Cultura e Spettacoli

Riccardo Cocciante: «Penso all'opera, per ora basta col pop»

Riccardo Cocciante: «Penso all'opera, per ora basta col pop»

Si gode la popolarità a ondate, con parsimonia, ritroso com'è ai riti modaioli e mediatici. Riccardo Cocciante preferisce farsi «sentire» piuttosto che farsi «vedere», ma questa volta ha unito le due cose ed è in pista sia come caposquadra e giudice nel talent The Voice che negli usuali panni di cantautore con il quadruplo cofanetto antologico (con rarità) Sulle labbra e nel pensiero. «In realtà non amo molto apparire - ammette Cocciante - ma ho fatto volentieri un'eccezione. L'esperienza televisiva mi ha convinto ancor di più a pubblicare questa antologia non solo per i miei fan, ma soprattutto per tutti i giovani che non conoscono il mio passato».
E così ecco i tre dischi che raccolgono cinquantacinque suoi classici, da Se stiamo insieme a Celeste nostalgia passando per Questione di feeling in duetto con Mina, cui se ne aggiunge un quarto piuttosto raro. «Ci sono le cose curiose che uno non s'aspetta. Roba che ho tirato fuori dai cassetti come la mia versione, rimasterizzata, di Michelle dei Beatles, Aida dal vivo con Rino Gaetano e il New Perigeo, brani rock e jazz tratti da film come Roma bene o ancora l'inno a Lione che ho scritto per l'arrivo del Duemila». È soddisfatto delle sue novità Cocciante, e guarda al futuro secondo una nuova prospettiva, seguendo la strada per altri versi seguita prima da Fossati e poi da Guccini. «Non so se e quando farò un nuovo album, forse mai. Non sono spinto dalla molla commerciale. Se inciderò canzoni sarà perché le sento davvero. Nei primi anni di carriera c'è l'ispirazione, la freschezza artistica poi, se non ci si sa dosare, arriva la ripetizione e la noia».
Intanto l'artista fa il bilancio della sua apparizione televisiva - appena conclusa su Raidue con un buon successo di ascolti - che gli ha portato nuova popolarità. «All'inizio ero perplesso, non sapevo se partecipare perché sono piuttosto chiuso, non sono certo uno brillante nel parlare o che ami farsi vedere. Però due motivi mi hanno spinto a scegliere The Voice: il fatto che non contasse l'estetica dei personaggi, infatti le prime audizioni avvenivano “al buio” e, cosa ancora più importante, che non si litigasse e non si alzasse mai la voce tra giudici e concorrenti. The Voice è unico; non avrei mai accettato di partecipare ad un altro talent show».
E poi, anche se dietro le quinte, Cocciante ha una solida esperienza in materia di «giudice» e «coach». «Le audizioni di Notre Dame de Paris le ho seguite tutte io personalmente sentendo centinaia di giovani e scegliendo i più adatti alle mie esigenze». Ma come sono questi giovani dei talent show? «Sono bravissimi, eccezionali, tecnicamente molto più preparati di noi alla nostra epoca. L'unico handicap è che il mondo d'oggi non permette loro di sperimentare. Noi avevamo il diritto di sperimentare, di cercare strade nuove, volevamo fare la rivoluzione. Adesso è tutto omologato. Per le case discografiche o funzioni subito o è finita». Non è un nostalgico però Cocciante: «Non penso al passato come a un Eden, la musica oggi è ottima e ci sono strepitose contaminazioni tra i generi, i suoni indiani, asiatici, c'è il rap che un tempo non c'era, c'è il rock dei Korn. Non è assolutamente vero che ci sia meno creatività. Io guardo solo al presente e al futuro».
E così il cantautore di origine vietnamita si tuffa nell'oggi raccontando i suoi prossimi progetti. Non penserete mica che non incidere nuovi album significhi fermarsi? «Ho un sacco di progetti. «Porterò di nuovo in tournée Giulietta e Romeo in una nuova versione e tra poco inizierò anche la lavorazione dell'omonimo film. Tornerà anche Notre Dame, assente dalle scene da tanto tempo dopo i successi in tutto il mondo. Prima o poi arriverà una nuova opera. Ho tante arie già pronte e continuo a scrivere musica. Dalla scrittura quotidiana ho messo insieme Notre Dame, quindi non è detto che non venga fuori qualche nuovo esperimento».

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