il Giornale OFF - Teatro

Come smitizzare la tragedia greca

All'Elfo di Milano una versione moderna e brillante delle Rane di Aristofane

Come smitizzare la tragedia greca

Da qualche tempo è in atto la rivalutazione di un maestro di nome Aristofane. Non da parte dei critici, sospettosi nei confronti della commedia attica, ma da parte dei teatranti che han finalmente capito la vis ironica e l'intuito di un artista del suo calibro. Implacabile nel fustigare i massimi sistemi e i massimi rappresentanti della società in cui visse additandoli a noi posteri in una vivisezione che ha dell'impudico e insieme dell'oracolare quando dal palco ci invita all'attenzione prima e al dileggio poi. Tempo fa aveva cominciato Ronconi proprio con Le rane mentre adesso, armati dell'acuto sarcasmo e del superbo afflato che da sempre sono il loro segno distintivo ecco gli artisti del Teatro 2 affrontare il grande testo con una consapevolezza di sapore alfieriano.
Cercando mediante Dioniso, preoccupato di salvare dalla decadenza un genere come la tragedia, di sferrare più di un calcio negli stinchi contro la deplorevole sinecura in cui affonda una repubblica come la nostra. In questo testo che punta il dito sul degenerato pubblico degli intellettuali che da cigni son decaduti a rane, si trascorre dall'al di qua all'al di là quando Dioniso e Xantia penetrano nell'Ade per recuperare Euripide. Che trovano coinvolto in un'accesa disputa con Eschilo sul valore e l'incidenza del verso.
Come agiscono allora gli allegri ragazzi del Teatro 2? Dopo aver affondato i contendenti dentro due scranni che si ribaltano destinando chi li occupa a prodezze da atleti consumati, li incitano per salvare Atene dal declino a fornire il consiglio adatto a scongiurare gli eventi. Che in corner saranno messi in salvo non da Euripide più saccente che intraprendente ma dal vecchio Eschilo. Il quale richiama in causa Sofocle in un delirio di palloncini agiti da un maestro della risata come Gigi Dall'Aglio.
Tutto bene, quindi. Diciamo di sì in piena consapevolezza precisando che secondo noi, ai loro lazzi e alla loro simpatica disinvoltura nello smitizzare i grandi pensatori del passato, si è impadronito Albertazzi. Che porta in giro un eccentrico recital intitolato alla filosofia.

Con tanto di una pretty woman che ha il delicato compito di estrarre, come si fa con la tombola, i numeri corrispondenti a un pensatore di oggi e ad uno di ieri permettendo al deus-ex-machina di intessere più di una variazione sul tema.

Commenti