Cultura e Spettacoli

La superinviata di guerra: «Le mie eroine? Malala e Nujeen in fuga dagli integralisti»

In un libro l'odissea di una giovane profuga siriana in sedia a rotelle

Eleonora Barbieri

Le ragazze di Christina Lamb si chiamano Malala e Nujeen. «Sono una fonte incredibile di ispirazione, hanno una visione molto positiva della vita. Sono coraggiose. E molto impegnate nell'istruzione. Col mio lavoro viaggio in luoghi deprimenti, ma vedo che le donne capiscono che l'unico modo per cambiare le cose è questo, l'istruzione. E che bisogna educare anche i ragazzi, i loro fratelli». Il lavoro di Christina Lamb, inviata di guerra del Sunday Times, una che ha intervistato Augusto Pinochet appena uscita dall'ospedale dopo avere partorito il figlio con un cesareo d'urgenza, da quasi trent'anni è viaggiare per il mondo e raccontare storie. Di guerra, soprattutto: «L'Afghanistan è il mio primo amore» racconta al telefono da Londra; ma ha coperto così tanti conflitti, dall'Angola all'Irak fino alla Libia, che ha vinto cinque volte il titolo di Foreign Correspondent of the Year. E anche di ragazze coraggiose: come nel bestseller Io sono Malala (2013) di cui è co-autrice e come nel nuovo libro, Lo straordinario viaggio di Nujeen, pubblicato da HarperCollins Italia (pagg. 254, euro 14,90, in libreria dal 3 novembre; la Lamb sarà anche ospite a Bookcity, il 20 novembre al Mudec). Storia di una profuga curda siriana di 16 anni che ha attraversato mezza Europa in sedia a rotelle (soffre di paralisi cerebrale e non riesce a camminare), dalla Kobane degli scontri fra l'Isis e i curdi alla Turchia, dalla Grecia all'Ungheria fino alla Germania, dove vive dal settembre del 2015.

«Mi occupavo della crisi dei rifugiati - racconta la Lamb - e cercavo una persona, un volto per raccontare la storia di quello che succede quando perdi la tua casa e devi fare questo viaggio». È così che, in un collegamento video della Bbc, ha visto Nujeen: «Era lì in coda al confine ungherese, nei giorni in cui la frontiera era stata chiusa e parlava in inglese, una lingua che ha imparato grazie alle soap opera, perché in Siria lei aveva sempre vissuto tappata in casa, nel suo appartamento, e aveva imparato tutto grazie alla televisione». Christina Lamb e Nujeen si sono incontrate più volte a Colonia. «Quello che è più strano è che per lei quel viaggio tremendo, oltre seimila chilometri su una sedia a rotelle, qualcosa di incredibilmente scomodo, in realtà è stato come un'avventura: era la prima volta che usciva di casa e all'improvviso prendeva l'autobus, l'aereo, il treno, la barca... Forse lei sperava, sotto sotto, che durasse ancora un po', per raccogliere ancora più fatti e informazioni, la sua passione». Non ha percepito il pericolo? «Solo alla fine, durante la traversata verso la Grecia, col mare agitato. Era lo stesso giorno in cui è morto il piccolo Aylan».

Come Malala, Nujeen è una ragazza che «si diverte, e non è depressa». Così è anche la «vera Malala» che la Lamb ha conosciuto, una ragazza che parla alle Nazioni unite e fa campagna per la scuola e i diritti delle donne e poi in camera sua ascolta Justin Bieber e che, quando Bono l'ha abbracciata su un palco a un evento di Amnesty International, si è infastidita: «Il padre l'ha consolata: Mia cara, posso proteggerti dai talebani, ma non da Bono...». Anche Christina Lamb, come le sue ragazze, è «molto interessata» all'istruzione: «Forse perché sono stata la prima della mia famiglia a frequentare l'università» (prima Oxford, poi Harvard).

La sua prossima meta? «Sto per partire per la Siria».

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