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Quando "RoboCop" rischiò la disidratazione

RoboCop è un film cult degli anni '80 che ha affrontato la fantascienza e la distopia, ma che è stato anche un incubo per il protagonista che, per realizzare la pellicola, ha messo a rischio la propria salute

Quando "RoboCop" rischiò la disidratazione

Robocop - che andrà in onda questa sera alle 21.20 su Rai 4 - è il film del 1987 diretto da Paul Verohoeven che ha avuto il merito di diventare un classico sia nel genere della fantascienza, sia in quello legato alla distopia. Nel 2014 la pellicola di Verhoeven è stata anche al centro di un reboot diretto da José Padilha con Joel Kinnaman come protagonista, che tuttavia non ha avuto neanche lontanamente il successo sperato.

Robocop, la trama

In un futuro non troppo lontano, in una Detroit devastata da un tasso sempre maggiore di criminalità che rende la città invivibile, la multinazionale Omni Consumer Product - conosciuta con l'acronimo OCP - decide di portare avanti il progetto RoboCop, incentrato sulla possibilità di avere dei cyborg come agenti di pattuglia. Nel frattempo il poliziotto Alex Murphy (Peter Weller), famoso per il suo coraggio e la sua forza, si scontra con una banda criminale guidata da Clarence Boddicker (Kurtwood Smith) e nello scontro il poliziotto perde la vita. Tuttavia per Weller non si tratta della fine: la OCP cura il corpo del poliziotto utilizzando parti meccaniche mentre un sistema informatico di ultima generazione è in grado di controllare il cervello danneggiato dell'uomo.

RoboCop inizia così la sua vita come agente di pattuglia e ben presto la città lo eleva allo status di eroe. Intanto però l'ex collega di Alex Murphy, Ann Lewis (Nancy Alles), è l'unica a conoscere la vera identità di RoboCop e vuole aiutare l'amico a recuperare i ricordi che l'uomo ha perso durante la "trasformazione". Man mano che i ricordi affiorano RoboCop decide di indagare anche sul proprio omicidio e ben presto la verità che si affaccerà davanti ai suoi occhi robotici lo porterà a sfidare forze che ben presto chiederanno la sua eliminazione.

La difficile lavorazione per Peter Weller

All'inizio sembrava che RoboCop fosse un film che non avrebbe mai visto la luce. Come racconta il sito dell'Internet Movie Data Base, la sceneggiatura del film incentrata sul poliziotto robotico era stata mandata a un numero esorbitante di registi di Hollywood che non si erano fatti scrupoli a rimandarlo indietro, dicendosi non interessati allo sviluppo della storia. Un destino simile a quello che quasi avvenne anche con Paul Verhoeven: il regista, infatti, aveva gettato la sceneggiatura che gli era stata mandata dopo aver letto solo la prima pagina, convinto che si trattasse solo di un film d'azione di dubbia qualità. A salvare il film di RoboCop, secondo IMDB, ci pensò la moglie del regista che, a insaputa del marito, lesse la sceneggiatura da cima a fondo, amandola. In un secondo momento, poi, convinse Verhoeven che non aveva davanti solo un film d'azione, ma una sceneggiatura che affrontava temi importati e che soprattutto era stratificata con numerosi elementi allegorici e di satira sociale. E fu così che il regista accettò il lavoro e RoboCop poté vedere la luce in quel di Hollywood. Ma la lavorazione del film fu un incubo soprattutto per il suo protagonista.

Uscito in sala nel 1987, RoboCop non poteva fare uso del green screen che ora viene usato moltissimo in ambito cinematografico: questo vuol dire che Peter Weller doveva utilizzare e indossare sempre il pesante costume di RoboCop, diventato poi una vera e propria icona. Il costume era pesante, scomodo e ingombrante, al punto che quando era interamente vestito Peter Weller non riusciva a entrare nella macchina della polizia: ed ecco perché, se si fa attenzione, si può notare come la maggior parte delle riprese dell'attore non lo mostrino mai all'interno dell'abitacolo, ma sempre mentre si accinge a entrare in macchina o quando ne è appena uscito. Per le scene in cui, obbligatoriamente, era necessario vedere RoboCop all'interno della macchina, Peter Weller era costretto a indossare la parte superiore del suo costume, mentre sotto portava solo la biancheria. Tuttavia, per dare la sensazione che indossasse sempre il costume intero, molte riprese mostrano i piedi robotici di Peter Weller che escono dalla macchina. Un piccolo "inganno" fatto da Paul Verohoeven per non spezzare troppo la "credibilità" del film.

Ma forse i problemi maggiori Peter Weller li ha avuti semplicemente indossando il costume. L'armatura era così calda e pesante che l'attore rischiò la disidratazione. Come spiega IMDB, proprio a causa della pesantezza del costume Peter Weller era arrivato a sudare così tanto da perdere tre libbre al giorno, che corrispondono quasi a un chilo e mezzo.

Per ovviare a questa situazione di malessere e di rischio, all'interno del costume venne inserito un piccolo sistema di aria condizionata che potesse permettere all'attore di lavorare senza correre il rischio di perdere i sensi.

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