Cultura e Spettacoli

Ludovico Einaudi si racconta: "Sono più vicino ai Muse che a Vivaldi"

L'artista presenta il nuovo cd e il tour al via l'1 febbraio: "Il mio disco ha il respiro di un film di Kurosawa"

Il pianista Ludovico Einaudi
Il pianista Ludovico Einaudi

Dopo più di 200 concerti in tutto il mondo e tre anni lontano dalla sala d'incisione, Ludovico Einaudi torna con In a Time Lapse, album rarefatto e ricco di passione che racconta in 14 «capitoli» il tempo e la sua essenza. «In tour la vita è frastornante. Ho letto il libro Walden di Henry David Thoreau, storia di un uomo che si isola per due anni in un bosco, e ho fatto le mie riflessioni sull'esistenza».
Così è nata l'idea del disco?
«Sì, e dall'idea di creare un lavoro non solo di pianoforte ma in cui il piano sia la guida a un percorso d'ascolto variegato in cui ci sono elettronica, archi, echi della Taranta e molto altro».
Qual è il suo messaggio?
«In tempi in cui la musica è sempre più in pillole, vorrei che il mio disco avesse il respiro del romanzo».
C'è qualche scrittore a cui vorrebbe essere paragonato?
«Non ci ho mai pensato, ma potrei paragonare i miei brani anche a una sceneggiatura, per esempio vorrei costruire una trama musicale che avesse la ricchezza di un film di Kurosawa».
Come si definisce stilisticamente?
«Generi e stili lasciano il tempo che trovano. Sul web sono incasellato sotto l'etichetta di musica classica, che rispetto al pop è di nicchia, e nella nicchia è più facile avere visibilità. Comunque sul web se un disco vende è una questione meritocratica».
Quindi rifiuta l'etichetta di musica classica moderna che utilizzano in tanti?
«Dipende cosa si intende per classica. Io intendo la musica di un certo periodo storico; ormai ci sono più affinità tra me e i Muse che tra me e Vivaldi».
Oggi c'è ancora spazio per la ricerca?
«Certo, basta ascoltare Max Richter che ha rinnovato le Quattro stagioni di Vivaldi in un cd molto coraggioso o Agnes Obel che unisce classica, folk europeo e jazz».
E del pop cosa pensa?
«In generale è un periodo molto piatto. Dopo l'ondata del minimalismo di Philip Glass non vedo ancora un cambiamento di rotta decisivo. Nel pop è triste guardare le classifiche. Spesso ai grandi interpreti corrisponde un contenuto deprimente. Altri come i Coldplay, che hanno inciso cd elli e interessanti, per avere maggior visibilità fanno dischi inutili in coppia con Rihanna».
Sanremo?
«Non andrei mai, non per snobismo ma non sarei a mio agio».


Progetti?
«Presto uscirà un album sulla mia esperienza con la Taranta in cui è coinvolto anche Ballake Sissoko».

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