarro, pronipote di Camille, professore universitario a New York ed ospite d'eccezione in quanto tra i massimi esperti dell'opera di Monet. Sua la fondamentale Monet e il Mediterraneo al Kimbell Museum in Texas del '97: il precedente risale al 1888, la mostra che Theo Van Gogh curò a Parigi nella prestigiosa Galerie Boussod & Valadon da lui diretta. Tra i visitatori, un giovane Vincent che per J. Pissarro ha bene in mente i quadri di Bordighera quando dipinge le sue vedute di uliveti. Pissarro pittore invece patisce il successo di Monet. A proposito della serie dei Covoni un esemplare il mese scorso all'asta da Sotheby's a 110 milioni di dollari- scrive a Durand-Ruel di non capire perché l'amico abbia scelto un soggetto così volgare, a puro scopo di lucro.

È a Bordighera che nasce l'invenzione della serie: più tele su cui lavorare per cogliere le rifrazioni della luce nello stesso luogo in differenti momenti della giornata. Sono note cinque tele sulla Valle del Sasso, Pissarro sottolinea la scelta formale minimalista - in mostra una vegetazione folle che soffoca un cubo, rudere di una torretta di avvistamento - su cui il pennello registra una sinfonia di variazioni di clima luce colore. Monet parte da forme primarie - come un Donald Judd o un Sol LeWitt dell'800 per arrivare ad un risultato di complessità infinita. Si lascia andare alla seduzione del pericolo in luoghi che rafforzano all'estremo la sua ossessione per la natura e per la sfida pittorica.

È così che Bordighera e dintorni divennero un «luogo singolare nella vita dell'impressionismo» e che in Ritorno in Riviera è il contesto storico il valore che fa la differenza.

Renoir trascorrerà gli ultimi anni della sua vita poco distante, a Cagnes-sur-Mer («avrei guadagnato dieci anni a fare un po' di ciò che Monet ha fatto a Bordighera») e Monet gli rende visita ancora nel 1908 quando per l'ultima volta ritorna in Italia e nella cittadina ligure risalendo da Venezia.

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