VarsaviaPer la Polonia, Paese dalla storia tragica della quale nazismo e comunismo sono solo gli ultimi capitoli, Fryderyk Chopin, il grandissimo compositore e pianista della cui nascita ricorre quest’anno il bicentenario, è un vero e proprio simbolo nazionale. A causa dell’amore che il musicista nutrì per la sua patria; del dolore che provò per aver dovuto troppo presto abbandonarla (nel 1830, per la Rivolta di Novembre); dell’irrealizzato desiderio di tornarvi; e della tensione lirica e drammatica delle sue composizioni, influenzate anche dalla musica popolare del suo Paese. «L’anno di Chopin sarà l’anno della cultura polacca», dice Bogdan Zdrojewski, il ministro della Cultura del governo di Varsavia. E infatti, in tutto il mondo (Vienna, Berlino, Parigi, San Pietroburgo, Roma... America, Abu Dhabi, Cina, Corea...) si sono svolti e sono in programma oltre duecento fra concerti ed eventi per rendere omaggio «al tesoro più prezioso che noi polacchi abbiamo», sottolinea ancora Zdrojewski.
Fra le celebrazioni bicentenarie del genio del pianoforte, quelle più importanti e suggestive si sono svolte nei giorni scorsi a Varsavia: il 28 Daniel Barenboim ha suonato alla National Philarmonic, e il primo marzo è stato inaugurato il nuovo Chopin Museum, che si aggiunge a quello nella sua città natale ricavato direttamente nella casa di famiglia, a Zelazowa Wola (che è in attesa di un nuovo allestimento). Inoltre, sempre il primo marzo si è svolto il Gran Gala Concert al Teatr Wielki-Polish National Opera, dove si sono esibiti alcuni dei più grandi musicisti internazionali.
Non è un caso che sia stato invitato proprio Barenboim, pianista e direttore argentino, proveniente da una famiglia di ebrei russi, a suonare a Varsavia: «È stata un’emozione grandissima - ha dichiarato a fine concerto -. Le sue melodie evocano il sentire nazionale della Polonia stessa». Barenboim ha saputo rendere magistralmente la tensione romantica di Chopin, e la forza della sua interpretazione non poteva trovare terreno più fertile di quello di Varsavia per essere pienamente accolta. «Intelletto e emozione sono strettamente legati», chiosa il maestro argentino.
E camminare per di Varsavia significa imbattersi continuamente nel nome o in un’immagine di Chopin. E nei bar nulla è più probabile di ascoltare in sottofondo un suo Notturno.
Insomma, per la Polonia il poeta del pianoforte è un mito nel vero senso della parola, è l’icona del sentire comune. Anche per questo, per celebrarlo col massimo dell’affetto e della deferenza, a Palazzo Ostroski è nato un nuovo e particolarissimo museo a lui dedicato, realizzato dagli architetti milanesi dello studio Migliore-Servetto. «Aprire un nuovo museo per Chopin significa anche essere servitori della sua personalità - sostiene Alicja Knast, direttrice della struttura -. Il nostro scopo è quello di comunicare nel modo più diretto possibile la sua forza».
Nel museo si può entrare uno o due per volta; e al momento della prenotazione, obbligatoria, è necessario comunicare i propri dati personali che renderanno possibile una speciale carta magnetica che inserita nelle diverse postazioni darà informazioni «calibrate» per ciascun visitatore, anche per i bambini.

L’ultima sala del museo è anecoica, cioè isolata in modo tale che il suo campo elettromagnetico non è influenzato dai campi generati all’esterno. «Ho insistito molto per farla - spiega Ico Migliore -. Mi sembrava la conclusione più appropriata. È una stanza silenziosa e buia. Il silenzio rappresenta la morte, e allo stesso tempo la purezza del suono».

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