Cultura e Spettacoli

Un thriller sulla vita del serial killer «Angelo nero»

Stefano Giani

da Cannes

È la guerra, quella filtrata attraverso la paura e quella che dalla paura criminale deriva, a dominare e riunire idealmente lungo un unico filo rosso i film presentati ieri in concorso nella sezione Un certain regard che raccoglie quelle opere capaci di offrire uno sguardo diverso dell'attualità. Obiettivo centrato con due titoli opposti per provenienza e argomento, ma simili nel ritrarre i lineamenti inquietanti del terrore. Mon tissu préféré, versione tradotta dall'arabo di Gaya Jiji, inquadra la Siria del 2011, all'inizio del conflitto che l'avrebbe sconvolta negli anni a seguire. El angel di Luis Ortega è invece una storia vera a tinte noir e thriller, biografia di Carlos Robledo Puch, pluriomicida e rapinatore, da oltre 45 anni nelle prigioni di Buenos Aires e decano dei criminali argentini.

Figlio di onesti genitori che hanno tentato in tutti i modi di raddrizzare quel figlio degenere, Carlitos ha esordito come ladro per poi percorrere tutta la «carriera» della delinquenza in un'escalation che il regista ha reso più leggera grazie al tocco musicale e a una sceneggiatura che mescola il noir dell'emarginazione al giallo dei numerosi delitti agli improvvisati balletti, alla forza di qualche scena comica e alla suspense dei nuovi colpi realizzati con ingenuità e disinvoltura da un bandito dalla faccia d'angelo - da qui il titolo - con l'anagrafe di ragazzino.

La paura argentina si mescola a quella mediorientale descritta da Gaya Jiji con il linguaggio paradossale dell'amore. Una famiglia siriana vuole fuggire dalla guerra civile combinando letteralmente a tavolino un matrimonio fra la figlia e un connazionale stabilitosi negli Stati Uniti da lungo tempo. Quest'ultimo si invaghisce però della sorella minore e la prescelta attraversa una crisi che la porta a fare conoscenza con i nuovi vicini del piano di sopra.

Una donna, apparentemente al di sopra di ogni sospetto, è in realtà la maitresse di un bordello in cui riparano soldati in regresso infantile che si fanno raccontare le favole dalle prostitute e dove si rifugiano le ossessioni.

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