Cultura e Spettacoli

Da Stefania Auci a Daniela Raimondi In classifica trionfa la saga familiare

Un genere letterario che sembrava dimenticato torna con prepotenza

Da Stefania Auci a Daniela Raimondi In classifica trionfa la saga familiare

La letteratura e la sua espressione economica, ovvero il mercato editoriale, hanno i loro corsi e ricorsi. Negli ultimi due anni è tornata in auge, con prepotenza, la saga familiare a sfondo storico. A lanciare questo ritorno è stata Stefania Auci con i suoi Leoni di Sicilia. La saga dei Florio che, a questo punto, considerando le varie edizioni e gli e-book hanno passato le 600mila copie. Un risultato incredibile per un romanzo, che è ancora in classifica. Ora la Nord ha dato alle stampe anche il primo romanzo di Daniela Raimondi: La casa sull'argine. La saga della famiglia Casadio. Non si tratta delle vicende di una famiglia reale, come i Florio, la trama ha più aperture verso una sorta di realismo magico ma padano, anche se il contesto storico è raccontato con precisione e dovizia di particolari. In ogni caso La casa sull'argine è subito arrivato nella Top ten italiana (al momento da 3 settimane). Sul successo della Auci e quello in fieri della Raimondi ci dice Marco Tarò, amministratore di Nord: «Difficile dire perché le saghe familiari abbiano preso di nuovo così piede. Noi abbiamo investito sui Leoni di Sicilia perché lo ritenevamo un libro di qualità. Mi viene da dire che il meccanismo della saga è simile a quello di certe serie televisive, che fanno innamorare il pubblico dei personaggi. Siccome questa è l'epoca delle serie...».

Un genere che la Nord ha azzeccato prima degli altri che però non può diventare un cliché. Sempre Tarò: «Alla fine conta come un romanzo è scritto. Certo, la Auci ha rivitalizzato un genere. Abbiamo capito il potenziale del libro quando, a livello internazionale, HarperCollins, per evitare un'asta dei diritti e aggiudicarselo, ci ha fatto un'offerta che non si poteva rifiutare... Ci abbiamo lavorato ed è andato benissimo. A quel punto abbiamo ricevuto moltissimi testi che potevano essere catalogati nello stesso genere. La nostra responsabile editoriale Cristina Prasso tra questi ne ha trovato uno, secondo noi notevole. Il libro della Raimondi. Però non è affatto un clone di quello della Auci, è diverso per stile. Non è detto che continueremo a pubblicare libri di questo tipo. Il genere conta, però bisogna anche avere l'autore giusto...». E, in effetti, se si finisce nell'automatismo il rischio è quello di fare come quegli editori che hanno sfornato decine di gialli letti da nessuno, partendo dall'assunto che il giallo tira. Quanto alla ricetta che consente di capire se una saga è buona: «Le ricette in letteratura non esistono. Un discrimine di base però esiste. La ricostruzione storica deve essere accurata e precisa. Chi legge deve avere la sensazione anche di imparare qualcosa. Dico anche perché non basta».

È il caso di Daniela Raimondi, l'autrice di La casa sull'argine che il Giornale ha incontrato: «Ho iniziato a scrivere questo romanzo nel 2000 e ho finito 2 anni fa. È stata una gestazione molto lunga, sono anche una persona che ha iniziato a scrivere tardi, a 40 anni. Prima scrivevo bigliettini di Natale (ride, ndr). All'inizio è partito come una storia di famiglia. Credo che sia lo spunto di molti autori. Poi si è trasformato nel corso del tempo, prendendo una piega più fantastica in cui la narrazione di famiglia si è diluita trasformandosi in uno spunto per qualcosa di diverso. Ho iniziato e smesso di scrivere molte volte. Sono passata ai racconti e alla poesia come palestra... Non è semplice gestire un testo di centinaia di pagine con storie intrecciate». E poi si è innestata la ricerca: «Io avevo informazioni sulla mia famiglia che tornavano indietro sino al '900, il romanzo parte invece dalla fine del '700. Ho dovuto studiare molto. Ad esempio la parte relativa alla Prima guerra mondiale in cui Erasmo Casadio scrive dal fronte... Mi sono documentata leggendo le vere lettere dei soldati. Se no sarebbe stato difficilissimo renderla realistica». Quanto al successo del libro: «Sono contenta oltre ogni aspettativa. Il manoscritto aveva girato molte case editrici senza risposta. E sì, è chiaro che se non ci fosse stato il precedente di Stefania Auci sarebbe stato difficile farsi notare. Anche se i romanzi alla fine sono diversi». Anche la Raimondi non ama le ricette e i cliché: «Questo romanzo è così. Il prossimo a cui sto lavorando è di tutt'altro genere».

Ma c'è da scommettere che il successo di questo modello spingerà altri editori a giocare la carta della saga familiare.

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