Cultura e Spettacoli

Presentata la versione molto dark (e molto tecnologica) della storia di Collodi Con una ricca galleria di animali umani

Presentata la versione molto dark (e molto tecnologica) della storia di Collodi Con una ricca galleria di animali umani

Quanti bei musi di asinelli e pecorelle, mentre un cuore umano pulsa dentro il petto di legno di Pinocchio. E che spasso quel giudice babbuino: grugniti, grattatine e infine la lapidaria sentenza contemporanea: «Gli innocenti vanno in prigione!». Tra abbracci e scricchiolii lignei, tuttavia, e mentre abbondano boschi e tramonti meravigliosi, una Fata dai capelli turchini (Marine Vacth) s'affaccia con la sua aria tossica, da malìa senza tempo, labbra violastre. E ripugnanti peli da somaro invadono i corpicini di Lucignolo e Pinocchio, trasformati - come da fiaba - in bestie raglianti. Poi arriva un altro pugno nello stomaco: l'asinello-Pinocchio gettato in mare, con una macina al collo perché affoghi.

Amanti degli animali, corazzatevi. Perché Matteo Garrone, tra gli autori più prestigiosi del nostro cinema, ai suoi tocchi dark non può rinunciare. Anche se, stavolta, punta al lieto fine e pensa d'aver concepito un film per le famiglie. Un conto è leggere la favola di Pinocchio, romanzo conosciuto in tutto il mondo da quando il suo autore Carlo Lorenzini, in arte Collodi, nel 1883 pubblicò il suo famoso romanzo, con le illustrazioni di Enrico Mazzanti, preso a modello concettuale dal regista di questo film natalizio molto atteso, e un altro conto è dar vita all'immaginario pinocchiesco insieme ai tecnici del silicone e agli artisti del 3D, avendo il tocco de L'imbalsamatore e l'acuminata visione di Dogman. Qualcosa di freddo irrompe, comunque, sulla scena che, tra effetti speciali, costumi sontuosi e scenografie favolose, rimane fiammeggiante, però non infiamma.

Nell'insieme, Pinocchio viene riscaldato più dall'interpretazione umanissima di Roberto Benigni, qui un Mastro Geppetto commovente quando, da povero falegname, mendica lavoro e legno per sbalzarsi un figliolo con le sue mani, che dalle numerose figure di animali antropomorfi - la Lumaca bavosa di Maria Pia Timo; il Tonno nel ventre della Balena, alias Maurizio Lombardi, il Gatto (Rocco Papaleo), o la Volpe (Maurizio Ceccherini), laidi quanto basta mentre fanno spuntini alle spese di Pinocchio - seminate ad arte. Un'arte pittorica che Garrone possiede di suo (è prima pittore e poi cineasta per gioco) ed è il suo marchio di fabbrica in questa coproduzione internazionale Italia/Francia. I macchiaioli e Bosch si mescolano nei campi, dove contadini e mercanti da fiera esercitano mestieri faticosi, intanto che il mago dei trucchi prostetici Mark Coulier, esperto britannico di face painting, ci restituisce un burattino-bambino (Federico Ielapi, già attore nella fiction tv Don Matteo e in Quo vado? di Checco Zalone), plastico e legnoso al contempo.

Non è stato facile per il perito di make-up, che ha contribuito alla serie Harry Potter e ha vinto l'Oscar per i trucchi di Grand Budapest Hotel, tener fermo il decenne Ielapi per sottoporlo a quattro ore al giorno di gelatina prostetica spalmata in faccia. Ma il risultato è notevole: Pinocchio si fa seguire «anche oltre il mare», per dirla con Collodi.

Se si tratta d'un film per bambini dai 4 agli 80 anni, lo dirà il pubblico.

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