Cultura e Spettacoli

"Ritorna il mio Mario genio e stupido come l'italiano medio"

Al via su Mtv la nuova stagione della serie che irride l'informazione televisiva. Intanto l'attore è sul set di un film in cui ironizza su vizi e virtù dei cittadini

"Ritorna il mio Mario genio e stupido come l'italiano medio"

La nuova stagione di Mario , che martedì alle 23 debutta su Mtv, porta con sé una piccola rivoluzione e, per dirla alla Maccio Capatonda, ci farà venire «un attacco di pane». I buoni diventano cattivi, i calvi capelloni, c'è chi si ritira dalla politica e chi viene allenato per fare il premier. Il suo creatore Marcello Macchia, alias Maccio Capatonda, ci ha raccontato come sarà.

Qualcuno ti chiama ancora Marcello?

«La mia famiglia e le persone che mi sono più vicine. Per gli altri sono Maccio, Mario, Mariottide. L'importante è che ci sia il “Ma”. Il “ma” sintomo di qualcosa che non va bene».

A nove, dieci anni hai iniziato a girare film horror. Perché volevi terrorizzare la persone?

«Gli unici film che mi facevano provare qualcosa erano gli horror e i thriller, che i miei genitori mi hanno permesso di vedere forse troppo presto. Ero un grande fan di Dario Argento e volevo riproporre da regista le emozioni che mi davano i suoi film anche se alla fine venivano fuori delle cagate pazzesche. In fondo però già lì c'era già la voglia, e la consapevolezza, di far ridere. Anche negli horror ci sono momenti comici e grotteschi. Nella nuova stagione di Mario ci sono molte situazioni tragicomiche di questo tipo. La serie oscilla continuamente fra dramma e stupidità. La verità è che mi vergogno a essere troppo serio se mi chiedessero di interpretare un ruolo drammatico avrei paura di sfociare nel ridicolo».

Che rapporto avevi da piccolo con la tv e che rapporto hai oggi?

«Io sono stato educato più dalla televisione che dai miei genitori e traggo ispirazione più dalla realtà mediata dai programmi televisivi che dalla vita vera. Oggi guardo meno tv perché non ho tanto tempo ma quando la accendo guardo le cose peggiori: la tv spazzatura, il trash, le televendite, i programmi delle tv private. Un po' perché sono materiale da studio, un po' perché effettivamente mi piacciono».

Perché hai scelto di fare satira proprio sul tg?

«Avevo l'esigenza di fare una serie che mi permettesse di inserire contenuti più brevi e non necessariamente legati a questa come i servizi tv e gli spot. I Tg sono contenitori ormai di qualsiasi cosa, sono delle piccole fiction che raccontano il Paese a puntate. Quando ero piccolo vedevo il Tg5 e di seguito Beautiful : la serialità era la stessa».

Nella nuova stagione il personaggio di Mario viene stravolto: da paladino del giornalismo indipendente a sbruffone che tratta malissimo i suoi collaboratori. Svolta drastica?

«Miravamo a rendere il personaggio di Mario più sfaccettato e volevamo farlo subito. Per questo la serie si apre con un riassunto di quello che è accaduto e l'annuncio che quella che si sta per vedere è la terza stagione perché la seconda è stata girata malissimo, in Vhs e quindi non è mai andata in onda. Il nuovo Mario e il padre Lord Micidial hanno un piano per controllare il mercato e ridurre la popolazione in schiavitù e per farlo decidono di scendere in politica attraverso Ginetto, figlio di Lord Micidial, che è perfetto per essere candidato. È ingenuo, manipolabile e stupido. Un perfetto politico. Si scoprirà solo nell'ultima puntata se riuscirà a vincere le elezioni. Questo filone non sarà comunque predominante. Sono cresciuto alla scuola della diseducazione politica: è un argomento che non mi interessa e di cui non sono informato. La mia è una satira fatta non da chi ci crede o la vive direttamente ma da chi la vede in tv. Ritorneranno poi gli spot, i servizi tv, e ci saranno guest star come Nino Frassica, Andrea Scanzi, Andrea Diprè e Leone di Lernia».

Sei impegnato a Milano sul set di Italiano Medio , il primo film scritto, diretto, interpretato da te che sarà nelle sale a marzo 2015. Chi è secondo te «l'Italiano Medio»?

«Quello che cerco di dire ne L'Italiano Medio , ma più in generale con la mia comicità, è che l'italiano è confuso, non sa bene che pesci prendere. Oscilla fra la voglia di cambiare il Paese e combattere, anche contribuendo in prima persona e impegnandosi, e quella di sbattersene di tutto e farsi i cavoli suoi, perché tanto non cambia niente. Almeno, questo è “l'Italiano me”.

Quello che mi sento di essere dopo 36 anni di vita in questo Paese».

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