Cultura e Spettacoli

Il primo e l'ultimo film. Ecco l'Orson Welles che non si è mai visto

Un libro racconta gli esordi del grande regista e Netflix ha salvato una pellicola incompleta

Il primo e l'ultimo film. Ecco l'Orson Welles che non si è mai visto

C'è l'Orson Welles edito, il mostro sacro che si trova a soli 25 anni a firmare il suo primo film, Quarto potere (1941), universalmente considerato il più importante della storia del cinema, e c'è quello inedito che continua a sorprendere tutti, i suoi studiosi in primis. Quando pensi di aver visto tutto, come per esempio nella prima grande retrospettiva dei suoi film nel 1977 al mitico Obraz Cinestudio di Milano (grazie a Paolo Mereghetti con Sandro Studer e Enrico Livraghi), ecco che nel 2008 per caso a Pordenone viene ritrovata la pellicola considerata perduta del suo vero primo film, Too Much Johnson, concepito come spiegazione dell'intricata trama dell'omonima pièce di William Gillette portata a teatro da Welles. Mentre da poco è terminato il montaggio del film incompleto girato nel 1972 The Other Side Of The Wind.

L'alfa e l'omega di una delle carriere più bulimiche nella storia del cinema che ha visto il regista, nato il 6 maggio del 1915 vicino Chicago, passare con naturalezza estrema dal teatro alla radio (memorabile la trasmissione La guerra dei mondi ispirata all'omonimo romanzo di H. G. Wells che nel 1938 gettò gli Stati Uniti nel caos facendo credere allo sbarco dei marziani), alla tv, alla pubblicità e al cinema anche come interprete aiutato dal suo strabordante physique du rôle (Gore Vidal diceva che «si vestiva con tende riadattate, a cui attaccava il bavero, le tasche e i bottoni per dare l'illusione di un abito normale»). Ma i due film raccontano molto del modus operandi di Orson Welles e, in definitiva, dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, il genio quasi innato del regista. In questo senso la storia del suo primo film è esemplare così come viene egregiamente raccontata da un libro appena uscito per Mimesis, Alle origini di Quarto potere. Too Much Johnson: il film perduto di Orson Welles di Massimiliano Studer, che ripercorre, quasi come se fosse una spy story, il ritrovamento del film muto con Joseph Cotten, tre anni prima di essere il protagonista di Quarto potere. Lo stesso regista ha sviato tutti dicendo sempre che i materiali erano andati distrutti nell'incendio della sua tenuta alle porte Madrid. Studer dimostra come la scusa dell'incendio fosse l'ennesimo «colpo di cinema» di Welles per mantenere il mito di Quarto potere, il capolavoro della storia del cinema girato da un giovane fuoriclasse che non conosceva bene il mezzo cinematografico. D'altro canto uno dei suoi ultimi film non si intitola proprio F For Fake/Verites et Mensoges (F come Falso/Verità e menzogne)? Tutto viene contraddetto - scrive lo studioso - «dalle insolite inquadrature, le profondità di campo, il montaggio in stile avanguardistico».

Dal primo film si arriva ora al suo ultimo, The Other Side Of The Wind, che, dopo decenni, è stato completato e restaurato grazie a Netflix con il montaggio di Bob Murawski, la musica di Michel Legrand e la supervisione del produttore dell'epoca Frank Marshall insieme a Filip Jan Rymsza e a Peter Bogdanovich a cui Welles lasciò il compito di portarlo a termine. Certo suona tutto un po' paradossale: il colosso dello streaming che salva una pellicola e ne consentirà per la prima volta la visione dopo il festival di Cannes dove probabilmente sarà mostrato (nelle scorse settimane c'è stata una proiezione speciale per pochi fortunati come i registi Paul Thomas Anderson e Quentin Tarantino). E si tratterà del film testamento di Welles perché, come ha spiegato Paolo Mereghetti, studioso da sempre del regista, il film, che inizia con un flashback come Quarto Potere e ha numerose scene di nudo, ruota attorno a un party a casa del protagonista J. J. Jake Hannaford. Leggendario e stravagante regista invaghitosi del suo attore, nell'ultimo giorno di vita è impegnato a pianificare il suo ritorno: è praticamente il ritratto di Welles stesso, «l'atto finale di un regista che vedeva Hollywood cambiare rapidamente (ed emarginarlo), cancellando troppo in fretta il ricordo del passato». L'alter ego registico, interpretato da John Huston, era per Welles «un vagabondo, la maggior parte delle volte che girò un film lo fece il più possibile lontano dagli studi della California».

Che è quello che ha fatto esattamente per tutta la vita il grande regista morto nel 1985.

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