Cultura e Spettacoli

"Il vero fine delle élite è abolire ogni differenza"

L'analisi di Berth (1875-1939) sembra toccare tutti i nodi centrali del dibattito attuale...

"Il vero fine delle élite è abolire ogni differenza"

Quali sono, in effetti, le caratteristiche dello Stato democratico moderno? Si tratta di uno Stato astratto, centralizzato, pacifista; è uno Stato che, abdicando alle funzioni proprie dello Stato, funzioni che sono tutte relative alla sua natura bellica (esercito, diplomazia, giustizia), si arroga funzioni a lui estranee e da parassita, quelle funzioni economiche e amministrative delle quali d'altronde si occupa molto male; dovrebbe invece lasciarle all'autonomia della società civile. In poche parole, è uno Stato che da guerresco è diventato pacifista, da politico, economico, per una sovversione anormale.

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Ebbene, lo si conosce adesso, l'Intellettuale? Lo vedete, questo mostro senza viscere, questo anacoreta dell'Idea pura, questa Astrazione fatta Uomo? Abbiamo proprio il rappresentante di questa aristocrazia intellettuale che è la più dura, la più feroce e la più cinica delle aristocrazie, perché ha per il popolo un disprezzo trascendentale. Capite: il popolo, le donne, i bambini, tutto ciò è carne, sensi, divenire, movimento. Tutto ciò bruca e striscia, non pensa, non sale dal suo essere all'Idea del suo essere; di conseguenza, tutto ciò non esiste nel cielo dei concetti immutabili. Il signor Benda non ci nasconde d'altronde il suo sdegno: parla con un indefinibile smorfia in bocca di coloro «che disprezzano l'idea chiara e dei quali la filosofia patetica non farà che crescere nel cielo democratico». Cristiani, professori di estasi pascaliana, filosofi dell'intuizione, bergsoniani, democratici tutti costoro, per il nostro intellettuale aristocratico, poiché non hanno il culto dell'Idea chiara e distinta, non esistono, fanno parte della folla brulicante e sempre in movimento ; è uno scandalo continuo per il nostro fachiro perso nella contemplazione del suo ombelico intellettuale!

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La libertà è sempre stata detestata dai dogmatici sociali, dagli intellettualisti, da tutti coloro che sognano di fissare la società in forme statiche e che non tollerano altra libertà se non quella del bene il bene decretato dal loro dispotismo illuminato. Tutta questa gente, fanatici dell'unità, sopporta male l'inevitabile varietà degli esseri e delle cose; vorrebbe riassorbire il tutto nell'Uno. In effetti, perché le patrie? Perché lingue diverse? Perché le classi? Perché i sessi? Perché non una sola umanità, una sola lingua, un solo sesso, un'associazione unica senza guerre, senza antagonismi, senza lotte, nella benevola pace di un idillio eterno? Tutto dovrebbe essere intercambiabile, le razze, le patrie, le classi, i sessi. Ma eccola, la libertà, cioè la capacità di inventare il nuovo, di aprire delle strade al di fuori dei sentieri battuti, di aprire nuovi orizzonti, di errare, anche, di cadere, di inciampare, così come di salire e di camminare dritto. Se non parliamo ancora tutti l'esperanto è perché malauguratamente siamo esseri liberi, e in quanto liberi abbiamo bisogno di lingue diverse con le quali esprimere la diversità dei nostri animi nazionali. Se non formiamo ancora una sola umanità, è sempre perché siamo liberi e le patrie, come le ha magnificamente definite Georges Valois, sono «le forme diverse dell'esperienza umana». Se non vogliamo farci assorbire totalmente dallo Stato, è ancora e sempre perché siamo liberi, e in quanto liberi formiamo classi diverse, irriducibili all'uniformità statale. Per lo stesso motivo ci sono due sessi, e se questa dualità è irriducibile a qualunque femminismo di questo mondo è ancora perché siamo liberi e la diversità sessuale è necessaria alla formazione di una coppia coniugale, organo della Giustizia. Quindi, sempre e ovunque libertà, «questo grande giudice e arbitro sovrano dei destini umani», come l'ha definita Proudhon.

La cosa curiosa è che questo mondo moderno, tanto assetato di libertà, e che effettivamente ha fatto esplodere in ambito industriale e in quello delle macchine utensili una genialità prodigiosa tale che, come dice Marx, le piramidi egiziane, gli acquedotti romani e le cattedrali gotiche a confronto sono delle meraviglie infantili questo mondo moderno, in campo morale, nega la libertà, afferma il determinismo e il materialismo, sostituisce alla responsabilità individuale il dogma della responsabilità civile, che è la negazione pura e semplice della morale.

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