Cultura e Spettacoli

Tonina si commuove ricordando il figlio Marco Pantani: "Lo ha ucciso il ciclismo"

Nell'ultima puntata di Domenica In, l'ospite in studio, Tonina Pantani ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine della morte di suo figlio e della squalifica di quest'ultimo dal Giro d'italia 1999

Tonina si commuove ricordando il figlio Marco Pantani: "Lo ha ucciso il ciclismo"

Nella nuova puntata di Domenica In, trasmessa lo scorso 3 novembre su Rai 1, è apparsa tra gli ospiti in studio Tonina Pantani, la madre di Marco Pantani, il cui corpo fu ritrovato senza vita nel suo appartamento, nel Residence Le Rose di Rimini, il 14 febbraio 2004. "Marco era un grande campione, un grande uomo", ha esordito la conduttrice. E dalla regia è stata trasmesso il primo rvm, contenente le immagini più emozionanti della vita del compianto Marco Pantani. Alla visione delle quali, Tonina non è riuscita a trattenere la commozione in studio. "Se ti fa male vedere questi filmati, io non li mando", ha così rassicurato la Venier l'ospite. Quella di Pantani è la storia di un amore custodito per il ciclismo, la storia di un "pirata" sulle due ruote. Per lo storico centauro la vita aveva senso solo sulla bicicletta. Tutti chiamavano il campione Marco Pantani "il pirata", soprattutto per i suoi segni distintivi, la bandana, l'orecchino sempre in bella vista. Ma la favola del campione del ciclismo italiano andò in frantumi, quando lo stesso, che stava praticamente per vincere il Giro d'Italia 1999, ricevette l'amaro verdetto di un medico spagnolo che decretò la sua squalifica dal ciclismo, perché il suo sangue risultò fuori norma ad un test antidoping.

Marco morì per arresto cardiaco dovuto ad overdose di cocaina, per la cronaca. Così cominciava il dramma della sua famiglia. Da 15 anni la madre combatte per far emergere la verità sul figlio. Tonina, infatti, ancora oggi non crede all'ipotesi del suicidio di Marco. "Io ho tanti dubbi. Sono sempre più convinta che me lo abbiano ucciso. Marco amava troppo la vita. Lui cantava al karaoke in casa fino agli ultimi giorni della sua vita. Era una persona tranquilla. Mi ha dato fastidio che ne dicessero di ogni su di lui. Per distruggere Marco bastava ferirlo nel suo orgoglio. Marco non ha mai accettato quella sua squalifica, perché accusato di doping. Quello era un esame sulla sua salute, non era il test per il doping. Quell'esame era richiesto da una legge voluta dai ciclisti. Perché certi ciclisti correvano con un certa densità del sangue che può causare problemi cardiovascolari". "Per abbassare la densità, basta bere un po' più d'acqua... dico questo perché la sconfitta di Marco partì da lì. Se fosse stato in malafede, non si sarebbe sottoposto al test e avrebbe detto 'no, ho mangiato' per esempio", ha ribattuto Mara Venier.

Tonina sostiene, inoltre, che il valore dell'ematocrito -risultato elevato, ovvero del 52%, l’1% sopra il valore consentito- di Pantani non dipendesse a suo tempo dall'assunzione di sostanze dopanti nel caso di suo figlio. "Inizialmente pensava -Tonina parla di suo figlio- che fosse un altro Marco (Marco Velo, ndr) ad essere stato squalificato, si arrabbiò molto, diede un pugno nel vetro e si tagliò la mano. E in ospedale a Imola fece un secondo esame in cui l’ematocrito era perfettamente nella norma. Quello che mi ha dato più fastidio di questa faccenda è che dopo il ’99 hanno detto di tutto e di più. L’hanno fatto passare per doping, ma quell’esame col doping non c’entrava niente. Marco ha fatto tanti anni di ciclismo e non ha mai avuto una sospensione, un richiamo. Non ha mai fatto scorrettezze, perché farle proprio in quel momento?".

Marco Pantani ferito nell'animo: "Il mio punto di forza era la forza di volontà"

Dalla regia, a Domenica in è stato mandato in onda un esclusivo rvm di un'intervista che Marco rilasciò dopo la sua squalifica e in quella circostanza Marco si disse ferito nel profondo:"La mia coscienza era apposto. Non avevo la possibilità di sottopormi ad un nuovo controllo. Lo ha saputo prima il mondo di me. La cosa che mi ha ferito di più è che quelle persone che mi avevano portato tra le stelle, mi hanno ributtato tra le stalle. Sono ferite più forti di quelli dei miei incidenti. Sono stato ferito nell'animo, nella testa. La mia forza è questa, non sono un super uomo. La mia dote è la determinazione, la volontà. E io sono stato minato in questo. Nella mia forza di volontà. Sono deluso e stanco".

Per Tonina Pantani, il figlio è stato abbandonato a se stesso dal mondo del ciclismo, quindi dalla stessa Federazione ciclistica italiana: "Lo hanno ucciso loro. In tv era il 'dopato d'Italia'. Ha cominciato a fare uso di sostanze stupefacenti dopo la squalifica dal Giro d'Italia. Il ciclismo lo ha ucciso. Nessuno della Federazione ciclistica italiana si è fatto sentire per lui, lo hanno lasciato solo". Tonina non riesce a capacitarsi che -a suo dire- il ciclismo abbia potuto provocare così tanto dolore a suo figlio: "Lui amava le salite, non si fermava mai. Partiva da solo in bicicletta. Io ho visto i suoi sacrifici.

Amava anche divertirsi, come tanti".

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