Cultura e Spettacoli

Povero Robin Hood ridotto a saltimbanco

di Otto Bathurst con Taron Egerton, Jamie Foxx, Jamie Dornan, Paul Anderson

Ma perché? È la domanda che sorge spontanea al termine delle quasi due ore di visione di questa pessima versione di Robin Hood. Che senso ha ridurre le gesta del popolare eroe a quelle di un qualsivoglia videogame? Perché è questo che vedrete. Un saltimbanco che cade dall'alto di palazzi senza farsi un graffio o che si contorce in volo, neanche fosse un ginnasta olimpionico, mentre scaglia frecce a ripetizione (con un'arma che pare un bazooka), sfidando la gravità. Un Robin Hood 2.0, per schiacciare l'occhio agli adolescenti e solo a loro, infischiandosene, dunque, del pubblico adulto che, qualche versione migliore, negli anni, l'ha vista, come quella del '38 con Errol Flynn o del '91 con Kevin Costner. Qua, no. L'anonimo Taron Egerton viene costretto a parodiare, a seconda delle scene, Rocky, Lara Croft, Ben Hur, Matrix, Ocean's Eleven, il genere Vuxia, affiancato da Jamie Foxx, un Little John magro, nero e islamico. Una visione quasi postmoderna, con abuso, nei corpo a corpo, di rallentatore (ancora?) o di scene schizofreniche dove si capisce poco o nulla di quel che succede. Robin di Loxley si innamora di Lady Marian (Eve Hewson, la figlia del cantante Bono), la sposa e tutto sembra andare a gonfie vele nella sua splendida abitazione. Però, viene spedito alle Crociate dove salva la vita al nemico Little John. Tornato al villaggio, vicino alla foresta di Sherwood, scopre che la casa è andata distrutta, che la moglie, credendolo morto, si è accasata con Will Scarlet (il Jamie Dornan delle 50 sfumature), mentre lo sceriffo di Nottingham (Ben Mendelsohn) opprime il popolo tassandolo a più riprese. Robin, con l'aiuto di Little John e Fra Tuck, organizzerà la rivolta, con furti sempre più fantasiosi, trasformandosi in Robin Hood. Un film anche politico (da rimarcare la scena con Robin e i suoi ribelli che sembrano dei black bloc con tanto di molotov), con la chiara accusa alla società moderna che concentra la ricchezza nelle mani di pochi. Il ridicolo finale, con un buono che repentinamente cambia bandiera, neanche fosse un politico italiano, fa presagire seguito in vista. Dio e gli incassi ce ne scampino.

Il titolo «scult» di questo 2018.

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