Cultura e Spettacoli

La serie "Impeachment" rinvia a giudizio i giudizi sulla Lewinsky

L'autrice Sarah Burgess spiega l'obiettivo della serie visibile dal 19 ottobre su Fox

La serie "Impeachment" rinvia a giudizio i giudizi sulla Lewinsky

Dopo il caso O.J. Simpson e l'assassinio di Gianni Versace, American Crime Story, la serie antologica del potentissimo produttore televisivo Ryan Murphy (lo stesso di Nip/Tuck, Glee e American Horror Story), racconta, nella sua terza stagione, uno scandalo.

Impeachment, in onda su Fox (116, Sky) il martedì alle 21 a partire dal 19 ottobre, riporterà alla memoria dei più grandi, in dieci episodi, il famoso scandalo sessuale che negli anni Novanta coinvolse l'allora presidente Bill Clinton e la stagista Monica Lewinsky. A interpretare Bill Clinton è Clive Owen, Hillary Clinton ha il volto di Eddie Falco, mentre Beanie Feldstein si cala nel ruolo di Monica Lewinsky, ma la storia raccontata nella serie non riguarda tanto il rapporto della stagista con i Clinton, quanto la sua malriposta fiducia nella collega Linda Tripp, interpretata da un volto noto dei lavori di Ryan Murphy: Sarah Paulson.

Sarà infatti l'amicizia, poi tradita, fra le due donne alla base della storia. La prima puntata narra del loro incontro, negli uffici del Pentagono, dove entrambe vengono trasferite per essere allontanate dalla Casa Bianca. La Tripp, prima raccoglierà le confidenze della Lewinsky, poi sarà la «gola profonda» che renderà pubblica la storia.

Sarah Burgess, autrice e showrunner della serie, ha raccontato alla stampa di non essere stata certa di voler raccontare questa storia sino a che non ha trovato un angolo di visuale diverso da quello della narrativa più conosciuta. «Ero poco più di una bambina - spiega - quando successe tutto. Ricordo le notizie al telegiornale, fu uno scandalo grosso, ma naturalmente allora non lo capii. È stato soltanto studiando i documenti per preparare questo progetto che ho capito il punto di vista che avrei voluto dare».

Guardando i filmati di allora, colpisce l'approccio misogino della stampa nell'esposizione dei fatti. «È stato stupefacente per me scoprire il modo in cui i giornali avevano dipinto le protagoniste femminili di questa storia. Per quei giornalisti erano donne sciocche, che sapevano parlare soltanto di diete e vestiti, e che quasi per sbaglio avevano causato una crisi politica senza precedenti», dice la Burgess.

È facile dunque, complici anche i tempi che stiamo vivendo, andare con la serie in senso esattamente opposto a quello, e quindi decidere di affrontare i punti di vista delle protagoniste femminili. Quello di Monica Lewinsky, quello di Linda Tripp e quello di un terzo personaggio, Paula Jones, molestata da Bill Clinton quando questi era Governatore dell'Arkansas. «È il racconto - continua Sarah Burgess - di come la vita di queste tre donne sia cambiata per sempre dopo quello scandalo. E di come quegli avvenimenti non siano affatto diventati di dominio pubblico per la leggerezza di qualcuna di loro. La storia è molto più complicata di così, ci sono molte più tonalità di grigio che di bianco e nero, e noi abbiamo cercato di fare luce sulla verità. Alla fine è una storia in fondo divertente, tutt'altro che nobile, ma profondamente umana».

La serie inizia con l'incontro fra Linda Tripp e Monica Lewinsky fra i grigi cunicoli del Pentagono, scandaglia la loro sbilanciata amicizia, racconta parallelamente il costo sull'equilibrio emotivo di Monica Lewinsky di quella tossica relazione con il presidente degli Stati Uniti, arriva allo scandalo e alla fama, enorme e non voluta, esplosa improvvisamente.

«Ciò che è capitato a Monica Lewinsky ha raggiunto un livello di notorietà impressionante senza che lei avesse la minima volontà di diventare famosa. La gogna mediatica cui fu sottoposta è una diretta derivazione di quella cultura maschilista che risale a secoli prima e che tuttora, ai giorni nostri, seppure in termini differenti da quelli degli anni Novanta, resiste. È una sorta di appetito culturale antico per la distruzione della donna, per la sua sottomissione, per la sua colpevolizzazione».

Hillary Clinton appare nella prima puntata, ma è un'apparizione fugace. Si sentirà molto parlare di lei, ma la si vedrà poco, un po' di più nella seconda parte del racconto. Si mostrerà fredda, professionale, focalizzata. Hillary Clinton, insomma. Sarà anche lei una vittima di quel mondo maschilista, un altro tipo di vittima.

«Ciò che vorrei che gli spettatori vedessero - conclude Burgess - è quanto lontano, o forse quanto poco lontano, la società occidentale è andata nel racconto della donna e della sua verità.

E mi piacerebbe che chi è vecchio abbastanza da ricordare i fatti di allora tanto da essersi fatto un'opinione, avesse con questo racconto l'opportunità di riconsiderare certi giudizi».

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