Cultura e Spettacoli

Va in scena la sfida finale tra l'immortale e Genny

Presentato ieri l'epilogo della serie che ha rilanciato (tra le polemiche) le sorti delle produzioni italiane

Va in scena la sfida finale tra l'immortale e Genny

È la sfida finale tra Ciro e Genny. Ed è la sfida finale di Gomorra al mondo della produzione televisiva. Quella che va in onda da venerdì su Sky (e in streaming su Now) non è solo la quinta e ultima stagione di una serie, ma la conclusione di un'epoca, di un prodotto che ha cambiato la storia della serialità italiana e che ha lanciato un modello esportabile all'estero. Ma, che nello stesso tempo, è stato al centro di un acceso dibattito, di critiche e di polemiche. Come tra i due protagonisti Ciro e Genny c'è un rapporto vischioso e sanguigno di odio/amore, così la serie piace o viene disprezzata. Attaccata da alcuni sindaci (De Magistris), politici e magistrati (come Gratteri e De Raho) per l'immagine negativa che dà di Napoli, è stata classificata dal New York Times al quinto posto tra le produzioni non americane più importanti del decennio 2010/2020.

In qualsiasi caso, è tempo di bilanci per la serie cominciata nel 2014, per i suoi produttori e per gli attori radunati ieri al Teatro Brancaccio di Roma. Intanto, cominciamo col ricordare che in quest'ultima stagione si scopre, anzi lo scopre il boss Genny Savastano con grande sconcerto, che Ciro, l'eterno amico e rivale, non è morto sotto i suoi colpi di pistola, ma è vivo e rifugiato in Lettonia. Tra i due si gioca la partita finale cominciata da ragazzini per conquistarsi la fiducia del boss capostipite Savastano (l'uno figlio di sangue, l'altro di adozione) fatta di un amore quasi carnale e, nel contempo, di una rivalità feroce. Il tutto condito nella guerra infinita tra i clan di Napoli per conquistare il potere e il controllo sui traffici della città. Violenza, morti ammazzati, spaccio, odio, ferocia, come in tutte le altre stagioni, grondano ad ogni sequenza. Ed è questa l'accusa principale che, in questi anni, è stata rivolta alla serie e riemersa anche ieri nella conferenza di bilancio: si vede solo il Male e lo Stato è completamente assente. Ci prova Roberto Saviano, autore del best seller e anche della serie, a difendere, ancora una volta, la scelta: «Noi ci siamo messi dal punto di vista dei criminali non per subirne la malia, al contrario per smontarla. Nessuno è diventato delinquente perché ha visto Gomorra. Con la comprensione e la conoscenza di un fenomeno si fa un servizio al pubblico e si accende un faro su una situazione di devastazione. Raccontare Scampia vuol dire far conoscere le periferie di altre metropoli, da Parigi a Città del Messico». E aggiunge: «Non c'è esaltazione dei personaggi. Il sottotesto è che tutti sono degli sconfitti in partenza, ognuno di loro vive sapendo che prima o poi morirà ammazzato, aspetta solo di sapere come e quando. E anche quando vincono restano comunque dei disperati. Lo spettatore sa che non c'è via di fuga, non c'è l'eroe in cui riconoscersi». Il produttore Riccardo Tozzi della casa di produzione Cattleya, invece, sottolinea: «Non è vero che lo Stato è completamente assente, si vede l'intervento della Polizia nelle retate e negli arresti. Mancano invece la scuola e il lavoro, unici modi per salvarsi». Sbotta Marco D'Amore (Ciro) che è anche regista di alcuni episodi (i primi cinque e il nono): «Andate un mese a Scampia e poi capirete che quello che raccontiamo è molto, ma molto di meno di quello che succede. Anche adesso a Napoli è in corso una faida tra clan di cui si parla poco».

Quello che spiace a tutti, autori, attori e produttori è spegnere questo faro di luce sulla delinquenza in città. Allora perché decidere di mettere un punto? «Perché è meglio morire da vivi - spiega Tozzi -. Meglio rinunciare a qualcosa sul fronte del business mantenendo l'energia narrativa al massimo piuttosto che produrre qualcosa di deludente».

Restano per attori passati da sconosciuti a fenomeni internazionali ricordi indimenticabili. Salvatore Esposito (Genny) racconta: «Quando ho incontrato Maradona, lui ha detto a me Che onore conoscerti». E, per dare una parola di speranza, scivola su uno spoiler: «Vedrete che in un modo o nell'altro in questa stagione vincerà l'amore».

Come? Si vedrà.

Commenti