Cultura e Spettacoli

La superstar Bruce Willis soffre di afasia: "Mi ritiro, non posso più fare cinema"

L'attore americano, 67 anni, colpito da una malattia che gli impedisce di recitare

La superstar Bruce Willis soffre di afasia: "Mi ritiro, non posso più fare cinema"

Nel film Il sesto senso riusciva a comunicare anche senza parole. Le usava certo, ma andava ben oltre, spalleggiato da quello straordinario bambino (interpretato da un Haley Joel Osment mostruosamente bravo) che sapeva andare oltre tutti i sensi che i semplici umani usano per vivere.

Ma non è certo stata l'unica volta in cui ha scelto come partner un giovanissimo, Bruce Willis che, per sua stessa ammissione, ha sempre adorato recitare accanto ai più piccoli. Come in La fredda luce del giorno, per fare un altro esempio tra i tanti. Il motivo di questa predilizione, oggi sembra un cinico presagio: da piccolo Bruce era balbuziente. Soffrì di questo disturbo fino ai nove anni, poi salì su un palcoscenico per una recita scolastica, e lì qualcosa scattò. Qualcosa lo guarì quasi inspiegabilmente. E succede spesso di tornare a replicare il punto in cui qualcosa si è rotto, di fermarsi lì, e ripetere all'infinito. Per provare a bonificare, nel corso di tutta l'esistenza, ciò che ci ha più segnati. Per questo, la notizia di ieri, e cioè che Willis si ritirerà dalle scene per un problema di «afasia» (la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio), ci fa pensare a quanto talvolta la vita possa essere circolare nella sua spietatezza. Da un problema di linguaggio ha iniziato, con un problema di linguaggio finisce (come attore), la carriera di Bruce Willis, sessantasettenne. Ex marito di Demi Moore, e padre delle loro tre figlie.

Le voci si erano inseguite, negli ultimi periodi, i fan e lo star system avevano iniziato a nutrire sospetti nei confronti degli ultimi copioni accettati dall'attore. Nulla che fosse davvero più alla sua altezza, nulla che facesse onore alla scelta, quasi spasmodica, che aveva usato in tutti gli anni della sua carriera per scegliere i personaggi da interpretare sul grande schermo. Ieri la conferma, con il ritiro dalle scene, annunciata dalla sua famiglia sui social. Sembra abbia accettato gli ultimi lavori con l'unico scopo di incassare, per potersi curare dalla paradossale malattia che lo ha colpito. La faccia duttile, l'empatia, il mestiere di interpretare: è diventato tutto inutile senza le parole da far uscire da un personaggio. Capacissimo eppure inerme, pieno di talento ma lo stesso incapace. Di dire, di elaborare, di rimandare fuori davanti a una macchina da presa con la quale pure ha saputo amoreggiare divinamente per mezzo secolo. C'è di peggio, ma non c'è nulla di peggio per lui. E per quanti restano cinematograficamente orfani del ghigno di lato con cui ha incorniciato tante battute e delle pagliuzze negli occhi che ha saputo accendere senza nemmeno dover pronunciare battute. Esce di scena, per «afasia» la Hollywood composta e senza scandali. Ha scelto ruoli, chiuso matrimoni, ricominciato matrimoni, assistito alle scelte dei figli senza turbarsi e senza turbare. E non ci aspettavamo che la vita gli offrisse un copione tanto sarcastico da farlo uscire di scena.

Senza parole.

Commenti