Cultura e Spettacoli

«Sono diventato sordo ma suono ancora il rock vecchia scuola»

Il mitico compagno di Crosby, Nash e Young incide con il nuovo supergruppo The Rides

Antonio Lodetti

Indomito! Vecchio cavaliere dell'Apocalisse che né la droga, né le mille avventure della vita, né la sordità incipiente riescono a fermare... Stephen Stills (sempre più corpulento) continua a girare il mondo in tournée con David Crosby e Graham Nash (anche se tra loro ultimamente ci sono stati degli attriti per questione di soldi) ma non disdegna di guardare al futuro... E il futuro si chiama The Rides, la nuova superband che Stills ha messo in piedi con Barry Goldberg e con un altro mago della chitarra come Kenny Wayne Shepherd, con cui pubblica l'album molto old school, tra West Coast e rock, Pierced Arrow.

Come mai questo titolo?

«In un certo senso per il titolo mi ha ispirato Neil Young, che scava alle radici per proiettarle nell'attualità. Volevo bilanciare presente e passato anche nell'immagine di copertina così ho messo lo stemma della Pierce Arrow, l'auto che i musicisti usavano negli anni '20 e '30 per viaggiare con gli strumenti legati sul tetto, mentre le star di Hollywood usavano le Duesenberg e macchine come quella».

Vuol significare quindi un ritorno al blues vecchi tempi?

«Il suono dei The Rides raccoglie tutte le mie esperienze passate, il mio dna. Siamo un quintetto ma abbiamo inciso come fossimo una big band».

Lei ha il pallino dei supergruppi...

«Quante battaglie ho combattuto con Crosby e Nash e credo che continueremo a combatterne. Oggi più che mai ci sono battaglie sociali da vivere. Goldberg e Shepherd sono grandi artisti tra i più virtuosi e attivi sulla scena musicale. C'è della chimica positiva tra di noi».

Quali sono le principali differenze tra The Rides e Crosby Stills & Nash?

«Entrambi i gruppi vengono dalla grande tradizione r'n'r americana mischiata con il country e il blues. L'attitudine verso la musica è la stessa: suoni diretti e incisioni quasi dal vivo, brani registrati alla seconda o terza volta, niente lunghe prove. Sempre come fossimo in concerto, così come fanno anche gli Eagles».

C'è un po' di nostalgia nei brani?

«No, guardiamo sempre avanti. Certo non vogliamo imitare tutta quella roba pop che c'è in giro adesso. Abbiamo uno stile caratteristico».

Della moderna tecnologia cosa pensa?

«Per certi versi è fantastica. Purtroppo col tempo sono diventato sordo e i suoni mi provocano dolori lancinanti alle orecchie, ma con un piccolo apparecchio ho risolto tutto. L'album è stato inciso in analogico/digitale/analogico. Le tecniche di registrazione sono moderne, ma per cantare uso un vecchio microfono 44 della Rca, quello che adoperava Frank Sinatra, che è ancora imbattibile per pulizia».

Nell'album c'è un brano che si intitola Virtual World: cosa pensa del mondo virtuale?

«Il mondo virtuale mi incuriosisce ma non voglio diventarne schiavo, anche se io preferisco scrivere che parlare. Posso scrivere storie con un inizio, uno svolgimento e una fine e così scrivo i miei brani. Non è il massimo stare davanti ad un computer aspettando le risposte di qualcuno».

E della musica su internet cosa pensa?

«Il problema è che nessuno viene pagato quando vengono suonati i suoi brani, grazie alla moderna tecnologia, a Napster e a tutto questo laissez-faire. Bisognerebbe trovare un modo per aggirare questo sistema in modo da poter spendere i soldi incassati dal nostro server. Mp3 è terribile; si prende solo il 10 per cento dalla propria musica. Neil Young è sulla strada giusta con il suo Pono, un fantastico sistema digitale inventato da lui, dal suono brillantissimo».

Com'è cambiata la sua voce?

«Uso toni leggermente più bassi. Con Crosby Nash e Young siamo diventati famosi per le armonie vocali anche se le nostre voci erano tutt'altro che perfette. Ho sempre avuto certi toni vocali più bassi del normale ma, come mi disse un grande cantautore come John Sebastian: Fregatene, fa parte del tuo fascino».

Ha abbandonato la schiavitù del whisky?

«Sì, ho passato dei periodi tragici, riuscivo a non dormire ma non a rinunciare al whisky, però me ne sono liberato».

Partirete in tournée?

«Abbiamo dovuto rinunciare ai concerti estivi in Europa per i troppi impegni americani. Ma verremo quest'inverno con The Rides.

Voglio rivedere paesi che ho molto amato come il Nord Italia, la Svizzera e la Germania».

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