Cultura e Spettacoli

Tossico, narciso, razzista L'artista del bisturi che cambiò la chirurgia

Clive Owen è Thackery autore di ardite operazioni col debole per gli eccessi: "Un uomo difficile, sempre in guerra con Dio"

Tossico, narciso, razzista L'artista del bisturi che cambiò la chirurgia

Decolla il festival del cinema di Roma, ma sulle ali della tv. Al secondo giorno, folla per The Knick , dramma ospedaliero firmato dal regista premio Oscar Steven Soderbergh (Oscar per Traffic e Palma d'Oro a Cannes per Sesso, bugie e videotape ), che dirige 10 episodi d'una serie Hbo di notevole impatto visivo: addomi squarciati, suture revulsive, disperati drenaggi e sangue nero ripresi con la telecamera a spalla, per meglio fornire i dettagli anatomici di ardite operazioni in epoca vittoriana, a New York. Ora in programmazione sull'emittente Usa Cinemax, The Knick , abbreviazione del novecentesco Knickerbocker Hospital dove tutto si svolge, approderà su Sky Atlantic HD dall'11 novembre. Il fatto è che il mago del bisturi, qui, è il dottor John W.Thackery, cocainomane razzista e arrogante, magistralmente interpretato da Clive Owen, che sfoggia folti baffoni da medico serio. Così serio che, per meglio reggere la pressione tremenda del dover operare in un teatro chirurgico, aperto agli studenti di medicina, che bevono le sue parole mentre lui asporta intestini, o inventa brillanti soluzioni estemporanee per salvare la vita a un paziente, il bravo chirurgo s'inietta cocaina liquida tra le dita dei piedi. È l'unica parte del suo corpo, che ancora non collassa. A parte il pene sul quale un'ingenua infermierina del Knick (Eve Hewson) dovrà praticare un'iniezione, se vuole riportarlo in sala operatoria. Intanto, incalza la martellante colonna sonora da thriller medico: più il bravo chirurgo «si fa», più diventa veloce. «Quando ho letto la sceneggiatura, ho accettato di corsa l'invito di Soderbergh: con lui tutto accade molto rapidamente. Quando gira a passo di carica devi sforzarti di reggere la sua marcia, però è un maestro, un genio complesso che t'invoglia a raccogliere le sue sfide», dice l'attore inglese Clive Owen, nomination all'Oscar per Closer (2004), dov'era dermatologo e apprezzato protagonista, di recente, del noir Sin City .

Di persona, Clive, 49 anni, appare più bello che sullo schermo e, nonostante i lineamenti spessi di chi viene della classe operaia - è il quarto di cinque fratelli, cresciuti dalla mamma single di ritorno: il padre Jess, un cantante folk, se ne andò che lui aveva tre anni -, promana elegante virilità nel completo scuro. «Steven è un perfezionista: ha fatto ricerche accurate per raccontare la vita del celebre chirurgo americano William Halstead e tutto ciò che vedete proviene da storie vere», puntualizza la star, ieri sul tappeto rosso. Così, apprendiamo che le équipes chirurgiche, all'epoca, operavano senza guanti e senza mascherina. Di antibiotici, neanche a parlarne.

Il dottor Thackery, tutto casa, bordello e Knick, si sposta su carrozze a cavallo, nella polverosa New York d'inizio secolo e ha in mente solo quello: salvare la vita ai suoi pazienti, alzando l'asticella del progresso scientifico a proprie spese. Tra l'altro, fondendo per conto suo i ferri del mestiere: il suicidio del suo mentore, l'esperto dottor Jules Christiansen, gli ha lasciato un'enorme carico di responsabilità. «Il mio dottore è orribile, un brutto soggetto narcisista, se vogliamo. Ma c'è qualcosa di eccezionale in lui: è un cattivo ragazzo, con una mente brillante», così giudica Clive il proprio personaggio, che nel corso delle puntate subirà qualche trasformazione: da razzista, che non vuole avere sotto la tenda del proprio circo il promettente dottore afroamericano Algernon Edwards (André Holland), capirà la bravura del collega formatosi in Europa, al di là dei pregiudizi. «Era così, in epoca vittoriana: la più parte dei pazienti, non si faceva toccare da medici neri», puntualizza Owen, che personalmente non ha consuetudine con il genere «medical drama», in voga nelle tv americane già nei Cinquanta. «Il mio unico eroe è il calcio», scherza lui, sposato con un'ex-attrice di teatro, dalla quale ha avuto due figlie.

Impeccabile quando indossa il camice bianco, dopo aver immerso le braccia, fino ai gomiti, in un catino di smalto, dove anche gli altri colleghi si laveranno, dopo di lui, il suo dottor Thackery è «un uomo che fa la guerra a Dio».

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