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Il segreto della libertà è nel dibattito critico. E non nelle istituzioni

La buona politica assomiglia al metodo scientifico. Come ha spiegato Karl Popper

Il segreto della libertà è nel dibattito critico. E non nelle istituzioni

«Nel campo di coloro che cercano la verità non esiste nessuna autorità umana; e chiunque tenti di fare il magistrato viene travolto dalle risate degli dèi». È questo il messaggio epistemologico di Albert Einstein; lo stesso di quello di Karl Popper: «Tutta la nostra conoscenza rimane fallibile, congetturale. La scienza è fallibile perché la scienza è umana». E ancora: evitare l'errore ammonisce Popper è un ideale meschino; se ci confrontiamo con problemi difficili, è facile che sbaglieremo; l'importante e la cosa più tipicamente umana è apprendere dai nostri errori. L'errore individuato ed eliminato costituisce il debole segnale rosso che ci permette di venire fuori dalla caverna della nostra ignoranza.

La ricerca scientifica ovunque venga praticata ha sempre a che fare con la soluzione di problemi. E per risolvere i problemi abbiamo bisogno di idee. Certo, di idee nuove ce ne sono e ce ne possono essere tante; poche sono, invece, le idee nuove e buone per la soluzione dei problemi. E c'è un'unica via per selezionare le idee buone tra le idee nuove (e vecchie) avanzate in vista della spiegazione di «fatti sorprendenti» questa via consiste nel controllo delle teorie effettuato sulla base delle loro conseguenze osservative. Una teoria è il suo contenuto; il contenuto di una teoria sono le sue conseguenze; per cui, data una ipotesi o teoria, noi ne spremiamo le conseguenze logiche, e controlliamo se queste conseguenze combaciano o meno con quelli che di volta in volta sono i «fatti» che esse spiegano o prevedono. Se una teoria ottiene conferme, essa viene accettata sino a prova contraria; se, invece, qualche sua conseguenza urta con quelli che all'epoca vengono ritenuti (per quanto se ne possa sapere) i «fatti», la teoria viene respinta in quanto mostrata falsa, falsificata. Come sempre: contra factum non valet argumentum nella consapevolezza, però, che i fatti non sono sacri, in quanto un fatto nella scienza è pur sempre una proposizione, un'ipotesi interpretativa di qualche pezzo o aspetto della realtà. E va da sé che ogni autentico controllo di una teoria si risolve in un tentativo di falsificarla. Nella scienza, come nella vita, la prova si ha dove si rischia: dove si rischia di fare fallimento. In effetti, c'è una asimmetria logica tra conferma e smentita di una teoria: miliardi e miliardi di conferme non rendono certa una teoria, un solo fatto contrario logicamente la distrugge. Per questo, siccome non possiamo dimostrare la certezza assoluta di una teoria, anche della meglio consolidata, andiamo a cercarne le crepe, a vedere se è errata e prima scopriamo in essa un errore, tanto prima l'intera comunità è posta nella urgente necessità di inventare e mettere a prova una teoria migliore della precedente, vale a dire una teoria con maggiore potere esplicativo e previsivo.

Robert Oppenheimer: «La fisica va avanti perché non sbaglia mai due volte allo stesso modo». E ancora Popper: «Io penso che questo consapevole atteggiamento critico nei confronti delle proprie idee è l'unica differenza davvero importante tra il metodo di Einstein e quello dell'ameba». Einstein, precisamente come l'ameba, può errare; ma, a differenza dell'ameba, Einstein è stuzzicato dal piacere di trovare un errore nella propria teoria; lo vuole trovare, ne va alla caccia, per eliminarlo il prima possibile. L'ameba muore con la propria teoria errata; Einstein fa morire la teoria al posto suo. Dunque, il metodo di tutta la ricerca scientifica è unico: inciampiamo in qualche problema; proponiamo qualche idea risolutiva; controlliamo i nostri tentativi di soluzione il più severamente possibile; scartiamo le teorie che non resistono alla critica; accettiamo di volta in volta la teoria che, meglio delle altre, resiste ai controlli non togliendo tuttavia l'assedio nei suoi confronti. La conoscenza umana cresce su di un prezioso tesoro degli errori. Alfred North Whitehead: «Il panico dell'errore è la morte del progresso». Ed «esperienza sentenziò Oscar Wilde è il nome che ciascuno di noi dà ai propri errori». E, infine, John Stuart Mill: «Le nostre convinzioni più salde non hanno altra garanzia su cui riposare che un fermo invito a tutto il mondo a dimostrarle infondate». In sintesi, razionale è una persona a cui importa più di imparare che di avere ragione.

Ebbene, il fallibilismo epistemologico vale a dire la consapevolezza che le nostre conoscenze sono e restano smentibili è un fondamentale presupposto del pensiero liberale. Nessuno può presumere di essere in possesso di una verità razionale ed assoluta da imporre agli altri. Razionalmente possiamo soltanto collaborare attraverso la critica alle teorie vigenti e le proposte alternative ad esse per il conseguimento di teorie sempre migliori. L'atteggiamento del liberale scrive Popper è quello di chi è disposto ad ammettere: «Io posso avere torto e tu puoi avere ragione, ma per mezzo di uno sforzo comune possiamo avvicinarci alla verità». Ed ecco Luigi Einaudi: «Il grande merito dei governi liberi in confronto a quelli tirannici sta appunto nel fatto che nei regimi di libertà discussione e azione procedono attraverso il metodo dei tentativi e degli errori. Trial and error è l'emblema della superiorità dei metodi di libertà su quelli di tirannia. Il tiranno non ha dubbi e procede diritto per la sua via; ma la via conduce il paese al disastro». Razionale non è il medico che, per salvare la diagnosi, uccide il paziente; razionale è il medico che, per salvare il paziente, uccide cioè falsifica , elimina le diagnosi una dopo l'altra, finché arriva se ci riesce a quella giusta.

Se io so di essere fallibile e se tu sei consapevole della tua fallibilità, allora se ci sta davvero a cuore risolvere i problemi io aspetterò con ansia le tue alternative e le tue critiche; e tu sarai grato delle mie alternative alle tue proposte e delle mie critiche. Insomma: discuteremo. E la discussione è l'anima della democrazia. Ancora Einaudi: «Nella vita politica la libertà non è garantita dai sistemi elettorali, dal voto universale o ristretto, dalla proporzionale o dal prevalere della maggioranza nel collegio uninominale. Essa esiste perché esiste la possibilità di discussione, della critica. Trial and error; possibilità di tentare e di sbagliare; libertà di critica e di opposizione; ecco le caratteristiche dei regimi liberi». E ciò per la ragione che la verità «non è mai sicura in se stessa, se non in quanto permette al principio opposto di contrastarla e di cercare di dimostrarne il vizio».

Da ultimo, e in accordo con quanto detto, un consiglio o meglio un ammonimento di Richelieu: «Per ben governare bisogna saper ascoltare».

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