Cultura e Spettacoli

Toscanini, quella "star" classica che illumina ancora la musica

I suoi concerti furono eventi mondiali e il suo carisma non conobbe ostacoli. In un libro tutta l'arte del Maestro

Toscanini, quella "star" classica che illumina ancora la musica

Quel 29 aprile davanti alla Carnegie Hall c'era un fermento pazzesco, diciamo pure un caos totale, per l'ultimo concerto americano della «star». Il concerto era annunciato a grandi lettere sulla prima pagina del New York Times. Il giorno dello spettacolo c'era la fila al botteghino sin dalle 7,30 del mattino, e la gente chiamava con toni disperati le redazioni dei giornali alla ricerca di biglietti. A una certa ora dovette intervenire la polizia a cavallo per contenere il pubblico che si avvicinava al luogo dell'evento.

L'ultimo concerto della rockstar di turno o, per tornare indietro nel tempo, le scene di isteria dedicate a Glen Miller o Frank Sinatra? Niente di tutto questo, perché gli eventi risalgono al 1936 e si riferiscono a un concerto di musica classica... Ma non a un semplice concerto di musica classica: all'ultimo spettacolo americano del maestro Arturo Toscanini. In programma c'erano pagine di Beethoven e Wagner - gli autori preferiti del maestro - e il grande violinista Jascha Heifetz eseguì il Concerto per violino di Beethoven. La serata fu un trionfo e rappresenta a tutt'oggi uno degli eventi memorabili nella storia della musica classica. Anche all'interno del teatro l'entusiasmo era al massimo. Toscanini stesso fu preso d'assalto dai fotografi che lo accecarono letteralmente con i loro flash. Lui se ne andò stizzito e oltraggiato e non volle più tornare sul palco a raccogliere applausi e ovazioni. Fu Maurice Van Praag, manager della New York Philarmonic Orchestra, ad affrontare l'entusiasmo della sala urlando sopra il vociare entusiastico del pubblico. «Oggi è il giorno più triste da quando - e sono vent'anni - guido l'orchestra. Mr Toscanini è stato praticamente accecato dai flash. Si scusa e mi ha chiesto di dirvi che vi ama tutti». Così dalla distintissima platea partirono bordate di fischi e di «buuuuh» diretti ai fotografi. Anche in questo caso si rischiò la rissa, ma poi si accesero le luci e tutti cominciarono ordinatamente a lasciare la Carnegie Hall e quello storico evento.

Oggi è pazzesco immaginare scene del genere per un concerto di musica classica, ma qui si parla di un mito, di Arturo Toscanini, del quale si celebrano i 150 anni dalla nascita con una lunga serie di eventi nel mondo e con lo splendido libro Toscanini. The Maestro: A Life in Pictures di Marco Capra, con prefazione di Antonio Pappano(edito da Rizzoli e promosso da Salini Impregilo, pagg. 238, euro 50) ricco di foto storiche e inedite, che racconta per immagini la sua gloriosa e avventurosa vita. Toscanini è un mito, non soltanto perché è il più celebre direttore d'orchestra di tutti i tempi, ma anche per il suo impegno civile. Rifiutò sempre di eseguire l'inno fascista prima delle sue esibizioni e durante la guerra preferì stabilirsi negli Stati Uniti. Nel libro troviamo una rara lettera del 1931 in cui il Maestro scrive a Mussolini avvertendolo di essere stato «aggredito e colpito ripetutamente al viso da una masnada inqualificabile» a Bologna. Curiosa anche la lettera inviata da Albert Einstein a Toscanini, in cui il grande scienziato lo prega di prendere a cuore la causa degli ebrei (non a caso Toscanini diresse più volte, gratuitamente, l'Orchestra Sinfonica di Palestina e fu protagonista del film propagandistico Hymn of the Nations). Spesso, eseguendo il verdiano Inno delle Nazioni, il Maestro vi inserì estratti dell'inno nazionale americano e persino dell'Internazionale.

Bei tempi quando il Maestro era direttore della Scala, o quando tenne a battesimo, nel 1896, La bohème (al Regio di Torino) o Manon Lescaut. In occasione della Manon, eseguita nel 1923 alla Scala, il critico del Corriere della Sera sentenziò che l'opera non era fedele all'originale. Alla missiva rispose direttamente Giacomo Puccini scrivendo: «La mia Manon è esattamente la stessa opera di trent'anni fa, solo che ora è stata diretta... da Arturo Toscanini, che dà al compositore la gioia di ascoltare la sua musica illuminata da una gioia che si può soltanto immaginare al momento della composizione, e che non si è mai ascoltata fino ad ora». Epico anche lo scontro fra Toscanini e l'intoccabile tenore Francesco Tamagno per l'esecuzione di Otello alla Scala nel 1900. I due si recarono direttamente da Verdi, il quale diede ragione a Toscanini, complimentandosi per il suo acume e la sua memoria. Tamagno abbandonò il teatro maledicendo il tenore e il direttore..

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