Cultura e Spettacoli

«Tanti spettacoli variegati per portare i giovani a teatro»

Maria Lucia Tangorra

La stagione 2017-2018 del Teatro Manzoni di Milano s'inaugura il 2 ottobre con la prima intervista di Manzoni Cultura, di Edoardo Sylos Labini, a Davide Van De Sfroos. Abbiamo incontrato il direttore, Alessandro Arnone, per farci raccontare cosa ci aspetta - e non solo.

Qual è il bilancio della stagione conclusasi?

«Siamo molto soddisfatti. La formula introdotta ormai quattro stagioni fa, di differenziare la programmazione, affiancando alla prosa i cartelloni di cabaret, cultura, extra e family ha funzionato sin dall'inizio. Continua il grande successo degli spettacoli dedicati ai bambini e di quelli dei grandi comici, che registrano sempre il tutto esaurito, portando a teatro un pubblico giovane e poco abituato a frequentare la nostra sala. Si è poi riconfermato il gradimento del cartellone di prosa, sempre più incentrato sulle commedie di autori contemporanei».

Come definirebbe la stagione 2017-'18?

«Varia e attuale, con tematiche legate all'attualità, ai rapporti di coppia, alla famiglia».

Cosa pensa di aver apportato dal 2013?

«Una maggiore apertura verso la città e le sue esigenze di intrattenimento. Ricordo che quando ho assunto l'incarico è apparsa stridente l'idea d'introdurre spettacoli per i più piccoli, ma per me era un aspetto rilevante perché i bambini costituiranno il pubblico teatrale del domani».

A proposito di questo, il Manzoni è un teatro prestigioso, ma visto ancora un pò distante soprattutto dai giovani. Cosa si può fare?

«Credo che la percezione la si possa cambiare avendo pazienza e seminando. Creare delle stagioni parallele alla prosa è stato un modo per avvicinare un nuovo pubblico. Talvolta, anche nell'immaginario di alcuni artisti, chiamati ad esempio per il cabaret, ho riscontrato un timore nel proporre questo tipo di spettacolo alla nostra platea. Bisogna innovare a piccoli passi, senza fare le rivoluzioni».

C'è un episodio OFF del suo percorso?

«Sicuramente sul piano lavorativo ha coinciso con la richiesta di occuparmi di teatro dopo venticinque anni di finanza, ed è stata una svolta di carriera avvenuta a cinquant'anni».

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