Cultura e Spettacoli

Un vero spettacolo John Wick braccato

di Chad Stahelski con Keanu Reeves, Halle Berry, Laurence Fishburne, Asia K. Dillon,

Quasi impossibile tenere i conti di quanti morti faccia questo terzo capitolo della saga di John Wick. Noi ci abbiamo provato e, cadavere più cadavere meno, ne abbiamo calcolati ben 164 in 124 minuti di film; ovvero, 1,33 defunti ogni giro di lancetta della pellicola. Ovvio che con un simile conteggio, la trama si trasformi in un pretesto per dare il là a scontri, sparatorie, corpi a corpo. Il pregio, con un simile conteggio presentato all'incasso, è che questo terzo capitolo sia uno dei migliori action prodotti negli ultimi anni. John Wick 3 è, in alcuni momenti, davvero grandioso. Ci sono alcune scene d'azione così incredibili che ti chiedi come abbia fatto il regista, Chad Stahelski, a ottenere un simile risultato.

Almeno tre di queste sono destinate ad entrare nella storia del genere. Una, in particolare, con i cani, che coinvolge, oltre al protagonista Keanu Reeves, anche una brillante Halle Berry, ti lascia letteralmente senza fiato. Così come un incredibile duello con i coltelli che coinvolge, quasi all'inizio, il nostro eroe braccato. Sì, perché, se vi ricordate, il precedente episodio si era chiuso con il killer John Wick che aveva fatto fuori, in territorio protetto, cioè all'interno dell'Hotel Continental, Santino D'Antonio, ovvero Riccardo Scamarcio. Inevitabile, quindi, che, da quel momento, la taglia su di lui sia cresciuta in maniera esponenziale, scatenando un esercito di sicari che non vede l'ora di fargli la pelle e intascare l'obolo.

Due ore così. Lui che cerca aiuto (a volte lo trova, altre no) tra un assalto e l'altro. Con finale che fa presagire un John Wick 4. Reeves sembra l'incarnazione degli eroi romantici anni Ottanta, quelli portati sullo schermo da gente come Van Damme, che passavano attraverso ogni tipo di attacchi, ergendosi, in piedi, feriti e laceri, ma con lo sguardo fiero di chi ce l'ha fatta. Ecco, la saga di JW, tra ironia e fumetto, testosteroni e coreografie, è l'evoluzione moderna di quel tipo di cinema. A dimostrazione che, nonostante gli anni, un certo tipo di action, con il piede fisso sull'acceleratore, è duro a morire.

Adesso, aspettiamo con impazienza anche il quarto tempo.

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