Cultura e Spettacoli

Con le scene di Wilson sarà un'altra «Poppea»

Con le scene di Wilson sarà un'altra «Poppea»

Chi l'ha visto a Parigi, dove ha debuttato in giugno, assicura che è un allestimento d'una bellezza mozzafiato. Così si preannuncia L'incoronazione di Poppea , opera seicentesca di Claudio Monteverdi e Francesco Cavalli attesa alla Scala da domenica. Nella buca d'orchestra, una garanzia della musica antica come Rinaldo Alessandrini. Fra i cantanti solisti, Leonardo Cortellazzi (Nerone), Miah Persson (Poppea) e Monica Bacelli (Ottavia). La grande firma e attrazione di questa Incoronazione è comunque Robert Wilson, artefice di regia, scene e luci di questo titolo coprodotto dalla Scala e l'Opera di Parigi. Coreografo, pittore, scultore, video artista, Wilson è protagonista assoluto del teatro sperimentale. Texano di nascita (1941), newyorchese di formazione, ma con un tocco italiano data la frequentazione dell'atelier di Paolo Soleri, nei deserti dell'Arizona. Sue opere sono esposte nei musei che contano, MoMA, Louvre, Guggenheim. Ha fatto delle contaminazioni la ragion d'esser della sua arte, costruendo così - da buon americano - il «brand Wilson».

Un brand che dipinge gli intrighi di palazzo d'una opera del Seicento come Incoronazione . Ma che - allo stesso tempo - disegna le scene dello spettacolo di lancio di Cheek to Cheek , l'album della coppia Lady Gaga e Tony Bennett. E lì, si vede Lady Gaga in un'atmosfera di penombra, misteriosa e soprattutto minimal: come piace a Bob Wilson. La popstar è la musa prediletta di Wilson ultima maniera, l'ha fatta sbarcare perfino al Louvre, a pochi passi dalla Gioconda di Leonardo, in un video dove la cantante diventa Marat nel celebre quadro che ne dipinge la morte, quindi Mademoiselle Caroline Rivière nella tela di Ingres. Perché proprio Lady Gaga? «Perché la sua personalità ha tante sfaccettature ed è una grande performer. Posso immaginare ben pochi individui capaci di vestire panni così diversi».

Per Wilson tutto fa leva sulla logica degli opposti. E racconta l'episodio di lui che a 27 anni incontra Marlene Dietrich. «La invitai a cena. Lei accettò. Durante la cena, un uomo le chiese perché fosse così fredda quando recitava. La Dietrich rispose: “Ma lei ha mai sentito la mia voce”? In effetti aveva una voce calda, profonda e sexy. Lei stessa spiegò che il segreto stava nel combinare un volto gelido con una voce suadente». Movimenti raggelati e fuoco nella voce, è il motto di Wilson. E così, sgombera il campo a eventuali critiche sulla sua produzione scaligera. Al debutto di Incoronazione , in Francia, c'è chi ha sollevato riserve sullo stile statuario, l'eleganza euclidea e distanziante che Wilson ha cucito su una storia di sesso e potere, violenza e voluttà. Per dire, Nerone e Poppea non si toccano mai. Possibile? «I cantanti mi hanno chiesto perché sono sempre così distanti. Il principio è come quello di un elastico, più le estremità si allontanano e più cresce la tensione».

Per Wilson vale il principio della sottrazione. Lo ha applicato con la regina del pop ed ora con Poppea, la sovrana audace e scandalosa della Roma che fu. «Molte produzioni sono troppo piene, cariche, per ascoltare la musica devi chiudere gli occhi». E quindi via. Pulizia. Per spiegare il Wilson-pensiero, il regista prende un foglio e disegna due quadrati, uno lo riempie e nell'altro inserisce un puntino. Cosa risulta più evidente, ti chiede fissandoti negli occhi? Risposta, il puntino, isolato nello spazio bianco. E da perfomer, si alza (è monumentale) e mima dei gesti, quelli retorici e ampollosi di cantanti vecchio stile e quelli più asciutti che tanto piacciono a lui. Ok, tutti persuasi, ha ragione lui.

Così dev'essere andata anche con la Lady del pop.

Commenti