Cultura e Spettacoli

Da Trump al Vietnam: la sottile linea rossa della politica alla Mostra

Tanti film affrontano argomenti come l'Isis o il sovranismo. Con molte donne protagoniste

Da Trump al Vietnam: la sottile linea rossa della politica alla Mostra

Che cosa resterà della edizione numero 75 della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica prima ancora che inizi, stasera con il Leone d'Oro a Vanessa Redgrave e il film d'apertura The First Man con Ryan Gosling nella tuta dell'astronauta Neil Armstrong? Sicuramente la politica, il filo rosso che Alberto Barbera, il più longevo direttore della storia lagunare, ha teso tra le varie sezioni nel tentativo di rispondere alla bella domanda del titolo del film di Roberto Minervini (in concorso) sui rigurgiti del razzismo in America: Che fare quando il mondo è in fiamme?

Un abbecedario forse ci può aiutare nell'ardua impresa.

A appunto come America

E come American Dharma in cui il grande documentarista Errol Morris fa nascere un'animata e animosa riflessione dagli ideali diversi di due menti tanto distanti, quanto brillanti, incontrando l'ex compagno di università e consigliere di Trump, Steve Bannon. Ossia l'ideologo del sovranismo americano che ha detto di aver convinto Salvini ad allearsi con i Cinque Stelle. Ma Trump è presente anche in Monrovia, Indiana, viaggio del cineasta Frederick Wiseman nella provincia americana più lontana e profonda ma decisiva per la nomina del presidente degli Stati Uniti.

C come cronaca

Come Cucchi. Con gli ultimi giorni di vita di Stefano in custodia cautelare (il destino cinico e baro delle parole) da parte dello Stato. Alessandro Borghi, «madrino» della Mostra lo scorso anno (quest'anno è Michele Riondino), è dimagrito 18 chili per trasformarsi nello sfortunato protagonista di Sulla mia pelle di Alessio Cremonini difeso, da morto, dalla sorella interpretata da Jasmine Trinca.

D come donne

Il direttore Barbera è stato messo in croce perché c'è una sola regista in concorso. Ma le donne - politica del reale - sono le vere protagoniste di tanti film. Anche di storie controverse come quelle delle ragazze di Charles Manson che si sono lasciate plasmare dal fascino omicida del mostro raccontate in Charlie Says di Mary Harron.

I come Isis

Girato da due reporter italiani, Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi, ISIS, TOMORROW. The lost souls of Mosul ripercorre i lunghi mesi della guerra in Irak attraverso le voci dei figli dei miliziani addestrati a diventare kamikaze. Mentre The Day I Lost My Shadow di Soudade Kaadan è un film sulla condizione femminile in Siria.

G come Gaza e Gerusalemme

Il grande regista israeliano Amos Gitai è presente al Lido con due film, nel primo A Letter To Gaza rende omaggio ad Albert Camus esplorando il ritorno ai villaggi palestinesi, nel secondo A Tramway in Jerusalem sale sulla linea del tram che collega vari quartieri di Gerusalemme dove si incontrano passeggeri molto diversi tra loro, metafora di una città divisa.

K come Kennedy

The Mountain di Rick Alverson ispirato alla vera storia del medico che negli anni 50 eseguì con pessimi risultati una lobotomia su Rosemary Kennedy, la figlia di Joseph Kennedy, deciso a reprimere la sua sessualità troppo libera e l'instabilità emotiva.

M come Mujica

Ossia El Pepe, una vida suprema il film di Emir Kusturica sulla vita dell'ex presidente dell'Uruguay che è anche protagonista - in odor di agiografia - di La noche de 12 años di Álvaro Brechner che ci riporta nel paese sudamericano sotto la dittatura militare nel 1972 con la storia vera di tre uomini, Pepe Mujica appunto, l'ex ministro della Difesa Eleuterio Fernández Huidobro, e il giornalista e scrittore Mauricio Rosencof, arrestati e tenuti prigionieri per 12 anni.

P come Pessoa

Il banchiere anarchico di Giulio Base, dall'omonimo racconto di Fernando Pessoa, mette in scena un dialogo platonico tra un ricchissimo banchiere (lo stesso regista) e una sua vecchia conoscenza (Paolo Fosso) mostrando come il dio denaro trasformi pure un anarchico in un plutocrate. Attualissimo.

S come Stalin

In Process il regista Sergei Loznitsa che due anni fa aveva portato al Lido il capolavoro Austerlitz mette in scena, attraverso filmati inediti, un processo staliniano del 1931 in cui un gruppo di economisti e ingegneri di alto rango viene processato per aver pianificato un colpo di Stato contro il governo sovietico in accordo con il primo ministro francese, Raymond Poincaré.

U come Utoya

L'isola norvegese teatro della strage operata dal giovane estremista Breivik. In 22 July di Paul Greengrass viene prima raccontato il giorno in cui nel 2011 furono uccise 77 persone e poi il processo.

V come Vietnam

Wilma Labate in Arrivederci Saigon racconta la curiosa storia di una band di ragazze della provincia «rossa» toscana, Le Stars, che nel 68 si ritrova a suonare in Vietnam per gli americani in guerra contro i Vietcong.

Al ritorno in paese trovano l'ostracismo dei compagni della sezione del Pci perché, per chi ha suonato per gli «yankees», non c'è nessuna pietà.

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