Cultura e Spettacoli

Storia di Ida, una «tigre» disperata

In scena domenica a Roma il drammatico «La signora Sandokan»

Elena D'Alessandri

Una donna sola con la sua valigia. Un monologo di un'ora, fatto di ricordi tirati fuori uno dopo l'altro, quasi fossero vestiti. Quella donna è Aida, o meglio Ida Peruzzi Salgari, La signora Sandokan. Il monologo è la trasposizione teatrale dell'omonimo racconto di Osvaldo Guerrieri apparso per la prima volta col titolo L'ultimo nastro di Beckett. Gli altri personaggi che prendono vita, tra verità e finzione, sono Carlo Emilio Gadda, Sibilla Aleramo e Samuel Beckett. È il 1911 e nel Regio Manicomio di Torino, dove è stata rinchiusa, Ida apprende del suicidio del marito, che si è dato la morte con un rasoio, non riuscendo a resistere al dolore, rimasto solo con i 4 figli. Ida è una donna semplice, rustica, ma dalle sue parole, inframmezzate da espressioni tipiche del dialetto piemontese, emerge tutto il suo disperato amore per il «capitano». Tra delirio e sprazzi di lucidità, Ida ricorda alcuni momenti della propria vita al fianco del grande scrittore, il trasloco a Torino, il lavoro romanzesco, i tradimenti, la dipendenza dall'alcool. Oscillando tra amore e rabbia, tra esaltazione e dolore, Aida racconta e si dispera nella consapevolezza di dover sopravvivere al suo Emilio. È un ritratto intenso e struggente quello che ci consegna Viola Pornaro, attrice straordinaria che anche in questa occasione ha riconfermato la sua grande forza espressiva dietro l'attenta regia di Francesco Sala quello di una donna messa alla prova dalla vita. Una storia di amore, tradimenti, solitudine. Uno spettacolo delicato e tagliente.

Data unica, domenica 24 settembre al Teatro Marconi di Roma.

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