Cultura e Spettacoli

Se Giletti si candida a tribuno del popolo

Su La7 Giletti è più libero. E si sta pian piano trasformando da giornalista investigatore a tribuno-portavoce del popolo

Se Giletti si candida a tribuno del popolo

«Non bisogna avere paura della parola populismo. Non bisogna avere paura del popolo». Certo, ha ragione Massimo Giletti, quando sostiene che affrontare i problemi reali della gente dovrebbe essere considerato un titolo di merito e non una offesa. Però, non è detto che tutto quello che esce dalla bocca delle persone comuni sia di per sé un valore.

Insomma, Giletti sta impostando tutta la sua Arena, trasportata da Raiuno a La7, sugli argomenti e i problemi che attanagliano le fasce più disagiate della popolazione e i privilegi della casta politica che tanto le fanno imbufalire. Cosa che, del resto, faceva anche quando andava in onda sull'ammiraglia Rai (ed è il motivo per cui gliel'hanno chiusa). Ma con un accento, con un tono, con una drammaticità superiore a quella della sua arena storica.

Su La7 è più libero, ha più spazio di manovra, del resto la rete di Cairo ha dato spazio per anni al ring di Paragone. Però, per mantenere alto il livello di tensione (e di ascolti) sta forse esagerando nell'esasperazione del temi e anche nell'eccesso di liti nel dibattito in studio. Nonché nel trasformarsi da giornalista investigatore a tribuno-portavoce del popolo. Per ora i dati gli danno ragione: anche domenica scorsa ha veleggiato sul 6,43 per cento, uno share alto per la rete di Cairo. Però, di questo passo, il suo spazio si trasformerà in una sorta di Quinta Colonna o Dalla Vostra parte (che fanno legittimamente il loro lavoro), dove i microfoni sono aperti anche ai più infervorati e livorosi. Ma questo tipo di programmi esistono già, appunto, sulle reti Mediaset. E, a quanto avevamo capito, Giletti era in cerca di una terza via..

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