Cultura e Spettacoli

Primeteatro

Chi fosse Rosalina Neri lo sapevamo da tempo, ma non ci aspettavamo che ridendo e scherzando volesse narrarci la sua avventura teatrale come una bella favola destinata a non interrompersi mai. All'inizio ci ricorda che nel suo show televisivo londinese cantò la grande aria di Violetta nella Traviata. E che subito dopo Giancarlo Menotti la fece volare fino ad Amsterdam per interpretare la sua opera il Telefono, in cui una donna disperata piangeva all'apparecchio tutte le sue lacrime. Ma ecco che lo spettacolo di oggi intitolato Je me fut prende subito l'avvio. E Rosalina, sotto la guida intelligente di Cristina Pezzoli evoca la Scapigliatura. Quando, diretta da Filippo Crivelli, era una Gautier meneghina giunta in bicicletta all'appuntamento con l'Armando. Poi con un gesto beffardo cambia regista, passando a Strehler. E allora ecco la Zaira della Grande Magia che accudisce il canarino nella gabbietta del mago davanti agli ospiti dell'hotel Metropol. Saremmo al rimpianto, ma la Neri, dopo aver intonato Le foglie morte ci assicura, come la Piaf, di non rimpiangere nulla. Anzi che lei è stata e sarà sempre L'Adalgisa di Gadda, quella che faceva fremere la platea del Fossati carezzandosi voluttuosa il seno. Mentre lei al teatro Gerolamo, con un lampo malizioso negli occhi, ci ricordava che tutto il mondo è un teatro che non muore mai. Perché Rosalina ci avverte che la vita va assaporata e goduta con gioia fino in fondo. Non è vero Miss Neri?

JE ME FUT - Milano, teatro Franco Parenti.

Commenti