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Traumi e fobie: è l'adolescenza che scolpisce il nostro cervello

L'età più delicata della vita è una transizione psicologica ma anche neurobiologica: ecco come tutelare i nostri figli

Traumi e fobie: è l'adolescenza che scolpisce il nostro cervello

L'adolescenza è un periodo della vita umana assolutamente peculiare. Da sempre grandi autori hanno espresso massime fulminanti sugli anni della gioventù: Conrad le attribuiva «momenti di noia, di stanchezza, di insoddisfazione. Momenti precipitosi». Hugo la riconosceva come «la più delicata delle transizioni».

Nel nostro lavoro abbiamo incontrato numerosi ragazzi e famiglie di adolescenti e in ogni singola situazione abbiamo potuto rilevare le contraddizioni e le ricchezze di questo periodo. L'adolescenza rappresenta un periodo complesso, a volte contraddittorio. Un periodo che coniuga potenzialità e fragilità, grandi slanci e grandi chiusure, felicità e tristezza. Un periodo di passaggio che definisce il modo in cui si diviene uomini e donne adulti (dal latino adultus, «cresciuto»). Un periodo fondamentale per costruire il futuro.

Almeno due aspetti sono centrali per effettuare un ragionamento inclusivo su questo periodo. Il primo deriva dal riconoscimento che l'adolescenza non è esclusivamente una transizione psicologica ma una transizione neurobiologica. In adolescenza il cervello umano è sottoposto a numerose trasformazioni, indispensabili per acquisire la forma di cervello adulto. Sottolineare questo dato, ormai riconosciuto da una vastissima letteratura scientifica, significa riconoscere che l'adolescenza, anche da un punto di vista neurobiologico, risente degli stimoli a cui è esposta e a cui si espone. Seppure l'individuo non sia una tabula rasa, ma abbia caratteristiche ben definite già alla nascita e visibili nell'infanzia, è in adolescenza che si affinano le caratteristiche, che si orientano le competenze, che, con il celebre verso di Pindaro, si diviene ciò che si è. E tutto questo viene «scritto» nelle mappe neurali del nostro cervello, attraverso una complessa opera di cablatura secondo il detto «ciò che fai in questi anni ti plasma».

Il secondo aspetto riguarda direttamente il primo e la nostra esperienza clinica. Come tutti i periodi di grandi cambiamenti vi è, insito nel percorso di sviluppo, un rischio: tutte le transizioni possono «andare male» e non portare ai risultati attesi. Molti fattori possono intervenire nel percorso di sviluppo e alterarne la traiettoria evolutiva: esperienze, fallimenti, traumi. Quindi, oltre ad essere un periodo in cui le competenze si costruiscono, l'adolescenza rappresenta un periodo finestra fondamentale in cui queste stesse competenze possono purtroppo essere disgregate.

Questi due aspetti sottolineano la necessità di tutelare gli anni dell'adolescenza al fine di favorire un accesso fecondo all'età adulta. Il verbo tutelare, volutamente intenso, esplicita la necessità di permettere ai giovani di vivere in contesti ricchi di stimoli positivi e di esporsi solo marginalmente a fattori «tossici», ma allo stesso tempo anche di intervenire precocemente se le cose dovessero prendere «una cattiva piega».

L'adolescenza non è una malattia, tutt'altro. Ma in adolescenza la malattia può presentarsi e merita un intervento adeguato. I dati epidemiologici ci dicono ad esempio che è nel periodo adolescenziale che esordiscono gran parte delle patologie psichiche, condizioni che rischiano, se non correttamente trattate, di influenzare significativamente il percorso di vita. Ed è dunque importante poter discriminare tra segni indicativi di un possibile esordio di psicopatologia e segni che invece sono parte del fisiologico percorso adolescenziale.

A partire dalla fisiologia, è necessario andare a dare uno sguardo alle peculiarità neurobiologiche e psicologiche che caratterizzano lo sviluppo adolescenziale. Alcune delle manifestazioni che più spesso correliamo agli adolescenti, compresi i loro comportamenti «poco ragionevoli», derivano direttamente dalle profonde trasformazioni che avvengono in questo periodo, e risulta quindi indispensabile partire dalle modificazioni delle varie aree del cervello e delle sue competenze per capire il ruolo, fondamentale, che l'adolescenza svolge nel percorso di definizione dell'identità personale.

Centrale è il poco frequentato ambito della psicopatologia dell'adolescenza, con alcune condizioni cliniche di frequente riscontro. Si devono approfondire aspetti relativi ai disturbi del sonno (vera e propria tutela della salute psichica in questa fascia d'età), ai disturbi d'ansia e affettivi, alle dipendenze. Sono inoltre da affrontare tematiche spinose come l'autolesionismo e il pensiero di morte oltre ad aspetti meno noti in questo periodo della vita come i disturbi autistici ad alto funzionamento e il disturbo iperattivo/disattento.

Infine, il trattamento e il ruolo della famiglia nel riconoscimento e nella gestione di queste condizioni. Come scriveva Philippet Jeammet, in adolescenza non si può rischiare di individualizzare eccessivamente la sofferenza psichica, perché viene a definirsi uno «spazio psichico allargato» che coinvolge e interroga gli adulti. Gli adulti non si possono sottrarre alla sofferenza dei più giovani poiché il legame è sempre asimmetrico e il ruolo di adulto prevede una presa di responsabilità. Questa responsabilità, però, prevede consapevolezza e conoscenza: bisogna porsi di fronte alle manifestazioni cliniche dell'adolescente con maggiori competenze, per aiutarli a navigare in acque che spesso paiono molto tempestose.

di Claudio Mencacci,
Past President della Società italiana di Psichiatria

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