Cultura e Spettacoli

"Portare i ragazzi in un collegio anni '80 serve a far capire loro che privilegi hanno"

Torna il reality di Raidue: racconta la scuola che fu ai giovani di oggi

"Portare i ragazzi in un collegio anni '80 serve a far capire loro che privilegi hanno"

Ovunque vada lo insegue il tormentone «Marilù». Appena un ragazzo lo riconosce, che sia in una scuola, in un supermercato o in un bar, scatta l'urlo, quello delle liti tra le gemelle Fazzini che nella scorsa edizione del programma è diventato virale ed è entrato nel linguaggio comune. All'inizio, al professor Andrea Maggi, docente di italiano ed educazione civica ne Il collegio, il programma (prodotto da Magnolia-Banijay) di Raidue, che torna in onda da stasera per la quarta stagione, dava un po' fastidio, ma poi ci ha fatto l'abitudine e adesso si diverte quando qualcuno gli si rivolge intonando «Marilù».

Professor Maggi, quell'inno è diventato il simbolo di come un canale della tv generalista sia riuscito ad avvicinare i giovani ormai tutti drogati di telefonini e computer...

«Vero. L'anno scorso il programma ha avuto un successo tanto sorprendente tra i ragazzi che forse neppure la Rai se lo aspettava. È molto interessante il fatto che la vecchia tv riesca a parlare ai giovani sia attraverso effetti comici sia attraverso la riflessione e la discussione che riesce a provocare».

Diventa virale uno show in cui una delle regole fondamentali è l'assenza di qualsiasi apparecchio digitale, essendo ambientato nel 1982.

«Infatti ai giovani si riesce a parlare proprio grazie alla sfida che viene proposta loro: lasciare a casa telefonino e i-pad e misurarsi con le regole di una volta».

E come reagiscono gli allievi scelti per questa stagione (il programma è registrato in estate), che comunque sanno a cosa vanno incontro avendo visto le edizioni precedenti?

«All'inizio restano ugualmente scioccati. Per loro è inconcepibile vivere senza il cellulare. Ma, a dire il vero, li terrorizza ancora di più tagliare i capelli e questo vale sia per le femmine sia per i maschi: per loro l'estetica ha un'importanza esagerata»

Comunque, negli anni 80 le prime innovazioni tecnologiche entravano nelle scuole...

«Infatti i ragazzi saranno dotati di Commodore 64 e videocassette, archeologia rispetto a quello di cui sono in possesso oggi. Ed è interessante vedere le loro reazioni, e notare che scoprire il passato li aiuta a ragionare sul tesoro che hanno a disposizione ma che non sanno sfruttare.

Il confronto con le regole?

«Praticamente per loro sono parole sconosciute. Non conoscono il significato della parola no, come se i professori parlassero in aramaico. Sono cresciuti iper viziati, con genitori permissivi che concedono tutto. Essere espulsi per cattiva condotta è uno shock... E non sono stati scelti apposta ragazzi più problematici per dare materiale allo show televisivo: ho insegnato in classi peggiori di quelle del programma... Il Collegio mi rilassa...».

Continuerà a insegnarci se ci fossero altre edizioni?

«Assolutamente si. Questa esperienza mi ha messo in contatto con ragazzi di tutta Italia dandomi modo di conoscere linguaggi, abitudini e culture che mi sono preziose. E poi migliaia di giovani (300.000 followers) che mi hanno conosciuto grazie al programma mi scrivono per chiedere consigli, sfogarsi, confidarsi. Un tesoro inestimabile per un professore

Ma c'è differenza tra la scuola degli anni 80 e quella di oggi?

«Abissale, anche se gli anni 80 non erano i più rigidi 60, che abbiamo proposto nelle scorse edizioni, in quell'epoca tra gli studenti c'era più rispetto ed educazione. Certo, anche allora si trovavano ragazzi terribili , ma oggi il malcostume è dilagante. La differenza sta nella percezione dell'adulto: prima un ragazzo nello scontro con i grandi cercava la propria identità. Adesso l'adulto è una figura liquida, vaga, indecisa, un adultescente, che diventato genitore finisce per diventare amico dei figli senza riuscire a imporre principi. Motivo per cui ai ragazzi manca il senso del limite.

E, alcuni, finiscono male».

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