Cultura e Spettacoli

Alla Scala si cambia: il francese Meyer al posto di Pereira

Non è ancora ufficiale, ma il cda del teatro punta sul manager come sovrintendente

Alla Scala si cambia: il francese Meyer al posto di Pereira

Alla Scala si chiude con l'era Alexander Pereira. Entra in campo un nuovo sovrintendente, il francese Dominique Meyer, ai vertici dell'Opera di Vienna fino alla primavera 2020. Per la verità, il suo nome verrà ufficializzato il 28 giugno. Entro quella data, il sindaco di Milano, nonché presidente del cda della Scala, incontrerà il sovrintendente designato e quello uscente per chiarire il passaggio di testimone. Il successore entra in carica dal 2020, questo è sicuro, ma va stabilito se per i primi due anni sarà al fianco di Pereira il cui mandato scade nel febbraio 2020 benché punti alla proroga: Pereira ha programmato i prossimi tre cartelloni, sono una sua creatura e la reclama. Lo Statuto della Scala è stato modificato per consentire l'affiancamento del nuovo sovrintendente a quello uscente. Questa la teoria. La realtà è quella di un uomo, Pereira, che è decisionista fino all'ultima fibra, lo stile coworking funzionerà soltanto se il coinquilino accetterà il ruolo di spalla. Cosa che Meyer ha sicuramente presente trattandosi di un professionista di lungo corso, sa insomma di che stoffa son fatti i colleghi, chissà se la tipologia di stoffa fa al caso suo.

Meyer, classe 1955, alsaziano, e come Pereira figlio di un diplomatico, è direttore a Vienna dal 2010, ha un lungo passato nel mondo della politica, a capo del dipartimento delle industrie elettroniche ed informatiche nel Ministero dell'industria francese quindi nel Ministero della Cultura. E' stato direttore generale all'Opera di Losanna e Direttore Artistico e Direttore Generale del Teatro degli Champs-Élysées a Parigi. Ha già un piedino in Italia, pur in aree lontane dai riflettori, dal 2018 è presidente di Corso d'Opera a Cortona, ed è presidente della giuria del Concorso e Festival lirico di Portofino Clip5 che verrà lanciato a Milano - coincidenza? - martedì prossimo. Come segnalammo, si aggirava nel foyer della Scala l'ultimo 7 dicembre.

Da tempo, circola una lunga lista di candidati al soglio scaligero. La lista via via è andata assottigliandosi, un po' per decadimento dei tempi, nel senso che alcuni manager nel frattempo sono finiti in teatri più veloci nel risolvere, altri si sono sfilati autonomamente. E' stato il caso di Carlo Fuortes che giorni fa ha riconfermato la sua presenza all'Opera di Roma, del resto, al solo pronunciare il suo nome, alla Scala già si avvertiva odor di guerra. Si è così arrivati a Meyer che fino al tardo pomeriggio di ieri ancora non sapeva della decisione del cda della Scala. Che era spaccato in due. Di qua Francesco Micheli alla guida dei no-Periera, di là Giovanni Bazoli, presidente emerito di Banca Intesa che è socio sostenitore fondatore della Scala, dunque un pro di peso.

Pereira è l'uomo che ha portato i bilanci in pareggio, un abile fundraiser, vive il teatro come una seconda pelle, ha aumentato la produttività, ha completato il ciclo di assunzioni guadagnandosi - così - l'affetto di tanti dipendenti che in questi giorni si sono schierati apertamente parlando di un «modello produttivo virtuoso che pensiamo debba essere confermato». Anche il direttore musicale Riccardo Chailly ha superato la proverbiale ritrosia alle uscite extra-musicali, dichiarando il sostegno al Pereira-bis. I detrattori fanno notare che il teatro ha problemi di riempimento, per cui si ricorre ai ripari con biglietti omaggio e a prezzi superscontati. Non sempre gli spettacoli hanno fatto centro, alcune scelte artistiche erano discutibili. L'aumento di produttività non consentirebbe gli alti standard scaligeri, polemizzano alcuni.

In tutto questo l'affair arabo è stata la spada che ha fatto saltare definitivamente la testa di Pereira. L'Arabia Saudita aveva messo a disposizione della Scala 22 milioni. Vien da dire: bene. Invece no. Ne nacque un caso poiché i soldi provenivano da un Paese scomodo, perché questo avrebbe implicato l'ingresso nel cda dello straniero arabo, e perché Pereira si era mosso senza consultare il cda che punì il frettoloso manager rimandando al mittente l'assegno.

La settimana dopo il gran rifiuto, l'Accademia della Scala accettava invece la collaborazione con Riad dove si stanno gettando le fondamenta di una scuola per danza e canto, e fra le allieve di danza ci sarà pura una fanciulla della casa reale.

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