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Quando la giornalista perse un occhio e poi venne uccisa

A private war è un film che racconta la vera storia di Marie Colvin, giornalista di un quotidiano britannico, che diede la vita per portare a termine il suo reportage in Siria

A private war, quando la giornalista perse un occhio e poi venne uccisa

A private war è il film che andrà in onda questa sera alle 21.10 su Rai 3, presentato alla festa del Cinema di Roma e che racconta la storia vera della reporter di guerra Marie Colvin, portata sul grande schermo dall'attrice Rosamund Pike.

A private war, la trama

Uscito al cinema nel 2018, A private war racconta la storia della giornalista del The Sunday Times che, con coraggio e tenacia, riuscì a raccontare zone di guerra come l'Iraq, l'Afghanistan e la Libia. Una determinazione professionale che porterà Marie Colvin a mettere a repentaglio la sua stessa incolumità: perse un occhio durante un reportage in Sri Lanka e, a dispetto di tutto, continuò sempre a portare avanti il suo lavoro e il suo bisogno di testimoniare gli orrori perpetrati in zona di guerra, fino al terribile assedio di Homs, in Siria.

La vera storia di Marie Colvin

Come viene fatto notare da Coming Soon, A private war di Matthew Heineman è un film che prende spunto dall'articolo Marie Colvin's Private War, pubblicato su Vanity Fair nel 2012. Un articolo che racconta l'ultimo reportage a cui la giornalista stava lavorando, prima della sua tragica fine in Siria. Veterana del giornalismo di guerra e vera e propria leggenda negli affari esteri, Marie Colvin aveva iniziato a lavorare al Sunday Times di Londra nel 1986, specializzandosi sempre di più nel descrivere zone di guerra, dove i conflitti erano davvero violenti e, soprattutto, pericolosi.

Ad esempio, come ricorda il Times, Marie Colvin volò in una regione dello Sri Lanka per intervistare il leader delle cosiddette Tigri Tamil, un gruppo militante ribelle che aveva dato il via a una guerra civile con il governo. Marie Colvin partì insieme alla sua scorte nel cuore della notte, ma finì col trovarsi sotto il fuoco delle truppe dello Sri Lanka. "Sono rimasta illesa finché non ho gridato che ero una giornalista", spiegò la stessa Colvin."Poi hanno fatto esplodere la granata". A seguito dell'esplosione, Marie Colvin venne portata a New York per essere sottoposta a un intervento chirurgico che la portò a perdere l'occhio sinistro. Ma nonostante questo, mentre era ancora degente in ospedale, riuscì a scrivere un articolo di più di tremila parole sulla guerra e la crisi umanitaria nello Sri Lanka.

Nel corso della sua carriera Marie Colvin incontrò e intervistò molti capi di Stato e leader militari come Mu'ammar Gheddafi, ma la sua "passione" era soprattutto quella di raccontare l'impatto che la guerra aveva nella vita delle popolazioni. Come viene raccontato sul sito della Marie Colvin Memorial Foundation, la giornalista disse: "Queste sono persone che non hanno voce. Sento di avere una responsabilità morale nei loro confronti, che sarebbe da codardi ignorare. Se i giornalisti hanno la possibilità di salvare la loro vita, dovrebbero farlo."

Possibilità che la giornalista ebbe nel 1999 a Timor Est, il paese del sud-est asiatico, quando alla Colvin venne riconosciuto il merito di aver salvato la vita a 1500 donne e bambini che erano intrappolati dalle forze militari indonesiane in un complesso delle Nazioni Unite. Quando il personale ONU e gli altri giornalisti sono stati evacuati, Marie Colvin si è rifiutata di partire e di abbandonare gli abitanti del posto. Continuò invece a scrivere dall'interno, raccontando la difficile situazione che vivevano questi rifugiati. Imbarazzate dal reportage della Colvin, le Nazioni Unite decisero di tornare sui propri passi evacuando tutti i rifugiati e salvando la loro vita. Una vita dedicata ai più deboli e a coloro che non avevano armi per difendersi: questa è stata la carriera di Marie Colvin fino al 2012, quando decise di voler raccontare la guerra in Siria. Nonostante il governo siriano avesse fatto dei tentativi per impedire che giornalisti stranieri raccontassero il conflitto, Marie Colvin riuscì a raggiungere la città di Homs, che aveva già subito dei bombardamenti. Riguardo il conflitto scrisse:"È una menzogna il fatto che stiano inseguendo dei terroristi. L'esercito siriano sta semplicemente bombardando una città abitata da civili che sono infreddoliti e affamati."

Il giorno dopo questa testimonianza, il 22 febbraio 2012, Marie è stata uccisa nel centro per le comunicazioni improvvisato a Homs in cui si trovavano lei e molti altri giornalisti.

Il luogo è stato bombardato da un missile siriano che ha ucciso anche l'acclamato fotografo francese, Rémi Ochlik, il fotografo britannico Paul Conroy, il traduttore siriano Wael al-Omar e la giornalista francese Edith Bouvier.

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